
Negli ultimi giorni si è molto parlato del ruolo delle Ong che nel Mar Mediterraneo si occupano di soccorrere le imbarcazioni dei migranti. Proponiamo a seguire un articolo tratto da AlarmPhone / Watch The Med, una piattaforma istituita nel 2014 da reti di attivisti e rappresentanti della società civile in Europa e Nord Africa. Il progetto ha creato una linea telefonica diretta e autorganizzata per rifugiati in difficoltà nelle acque del Mar Mediterraneo. L’articolo racconta del laborioso salvataggio di una imbarcazione al largo della costa libica.
Nel weekend di Pasqua siamo stati testimoni di una delle più grosse operazioni di ricerca e soccorso compiuta nel Mar Mediterraneo negli ultimi anni, con 8,360 persone soccorse tra venerdì 14 e domenica 16 aprile 2017. Il network Watch The Med / AlarmPhone è stato coinvolto in due casi di emergenza e ha potuto osservare in prima persona sia l’assoluta inadeguatezza dei mezzi di salvataggio delle autorità dell’Unione Europea che il contributo cruciale delle organizzazioni non governative per prevenire i morti in mare, di cui spesso siamo stati testimoni nel passato.
Uno dei casi in cui l’AlarmPhone è stato coinvolto, e su cui il seguente rapporto si concentra, è particolarmente rilevante. Sabato di Pasqua, il 15 aprile 2017, l’Alarm Phone è stato informato di una barca in difficoltà nel Mar Mediterraneo Centrale. Siamo stati in contatto telefonico con le persone a bordo, un gruppo di circa cento migranti, durante più di dodici ore, prima che il contatto fosse perso. Abbiamo trasmesso i loro appelli e richieste di soccorso alle autorità responsabili e li abbiamo supportati in questo momento difficile. La situazione era grave e pericolosa, e richiedeva di agire immediatamente. Ma non c’era nessun soccorso in vista e, di conseguenza, le persone a bordo sono state lasciate in una situazione estremamente pericolosa per un giorno e mezzo.
Sabato mattina, alle 7.19, Padre Mussie Zerai informa il nostro team di turno dell’Alarm Phone di una barca in difficoltà. Secondo le informazioni in suo possesso, la barca aveva lasciato Al Khums in Libia la notte prima, ed era quindi localizzata molto più a est di dove la maggior parte delle Ong conduce le operazioni di ricerca e soccorso.
Come da procedura standard, il team prova immediatamente a chiamare i passeggeri e comunica al Centro di coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) a Roma la loro posizione GPS e il loro numero di telefono satellitare. Le autorità italiane rispondono che un’operazione di ricerca e soccorso (SAR) è in corso ma, secondo la nostra ricerca, la presenza di mezzi di soccorso in quest’area non può essere verificata attraverso i siti di monitoraggio delle navi.
Dalle 9.40 del mattino in poi, siamo in contatto diretto con i passeggeri, che ci chiamano frequentemente. Sono preoccupati e ansiosi, essendo in mare già da tutta la notte. Venti bambini e dieci donne, di cui una incinta, sono a bordo. Nel nostro registro di chiamate, il team annota:
11.34. Ci hanno richiamato, erano molto nervosi […]. Hanno visto che la barca è in pessime condizioni, stanno cercando di rimuovere l’acqua, non hanno più molta benzina, mi stavano pregando moltissimo di aiutarli, ho detto loro che una nave li sta cercando.
Nelle ore seguenti, continuiamo a ricaricare il credito del loro telefono satellitare, riceviamo posizioni GPS aggiornate e le trasmettiamo a MRCC Roma. Le autorità affermano che stanno cercando una nave che possa condurre un’operazione di ricerca e salvataggio. Nonostante ciò, vediamo come una nave cargo in prossimità dell’imbarcazione, la Lady Rasha, stia facendo dei movimenti circolari, chiaramente alla ricerca di questa. Ma intorno alle 13 realizziamo che la nave cargo interrompe la ricerca e continua la sua strada in direzione del porto libico di Misurata. MRCC a Roma non ci da nessuna spiegazione, e non si avvista nessuna altra nave nelle vicinanze.
