APRÈS LA MORT, APRÈS LA VIE
Adolpho Avril e Olivier Deprez
FRÉMOK, 100 pagine, 22 euro
Tutto nasce dal nero.
Tutto nasce dal buio.
Quando la tenda si apre entra un po’ di luce. C’è un video proiettore. Frammenti di film ovunque. La proiezione può avere inizio dottor A. Strade, fango, (forse) un fiume in piena. Nel buio pesto indoviniamo tre figure umane. Due sedute e una in piedi che rema. Sono su una piccola barca. Un cane, una tigre. O forse il cane è sempre stato una tigre. Il felino è perduto, sembra anche lui accecato dal buio. La barca si allontana dalla riva. Altre figure umane, forse le stesse di prima. Una strada. Case. Maschere con lunghi nasi spiano dalla finestra altre tre figure. Due lunghi nasi e una figura al centro, seduta, coperta da un panno, che sfoglia un libro. Il libro che sta sfogliando è lo stesso che stiamo sfogliando noi. Noi siamo dei lunghi nasi?
Ancora nero.
Buio.
Solo dal nero e dal buio possono nascere queste storie. C’è chi disegna nel bianco, chi invece scolpisce nel nero. Adolphe Avril e Olivier Deprez sono due scultori del buio. È dal buio che nasce il libro Après la mort, après la vie pubblicato dalla casa editrice Frémok nel 2014. Olivier Deprez (OD), classe 1966, è uno dei fondatori della Frémok, un faro (nel buio) del fumetto indipendente, nata negli anni Novanta dalla fusione tra gli editori Amok (Francia) e Fréon (Belgio). Rappresenta ancora oggi una delle avanguardie del fumetto sperimentale in Europa (e quindi del mondo). Questo libro ne è la prova. Il secondo autore è Adolpho Avril (AA). AA vive nell’ospedale psichiatrico di Lierneux in Belgio. È un artista che ama l’incisione su legno, proprio come Deprez. Si sono incontrati durante uno dei laboratori che Frémok tiene a Vielsam (in Belgio) dove si sviluppano progetti artistici con persone che hanno deficienze cognitive.
Per iniziare questo lavoro sono partiti proprio dalla costruzione di lanterne magiche che proiettavano ombre. E dalle ombre sono nate le storie. Addentrarsi in queste pagine è come tentare di fuggire da una notte senza fine, da un labirinto senza uscita. Il formato è orizzontale, quattro vignette a pagina, a volte un disegno a pagina piena. Non è difficile distinguere la mano dei due autori, pur essendo i loro lavori in perfetta armonia. I bellissimi disegni di OD sono leggermente più figurativi. AA ha una forza e una violenza espressiva che lascia estasiati. Quest’opera esplora e gioca con i confini tra il cinema e fumetto, tra la pagina stampata e lo schermo: raccontare può essere un “atto cinematografico”, come si legge nella breve introduzione sul sito di Frémok.
Come un faro nel buio, questo lavoro ci indica una strada. Sembra dirci che fare fumetti, disegnare e raccontare, può avere qualcosa di misterioso. Non è importante capire tutto, vedere tutto. E laddove ci perdiamo, nel buio e nelle ombre della luce, la nostra immaginazione ha inizio. (miguel angel valdivia)