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biblioteche
30 Marzo 2022

Il bibliotecario dà i numeri. Considerazioni sul rapporto Istat

Luca Valenza
(collage di stefania spinelli)

Da qualche tempo ho problemi con la stufa di casa. È una stufa moderna, a pellet, rossa con finiture di ceramica. Durante l’accensione, nonostante sia pulita e io perda ore a smontare, aspirare, controllare, continua a non funzionare al meglio. Quelli più esperti di me dicono che si tratta di un problema di pressione: non passa sufficiente aria e lei va in deficit, ma per ora non hanno trovato una soluzione definitiva al mio problema. Per riuscire ad accenderla c’è un piccolo trucco: aprire tutto. Porte, finestre, credenze, sportelli, cassetti, abbaini, spiragli e lei, un po’ a fatica, parte.

Da quando le biblioteche hanno riaperto è entrata aria, ma qualcosa continua a non funzionare. Secondo il rapporto Istat uscito ad aprile del 2021 e relativo a dati del 2019, in Italia le biblioteche “pubbliche e private”, a esclusione di quelle universitarie e scolastiche, sono 7.425, mentre i comuni sono 7.904, con l’istituzione del comune di Misiliscemi (TP). La toponomastica è una scienza che mi ha sempre affascinato, ogni tanto seguo un principio nominalistico e mi chiedo quando abbiamo iniziato a dare un nome a un luogo. Mi chiedo anche come questo nome influenzi il territorio stesso. Queste 7.425 biblioteche sono rappresentative del 58,3% dei comuni. Due biblioteche su tre sono civiche, il 9,2% ecclesiastiche, il 7,1% è gestito da associazioni e il 4% da fondazioni.

Antonin Artaud diceva: «Vi è nella cabala una musica dei numeri». Diceva anche altre cose come: «Una lumaca sale e disturba la placidità delle nuvole». Le biblioteche sono distribuite in maniera particolare e per lo più ripropongono la mappa antica del potere: il 58,3 % è al nord, il 17,5 % in centro Italia e il 24,2 % al sud. Non sono mai stato bravo con la geografia, uno dei pochi ricordi che ho è che un ecotono è un ambiente di transizione tra due ecosistemi e contiene specie proprie delle comunità confinanti e specie esclusive dell’area ecotonale stessa. Quindi gli ecotoni possiedono un’elevata biodiversità, come le biblioteche d’altronde. Ricordo anche una terribile professoressa ai tempi dell’università, ma questa è un’altra storia.

Nel 2019 in Lombardia risultano aperte 1398 biblioteche, 49 in Molise, 60 in Valle d’Aosta, 67 in Basilicata, 121 in Umbria, 136 in Abruzzo, 161 in provincia di Trento, 164 in Calabria, 182 nelle Marche, 195 in Puglia, 219 in Liguria, che fa comunque meno di 1398, ma non sono mai stato bravo neppure con la matematica.

Uno dei padri della biblioteconomia è stato il matematico indiano Shiyali Ramamrita Ranganathan. La sua prima legge è: “I libri sono fatti per essere usati”. Secondo l’Istat nel 2019 sono stati pubblicati in media 237 libri al giorno, quasi 1,3 libri ogni mille abitanti; il 41,4% della popolazione di sei anni o più ha dichiarato di leggere almeno un libro all’anno. Le ragazze leggono di più, si raggiunge quasi il 60%. L’ indice di impatto è definito dal rapporto tra iscritti al prestito in biblioteca sul totale della popolazione di riferimento, e in qualche modo dà per risultato un’impressione del radicamento sul territorio. A livello nazionale l’indice è attestato intorno al 15,2%, muovendosi in un intervallo che va dal 35,7 % della provincia di Trento al 4,6% della Campania. Ci sono biblioteche enormi e biblioteche piccolissime, alcune gestite da bibliotecari (il 59,4%) e altre da altro personale, inclusi i volontari (il 40,6%).

I numeri possono essere usati, a me fanno venire il mal di mare, in ogni caso nei discorsi comuni le biblioteche non occupano molto spazio. Io intanto apro tutto, la stufa non funziona ancora e anche le biblioteche non stanno benissimo. (luca valenza)

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