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10 Maggio 2018

Dal teatro di parrocchia alle stelle. La festa delle miss bangladesi a Roma

Eva De Prosperis eva de prosperis, italia, miss bangladesh, prenestina, roma

Testo e foto di Eva De Prosperis

Nel seminterrato di una chiesa sulla Prenestina, in uno dei quartieri più popolari di Roma, si è tenuta la finale del concorso di bellezza Miss Bangladesh Italy 2018. Solo l’ultima tappa di un evento durato mesi: la ricerca della donna che rappresenti la comunità del Bangladesh in Italia. Le partecipanti sono giovani ragazze fino a venticinque anni, avvolte in sgargianti stoffe, dai volti incorniciati di gioielli e trucco, pronte a diventare la più bella bangladese del paese.

La comunità in Italia è ben radicata, non solo a livello lavorativo. I primi flussi migratori risalgono alla fine degli anni Ottanta. Quella italiana è la seconda più grande comunità in Europa, con circa cento e trentatremila presenze, principalmente in nord Italia e nel Lazio.

La serata si svolge in un teatro parrocchiale, addobbato di palloncini bianchi e rossi che pubblicizzano compagnie telefoniche ideali per le lunghe distanze. Al suono delle campane un mare di persone si riversa nella sala. Sono principalmente bangladesi, ma anche molti romani curiosi. «Quello che mi fa ridere è che tutti gli uomini che vedi qui, adesso fanno tutti il tifo per le ragazze. Ma per le donne non è proprio così, lì in Bangladesh», spiega Jui poco prima che lo spettacolo cominci. Vive in Italia da vent’anni, arrivò da ragazza lasciando il marito e il suo paese per inseguire un sogno di libertà. «Comunque è bello che abbiano l’occasione di mettersi il loro più bel vestito e divertirsi».

Beauty with brains, questo è il motto del concorso. Un gruppo di tre giudici, due bangladesi e una italiana dovranno giudicare le ragazze nelle doti di grazia e bellezza, canto e ballo tradizionali. La prova più difficile risulta quella della conoscenza della propria lingua e del proprio paese. Tutte le concorrenti sono nate in Italia e quasi tutte sono italiane di nazionalità. «Vorrei portare un pensiero a tutti i nostri connazionali che devono lottare per i documenti, questa io la sento come casa mia», trattiene a stento le lacrime una di loro.

L’intera serata è in lingua bangladese, tranne qualche frase in inglese. Dalla sala si alza a un certo punto un urlo dal forte accento romano: «Oh, e parla italiano!». La sala esplode in una risata che coinvolge anche le partecipanti. Nel frattempo le ragazze continuano ad  alternarsi sul palco: sfilate in vestiti tradizionali e domande tipo: «Qual è la tua città d’origine?» o «Quali sono i principali settori economici in Bangladesh?».

Il finale è un tripudio di fiori e colori. La vincitrice, una cameriera palermitana dal carattere esplosivo e gli occhi carichi di dolcezza, viene incoronata da Miss Filippine Italia che le fa i complimenti in un italiano perfetto. Per la sua collega bangladese la sfida è solo cominciata, l’aspettano una agenzia di moda e dei contratti di lavoro con il suo paese d’origine. All’uscita, nel bar di borgata tappezzato di gagliardetti della Lazio, un magrebino serve il caffè. «Senza offesa», fa sorridendo. «Ma secondo me le donne del Bangladesh sono bruttine, meglio le tunisine!».

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