Era sabato 5 ottobre 2019, dopo lo sgombero violento dell’area più povera del Balon. Una straccivendola non accettò l’esilio e all’alba spostò un cassonetto in mezzo alla strada, accanto al ponte Carpanini di Borgo Dora. L’accenno di barricata diede coraggio ad altri venditori e nacque un mercato dissidente che costrinse le forze dell’ordine a nuovi interventi con scudi e manganelli. Sono passati cinque anni soltanto, eppure sembra un’era. Oggi i cassonetti non esistono più in strada perché è cambiato il sistema di raccolta dei rifiuti. Oltre il greto sorge il cantiere del nuovo The Social Hub e il presidente di circoscrizione Deri ha ordinato di divellere le panchine lungo un tratto di sponda fluviale. Fioriere e rastrelliere per bici sono state installate per disturbare le soste notturne di chi non ha casa. La municipale ha cercato per settimane di chiudere l’accesso alle sedute in legno del ponte Carpanini: stendevano invano illegittimi nastri rossi e bianchi. Una fondazione filantropica gestisce un giardino recintato e partecipa, insieme a tutti i raccattatori di briciole del terzo settore, a progetti europei per la sicurezza lungo il fiume. Le ronde di militari e poliziotti battono la zona per mettere in scena uno spettacolo securitario. Si respira un’aria di ostilità verso chi non aderisce ai progetti consumistici previsti per il quartiere e proprio le gradinate del ponte Carpanini sono uno degli ultimi luoghi in cui poter sostare liberamente, e senza l’orizzonte d’un cancello che delimita un’area pubblica.
L’ultimo agosto due consiglieri di circoscrizione della Lega (Daniela Rodia e Daniele Moiso) hanno presentato una mozione con questo titolo: “Abolizione scalinata Ponte Carpanini”. Riporto il testo: “PREMESSO che negli ultimi anni sono molteplici gli episodi di aggressioni, risse e danneggiamenti riportati dalla cronaca nera cittadina che si consumano nel tratto di strada di Lungo Dora Napoli / Corso Giulio Cesare PRESO ATTO che nonostante l’approvazione di svariati documenti presentati da codesto gruppo politico ma anche da altre forze politiche e da noi votati CONSIDERATO che nonostante le scelte politiche messe in campo in questi anni sembra chiaro che la situazione sul tratto Lungo Dora Napoli / Corso Giulio Cesare non trova miglioramenti, anzi considerando anche il grave episodio della morte di una persona, che a quanto pare dovuta da un regolamento di conti a causa della forte attività di spaccio e probabile guerra fra bande IL CONSIGLIO DELLA CIRCOSCRIZIONE 7 IMPEGNA il Presidente e la Giunta della Circoscrizione 7 a farsi parte attiva con l’Assessore competente al fine di abolire la scalinata del Ponte Carpanini che quotidianamente viene utilizzata come stazionamento da parte di tali soggetti”.
Dedicarsi a un’analisi lessicale e sintattica del testo sarebbe velleitario e forse controproducente. Più rilevante sarebbe soffermarsi sui meccanismi della rappresentazione adoperati da giornalisti e politici in merito ai fenomeni di quartiere: ne abbiamo già scritto e forse è opportuno prevedere una riflessione aggiornata. S’assapora nelle frasi qui riportate l’opportunismo dettato da una maledetta sete di un piccolo successo elettorale. Più intenso dell’opportunismo è il sentore di mediocrità – una mediocrità che la Lega condivide con tutti gli alleati e i partiti al governo della città. La grottesca forma espressiva di questa classe politica non dipende solo dall’infimo cabotaggio di candidati per la circoscrizione: si esprimono così anche in consiglio comunale e in organi rappresentativi maggiori. Penso alla mediocrità come fondamento dell’esercizio del potere, alla banalità come colloso legame su cui si regge un violento ordine costituito.
Lunedì 28 ottobre la mozione è stata presentata in circoscrizione. La trascrizione del dibattito è stata una rivelazione: è un testo di teatro del grottesco. Riporto qui le battute con la speranza che un’eventuale azione teatrale in strada possa servire da esorcismo dell’idiozia. Oppure, più semplicemente, per fornire un piccolo documento per un’etnografia della mediocrità governativa. Ogni parola è stata trascritta con fedeltà, mi sono limitato a effettuare tagli per guadagnare in ritmo. Il vociare dalle seggiole dei consiglieri è stato riconosciuto come un canto corale. Poche sono le note di scena scritte in corsivo.