Alla luce di questo, poco dopo, contattiamo l’ONG Sea-Watch per capire se possono condurre un’operazione di ricerca con il loro aereo umanitario Moonbird, che coordinano assieme all’Iniziativa svizzera dei piloti umanitari. In coordinazione con MRCC Roma l’equipaggio decide di decollare per il secondo volo del giorno. Raggiungono l’area attorno alle 14.50. Alle 15.10 comunichiamo di nuovo con i passeggeri sull’imbarcazione – sono alla deriva in mare, senza aereo né barca in vista. Gridano aiuto, il panico comincia a diffondersi.
Nel frattempo, Moonbird cerca in diverse aree, ripercorrendo le stesse rotte per più di due ore, e ciononostante non è in grado di individuare la barca in pericolo. Durante questo periodo i passeggeri ci informano che «non c’è nessun aereo in giro, c’è una nave molto lontana, per favore chiedete loro di aiutarci». Secondo i siti di monitoraggio delle navi, sembra che sia l’AS Elenia, una nave rinfusiera, che batte bandiera liberiana. Trasferiamo questa informazione a Moonbird, che prova a ridirigere le sue ricerche aeree.
Alle 16.33, i passeggeri ci gridano, «Vediamo l’aereo, vediamo l’aereo», ma l’equipaggio di Moonbird continua a non trovarli. Possiamo vedere come l’AS Elenia si muove verso l’ultima posizione GPS fornita dai passeggeri e alle 17.25 MRCC Roma conferma che darebbe il permesso a AS Elenia di condurre le operazioni di salvataggio fino all’arrivo della guardia costiera italiane.
Alle 17.30, Moonbird individua l’imbarcazione in pericolo. Inoltra la posizione a MRCC Roma e si sposta nella direzione di AS Elenia. Prima di tornare a Malta – l’aereo sta finendo il carburante – il pilota segnala la posizione della barca all’equipaggio di AS Elenia, che non era sulla rotta esatta della barca in pericolo. Via radio, li esorta a condurre un’operazione di salvataggio, ma il capitano di AS Elenia esita, secondo il suo resoconto, per ragioni di sicurezza.
Alle 18.14, vedendo che l’AS Elenia si avvicina, i passeggeri aspettano il salvataggio. Ciononostante, alle 18.22, ci chiamano di nuovo, realizzando che l’AS Elenia passa semplicemente accanto. Dicono: «La barca grande non si è fermata, per favore chiamateli, per favore aiutateci, la barca grande si sta muovendo e non abbiamo carburante, non possiamo seguire la barca grande».
Contattiamo MRCC Roma e li informiamo che AS Elenia non si ferma ma continua la sua rotta dritta verso ovest, ignorando la situazione di pericolo dei passeggeri nell’imbarcazione. MRCC apprezza l’informazione ma rifiuta di darci ulteriori dettagli.
Alle 19.08, circa 45 minuti dopo, osserviamo come AS Elenia cambi rotta, e si diriga verso nord, deviando dalla rotta stabilita (il porto di destinazione era Gabes in Tunisia) ma anche allontanandosi dalla barca dei migranti.
Alle 19.20, i passeggeri ci dicono che la batteria del loro telefono satellitare si sta scaricando. Circa venti minuti dopo, vedono l’AS Elenia tornare, per poi poco dopo vederla andare via di nuovo. Tra i passeggeri si diffonde sempre più disperazione.
Circa un’ora dopo, MRCC sostiene che AS Elenia non è autorizzata a soccorrere a meno che la barca non sia in “diretto pericolo”, che per loro sembra voler dire rovesciarsi. La nave rinfusiera scompare dalla vista delle persone. (continua a leggere)