
GENNAIO
PER I DIRITTI, NON PER I PROFITTI. CRONACHE E VOCI DALLO SCIOPERO GENERALE
Sciopero generale. Era questa l’indicazione data dal SiCobas per i blocchi e le manifestazioni previste per venerdì 29 gennaio, tanto che la Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero aveva comunicato già da qualche giorno la possibile interruzione dei servizi utili ed essenziali nel paese. Se il bacino forte di iscritti al sindacato è riconducibile al settore della logistica, infatti, è vero che pure nei trasporti, nella manutenzione stradale, nella sanità, nella scuola, gruppi di lavoratori si sono fermati in tante città del paese. (leggi l’articolo)
FEBBRAIO
LA CULTURA NON È TURISMO. DOPO LA DESIGNAZIONE DI PROCIDA CAPITALE 2022
Questa volta (2022) toccherà a Procida, e all’annuncio è seguito il solito rito di esultanze scomposte. Eppure abbiamo già visto fallire la conversione di Torino da città industriale a città culturale: nonostante i miliardi spesi per le Olimpiadi invernali del 2006, e il loro triste lascito di attrezzature sportive e non abbandonate o sottoutilizzate, nonostante l’inutile Torino 2008 World Design Capital, nonostante l’investimento milionario nelle Officine Grandi Riparazioni e l’attivismo di CRT e Compagnia di San Paolo, Torino era, sotto il profilo culturale, molto più produttiva e vitale quando le sue ricchezze erano legate alla fabbrica che dopo anni di politiche di “innovazione culturale”. (leggi l’articolo)
MARZO
CARCERE, UN ANNIVERSARIO MODENESE (CHE NESSUNO VUOLE RICORDARE)
Un comitato, uno tra i diversi organismi sorti in Italia dopo il ciclo dell’8 marzo, si è costituito a Modena nei mesi scorsi per reclamare “verità e giustizia per la strage di Sant’Anna”. E l’anniversario – ricordato domenica 7, con un presidio davanti alla Casa Circondariale – doveva essere un passaggio forte del suo lavoro di controinformazione e controinchiesta. L’iniziativa c’è stata e ha fatto registrare molti elementi positivi, di ricchezza umana e politica – nonostante il momento non potesse essere più infausto. (leggi l’articolo)

APRILE
TRA LAICITÉ E ISLAMO-GAUCHISME. LA SINISTRA RAZZISTA IN FRANCIA
Da anni, la destra francese contesta il termine stesso di islamofobia, considera l’utilizzo del termine “razzismo sistematico” come un’offesa alla memoria nazionale e relega l’antirazzismo a teorie del complotto “importate dagli Stati Uniti”, quindi non sorprende che in quegli ambienti la dissoluzione del CCIF sia accolta con entusiasmo. Tuttavia, mi accorgo allibito che anche la sinistra approva, annuisce, applaude. (leggi l’articolo)
MAGGIO
APPUNTI DALLA PRIMA LINEA. UN ANNO DI COVID IN UN OSPEDALE ITALIANO
Mentre giornali e tv raccontavano gli eroi in prima linea, noi ci siamo trovati a mani nude e coi fucili di cartone. La solidarietà della città intorno si sentiva: roba da mangiare e da bere, uova e colombe pasquali, le sirene della polizia e dei pompieri per festeggiarci, le donazioni anche da supermercati, associazioni, fondazioni; tanta adrenalina, sembrava fossimo gli unici a poter fare qualcosa in quella situazione assurda… facevamo quello che potevamo. (leggi l’articolo)
GIUGNO
LE MIE CITTÀ INVISIBILI. DIARIO DA UN SERVIZIO PUBBLICO PER LE DIPENDENZE
«Inizialmente l’approccio al trattamento del tossicodipendente era differente. Il novanta per cento consumava eroina. C’erano due fasce: chi era venuto in contatto con la sostanza negli anni Settanta e gli eroinomani cosiddetti post-terremoto dell’80. Per la maggior parte si somministrava metadone. Questo era meno concentrato, più liquido e zuccherino, e si dava nel bicchiere di plastica di media grandezza. Per un periodo si usarono anche bottigline da 20mg, per cui la somministrazione poteva essere a carico di qualsiasi figura professionale e non solo del medico, come invece è oggi. Progressivamente il metadone è divenuto più concentrato, meno zuccherino e somministrato in bicchieri poco più alti di quelli da caffè. (leggi l’articolo)