L’ABOLIZIONE DELLA SCALINATA
Personaggi in ordine di apparizione:
Rodia, Lega, prima firmataria della mozione
Coro dei consiglieri
Moiso, Lega, secondo firmatario della mozione
D’Apice, Moderati
Alessi, Fratelli d’Italia
Presidente Deri, Partito Democratico
Giovannini, Fratelli d’Italia
Genovese, Sinistra Ecologista
Un’aula di consiglio di circoscrizione. I consiglieri firmano e prendono posto. Entra il Presidente Deri e si accomoda al centro dell’aula. Inizia il dibattimento.
Rodia: […] Il ponte Carpanini è un qualcosa che non si può non vedere, qualcosa che non si può raccontare in maniera diversa da quella che è. Il ponte Carpanini ha questa scalinata, che quando è stata installata sicuramente aveva uno scopo, però questo scopo purtroppo oggi non corrisponde a quello per cui era stata ideata. Ormai sono anni, troppi anni, che noi sul ponte Carpanini abbiamo continuamente […] risse, spaccio, chi più ne ha più ne metta, ecco. Il tema è questo. E non possiamo non dire che lo stazionamento di persone che stanno lì tutto il giorno, tutta la sera, fino a tarda sera, non sia un problema. E allora cosa fa la Lega? La Lega pensa che per risolvere il problema deve fare una proposta a questo consiglio e la proposta è una proposta sicuramente azzardata […]. A me dispiace dirlo, ma noi siamo convinti che quella scalinata o va abolita, e sarebbe la soluzione migliore…
Coro: In che senso “abolita”?
Rodia: Va abolita, va tolta. È un sinonimo: abolizione, togliere, smontata – quello che volete, comunque il senso è quello. Oppure c’è da intervenire in modo serio, cosa che questa circoscrizione non ha mai nemmeno toccato l’argomento.
Moiso: Io vorrei dire che è una proposta forte, una proposta tra virgolette radicale. Voi ci accusate sempre di voler militarizzare il territorio […]. Però, vede presidente, questa volta non andiamo nella direzione di militarizzare il territorio. Ci accusate da anni di essere brutti, cattivi, razzisti che vogliamo sempre eliminare la microcriminalità. […] Adesso trovatemi un’altra scusa per non votare questo documento, che va nella direzione di cercare più sicurezza per questo territorio, che è sotto lo sguardo di tutti presidente – puoi essere di destra, di sinistra, di centro, del nord, del sud, dell’est o dell’ovest – è un posto dove regna la criminalità, purtroppo è così. Quindi noi cerchiamo di aiutare […] le nostre forze dell’ordine. Togliamo questa benedetta scalinata e vediamo cosa succede. […] E con questo chiudo.
D’Apice: La politica dovrebbe riunirsi e affrontare il problema, ma arriviamo al dunque: togliere la scalinata non risolve, perché dopo non stanno più lì, vanno alla bocciofila.
Rodia: Infatti dobbiamo mandarli da un’altra parte!
Coro: In Albania?
D’Apice: Se togliamo la scalinata non risolviamo niente. Ci sono cose da tenere separate, non possiamo mettere tutto nel calderone, non possiamo fare un minestrone.
Rodia: Qui non c’è nessun minestrone.
D’Apice: Io sono del parere di non togliere le scalinate, ma di metterci qui tutti assieme e trovare una soluzione. Noi siamo una piccola parte della politica: facciamolo noi. L’alta politica lasciamola fare agli altri, noi facciamo la bassa politica. Riuniamoci, e ognuno metta le sue idee.
Rodia: Ma io le ho messe!
Alessi: Io attentamente ho sentito l’intervento di D’Apice, ma non ho capito qual è la sostanza. Perché secondo me…
D’Apice: Riqualificazione!
Alessi: Togliere una scalinata o qualsiasi altra cosa è una sconfitta totale della politica. Do pienamente ragione alla collega Rodia e al collega Moiso perché quella scalinata – ma non solo la scalinata: quel luogo! – è inaccettabile, e non ho altre parole per definire. Quello che capita in quel luogo è inaccettabile. Però voglio fare un esempio: qualcuno – magari anche amico del presidente Deri, non lo so – si lamentava per le panchine su Lungo Dora Firenze, […] e le panchine sono state tolte. Si è risolto il problema? No. Primo: si sedevano comunque lì, perché se non erano seduti sulle panchine erano attaccati alla ringhiera o si portavano le sedioline da casa. O, meglio ancora, quelli che erano lì si sono trasferiti adesso dall’altra parte. […] Quindi, abbiamo tolto le panchine da una parte, ma le stesse persone sono andate a trenta metri oltre il fiume. Togliere la scalinata secondo me è un po’ la stessa cosa. È vero, si toglie la scalinata e si toglie un problema, ma quelle persone stanno sotto l’altra casa, stanno lungo il fiume, stanno sempre lì perché non è che si spostano di due chilometri. […] Io propongo di aggiungere […] che per motivi di ordine pubblico e di sicurezza pubblica si richiedono al sindaco ordinanze urgenti e contingibili volte a tutelare il lavoro delle forze dell’ordine. In questo caso specifico io andrei a sostituire la parte finale della mozione […] con: “proporre un’ordinanza urgente e contingibile per chiudere per un periodo di tot mesi – che può essere un mese, due mesi, tre mesi, starà al sindaco deciderlo – la scalinata del ponte Carpanini, valutando successivamente la situazione” […]. Cioè, si chiude la scalinata in qualche modo.
Coro: E come la chiudi?
Presidente Deri: Per favore!
Alessi: La si chiude.
Presidente Deri: Shhhhh!
Alessi: E si dà uno strumento alle forze dell’ordine che lì non possono stazionare e si vede anche queste persone cosa faranno. Se saranno a due metri, non si sarà risolto il problema, se vanno da un’altra parte magari il problema si è risolto. Allora dopo l’ordinanza uno dice: ok, senza quella scalinata migliora tutto, togliamo la scalinata. Però io, personalmente, non mi sento di dire oggi togliamo la scalinata senza prima fare una prova, perché sennò veramente, dovremo anche togliere le rive, le sponde della Dora! Dovremo chiuderle.
Rodia: Ottima idea!
Giovannini: Io mi trovo pienamente d’accordo con le obiezioni che ha presentato la collega. Anche secondo me togliere le gradinate non serve a niente. Lo si è visto con le panchine tolte, si continua con il togliere dei servizi ai cittadini, invece lì problema è portare legalità in quella zona. In questi giorni c’erano i militari, anche se stazionavano e non giravano, e la presenza di certi personaggi si è ridotta notevolmente. Quindi il problema è riportare la legalità in quella zona e non togliere un servizio ai cittadini […].
Genovese: A volte mi sembra che guardiamo a delle stesse dinamiche, ma con prospettive totalmente diverse, da due mondi diversi. Quello che contesto di questo atto è il pensiero a monte, ovvero: che sia un problema che vi siano venti, trenta persone che siedono tutto il giorno sulle scalinate in un quartiere come quello di Aurora. […] Magari queste persone non sanno come riempire la giornata, o non possono, o per altri motivi non hanno altro luogo dove stare se non ritrovarsi lì. E magari non hanno altre occupazioni…
Brusio indignato.
Presidente Deri: Per favore!
Genovese: Non hanno altre occupazioni, o non hanno altri posti alternativi, se non quello, purtroppo, di ricorrere alla microcriminalità o allo spaccio, è questo il problema: è che non diamo alle persone in questo momento gli strumenti per cercare effettivamente una occupazione o una vita migliore in questo paese, in questa città e in questo quartiere. […] Per me non è un problema di sicurezza una persona che spaccia, ma è un problema per quella persona che debba ricorrere allo spaccio per sopravvivere.
Moiso: Presidente Deri, ma cosa stiamo dicendo? Siamo in un’aula istituzionale!
Presidente Deri: Siamo in una democrazia, ognuno dice quello che vuole, poi gli elettori decideranno.
Moiso: Posso tollerare tutto, ma non questo!
Genovese: La complessità è più ampia di una scalinata e io sinceramente non vedo differenze tra la proposta della Lega e l’emendamento di Fratelli d’Italia che dice esattamente la stessa cosa. Una volta che si chiude la scalinata le persone si spostano. […] Bisogna provare a fare delle vere manovre di aiuto per le persone che sono in strada e che sono costrette a starci perché non hanno alternativa. […] Una volta che togli loro quello spazio andranno – e giustamente! – a cercarne un altro. Non è che quelle persone scompaiono insieme alla gradinata.