LUGLIO
LE GAZZELLE E IL LEONE. COSA DOBBIAMO A CARLO GIULIANI
Anni dopo sua madre, Heidi Giuliani, in un campeggio di lotta calabrese, disse in assemblea: «Gli anarchici sono le gazzelle di questa feroce savana che è diventato il mondo capitalista». Se non parola per parola, il senso era questo. Carlo è stato una gazzella che assale il leone, io credo questo. Il Re dalle fauci implacabili se l’è mangiato. A ciascuno il suo. Il Re ha fatto quello che al suo ruolo corrisponde, Carlo, con molto più coraggio, generosità, incoscienza, libertà e forse, prima di morire, gioia… ha fatto quello che corrispondeva a lui. Per questo mi sento di dire: Carlo non è una vittima. Carlo è un combattente morto in battaglia. (leggi l’articolo)
AGOSTO
LA “DICHIARAZIONE DI BAO YIANG”. I COMPAGNI, IL GREEN PASS E NOI
«Stiamo andando alle manifestazioni dei no-vax, c’è di tutto dentro, lo sappiamo, va bene, ma che dobbiamo fare? Portiamo cartelli con le nostre parole d’ordine, stringiamo rapporti con persone nuove che non conoscevamo; il novanta per cento è composto da uomini e donne normali, che non hanno mai fatto politica, che hanno votato Cinque Stelle, gente che si preoccupa dei figli; noi riusciamo a parlare meglio con loro che con i “nostri”; i compagni sono corsi tutti a vaccinarsi, per paura di rovinarsi le vacanze, senza un minimo di confronto critico, collettivo, hanno semplicemente aderito alla chiamata del governo; come fai a rapportarti a gente così superficiale? Vogliono solo evitare guai, polemiche, interrogarsi su questioni troppo grandi…». (leggi l’articolo)
SETTEMBRE
PER UNA CULTURA CLANDESTINA. ALCUNE RIFLESSIONI DOPO LO SPONZ FESTIVAL DI CALITRI
Giro gli occhi dal palcoscenico e mi guardo intorno, mentre Capossela canta La Torre di Battiato, che vuole buttare giù dalla torre tutti gli artisti, gli attori e i registi, e salvare solo chi non sa fare niente e non vuole fare niente. La dedica ironicamente «a questa nostra simpatica società dello spettacolo». Ma quella che ho intorno non è solo la società dello spettacolo. Qui non si può ballare, è proibito per il Covid, nonostante ci abbiano chiesto il green pass almeno dieci volte prima di arrivare ai nostri posti. Non ci si può alzare in piedi, ogni spettatore è afferrato alla sua balla di fieno come se fosse un profilo social, alcuni piegati su quella del vicino o della vicina: hanno tutti gli occhi puntati in avanti, come nella famosa foto di Life degli occhialetti 3D. Anche girarmi all’indietro mi sembra una trasgressione. (leggi l’articolo)

OTTOBRE
OLTRE L’ANOMALIA. I GIORNI DI TRIESTE VISTI DA DENTRO
A posteriori, non è difficile immaginare che il Comitato di Puzzer sia nato per “pompierare”, per diventare un interlocutore con la Prefettura e per gestire l’arrivo di manifestanti a Trieste nelle giornate successive allo sgombero. Li hanno gestiti. Li hanno resi assolutamente innocui. Li hanno resi in alcuni casi un fenomeno da baraccone. Per una precisa volontà di calmare una forza che si stava scatenando, in una città in fondo piccola come Trieste che forse non era pronta a diventare il fronte più avanzato di una lotta popolare, non era abituata ad avere manifestazioni così ampie… Questa operazione è perfettamente riuscita. (leggi l’articolo)
NOVEMBRE
DENTRO E FUORI LA COP26. COSA È SUCCESSO A GLASGOW
I paesi in via di sviluppo e le comunità vulnerabili non hanno raggiunto i risultati sperati per assicurare la stabilità climatica e la propria sopravvivenza, ma i loro argomenti sono stati imposti al tavolo dei negoziati e ci rimarranno. La COP di Glasgow crea un ulteriore meccanismo di “dialogo” per dirimere i disaccordi sulle compensazioni per le perdite e i danni inevitabili (loss and damage) e l’ennesima promessa di raddoppiare la finanza climatica dedicata all’adattamento. (leggi l’articolo)
DICEMBRE
DAL CPR ALLA MORTE IN CONTENZIONE. GLI ULTIMI GIORNI DI WISSEM BEN ABDELLATIF
Wissem racconta delle proteste iniziate insieme ad altri compagni di reclusione, con cui dice di avere indetto uno sciopero della fame per chiedere di essere scarcerati e fare richiesta d’asilo. Nel quarto e ultimo video parla anche dei rischi a cui si espone facendo le riprese, vietate all’interno della struttura: «So che mi metto in grave pericolo, ma voglio dire la verità». Nel frattempo, i familiari spendevano centinaia di euro per assicurare la tutela legale di Wissem in Italia, ma sembra che l’avvocata li abbia contattati soltanto dopo la morte del ragazzo, senza fornire nessun supporto reale durante la sua detenzione. (leggi l’articolo)