Presidente Deri: Adesso io provo a intervenire. Io penso che le semplificazioni in politica siano ottime da un punto di vista comunicativo, ma poco utili a cercare di risolvere le criticità e la complessità della nostra società. Ora, è indubbio che noi abbiamo alcuni quartieri dove la situazione sia particolarmente complicata e complessa nella gestione di alcuni fenomeni, uno dei quali è lo spaccio. Io penso che, per quanto concerne la gradinata, la balconata, chiamiamola come riteniamo più opportuno, del ponte Carpanini ci sia una situazione ambivalente. Ci sono sicuramente degli spacciatori, questo è indubbio, ce lo dicono tutti: residenti, forze dell’ordine, servizi sociali, addetti del terzo settore. E ci sono persone che lì hanno trovato un luogo di incontro. […] Sul ponte Carpanini noi abbiamo già richiesto una nuova progettazione per l’utilizzo non soltanto del ponte, ma di tutta l’area. Per far sì che si creino le condizioni perché quello spazio venga utilizzato da tutta la cittadinanza in maniera tale che non ci siano delle situazioni per le quali, talvolta, la situazione sia oggettivamente compromessa. Perché io mi rendo conto, e molti di noi lo vedono, e chi non lo vede fa lo stesso errore di chi chiede soluzioni manu militari, che molte persone passano in mezzo alla strada perché passare davanti alla balconata, talvolta, c’è la sensazione…
Coro: C’è la sensazione…
Presidente Deri: C’è la sensazione che la situazione non sia proprio delle più tranquille. Questo vuol dire che se noi lo chiudiamo il problema si sposta di dieci metri, cinque metri. Mentre io penso si debba fare un ragionamento molto più ampio, si debba fare una progettazione a 360 gradi coinvolgendo tutti gli attori del territori. E quando dico “tutti” intendo tutti gli attori del territorio, da quelli formali a quelli informali, affinché quelli spazi possano essere riprogettati. Cosa ne uscirà? Non lo so, però vogliamo fare questo sforzo tutti assieme di poter provare a riprogettare l’area? […] Ci riusciremo? Non lo so. Proviamoci. Cercheremo nelle prossime settimane – se naturalmente ci fossero anche altre forze che vogliono darci un supporto, una mano, un’idea, una proposta sarà la benvenuta – cercheremo di coinvolgere anche gli assessorati competenti, parlo dell’assessorato ai servizi sociali, dell’assessorato alle periferie, di tutta una serie di assessorati affinché questa situazione possa migliorare. Infine concludo e ricordo che la Città di Torino ha messo a bando una progettazione nominata ImpatTo che ha come punto di riferimento soprattutto i quartieri di Barriera di Milano e Aurora […].
Rodia: […] Che io senta in quest’aula che venti persone, stare sedute lì, è normale e non è preoccupante che spacciano: io lo trovo assurdo e vergognoso, io lo trovo assurdo e vergognoso, assurdo e vergognoso e una mancanza di rispetto per tutti quei residenti che invece non stanno lì su quel ponte, ma che da quel ponte non ci possono passare. Il problema è questo, e lo ha detto anche il presidente, e su questo è una delle poche cose con cui sono d’accordo, la gente da quella parte lì del ponte non passa. E allora, se non passa un problema c’è. […] Non sono d’accordo [con la chiusura sperimentale] perché sono convinta che con una chiusura del ponte di quell’attraversamento andiamo a finire che le persone scavalcano e diventa ancora più pericoloso […].
Alessi: Io volevo rispondere alla consigliera Genovese dicendo che comunque lo spaccio è reato. Punto.
Rodia: Eh, certo.
Alessi: Siamo in uno stato dove lo spaccio, soprattutto quello spaccio, è comunque reato. Poi volevo anche rammentare che lì non c’è solo lo spaccio perché potrebbe essere anche il meno lo spaccio, anche se è reato, ma lì ci sono delle risse che sono pericolose, lì ci sono delinquenti, di qualsiasi nazionalità, non me ne frega di chi sono, ma sono delinquenti e punto. Ci sono anche delle baby gang che iniziano ad andare fino lì e da qua si stanno spostando. I cittadini ci mandano ogni giorno delle risse lì, e sono pericolose, perché se tu ti trovi in mezzo, è pericoloso, non solo sul ponte Carpanini, eh, tutta l’area! Poi io ho proposto chiamiamola una “chiusura sperimentale”, io l’ho fatta passare come ordinanza del sindaco […].
D’Apice: Volevo soltanto dichiarare questa cosa che questo territorio ha bisogno di riqualificazione e in alcuni frangenti… Questo territorio ha il suo fascino. E io voglio venire al dunque: i Quartieri Spagnoli di Napoli non potevi neanche accederci dentro, neanche noi napoletani, ma vai adesso: è tutto diverso. C’è stata una riqualificazione totale!
Alessi: E cosa aspettate? È quarant’anni che governate Torino!
Genovese: In realtà volevo solo ribadire che trovo gravissimo se in quest’aula istituzionale non siamo tutti d’accordo nell’affermare che chi è costretto a spacciare sia vittima di un sistema precario, fragile…
Rodia e Moiso: No! No!
Voci concitate, brusio che scema. Alcuni consiglieri si alzano per protesta e se ne vanno con ampi gesti di rabbia e invettive. Si procede alla votazione. Chi è rimasto in aula si proclama contrario, chi è uscito non può rispondere alla convocazione di voto. Si contano diciassette voti contrari.