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migranti
27 Giugno 2022

Il genocidio strutturale sulle frontiere europee. Oltre trenta morti in una notte tra Nador e Melilla

(disegno di cristina moccia)

da: Contexto y acciòn

Le cifre sono provvisorie perché ci sono molti feriti gravi, però almeno una trentina di esseri umani sono morti nella notte tra il 24 e il 25 giugno, cercando di superare la rete che separa Nador (Marocco) da Melilla (enclave spagnola). In attesa dell’inchiesta che reclamano le ONG spagnole e marocchine, non sappiamo come sono morte queste persone; ma le immagini dei feriti e detenuti ammucchiati sull’asfalto, circondati dalla polizia marocchina che si avvicina ai loro corpi inermi solo per propinare un colpo aggiuntivo, producono un brivido morale. Ci sono anche immagini di “restituzioni a caldo”, violente e illegali, di persone rimandate indietro in Marocco, e delle botte propinate dalla polizia marocchina a quei pochi che erano riusciti a superare la frontiera. Non ci sono dubbi, insomma, riguardo alla disumanità, al disprezzo per la vita, e la complicità, delle rispettive forze di sicurezza; e neanche riguardo alla loro responsabilità criminale.

I numeri e le immagini sono scandalose. E non sono da meno le dichiarazioni del presidente Pedro Sánchez, che ha elogiato la polizia marocchina per la sua “azione straordinaria” qualificando l’operazione come “ben risolta”. Neanche una parola sulle vittime e sulle loro famiglie, e neanche un’allusione ad un’eventuale inchiesta; neanche un’ombra di lutto per la perdita di vite umane. La violenza delle immagini – quella di un mattatoio, o di un lager nazista – è assorbita cinicamente in questa descrizione burocratica di una “operazione ben risolta”, che disumanizza ancora di più queste centinaia di esseri umani che cercano una vita migliore in Europa, e che una rete, la repressione e la morte hanno trasformato in una piaga di cavallette felicemente combattuta e vinta. Le dichiarazioni di Pedro Sánchez, e le politiche soggiacenti, si allineano senza alcuna differenza a quelle dell’estrema destra razzista e xenofoba, la stessa di cui il PSOE agita continuamente il fantasma in campagna elettorale, quando si tratta di richiedere il nostro voto.

Ma queste dichiarazioni, di un’insensibilità spaventosa, sono per così dire di obbedienza dovuta. Questa è la cosa peggiore. Sta parlando l’“uomo di stato” che per accontentare il Marocco appena tre mesi fa ha consegnato il popolo saharawi e ha eroso i rapporti con l’Algeria, abbandonando anche le linee guida stabilite dalle Nazioni Unite. Ora sappiamo di cosa si trattava. La questione di cosa avesse da guadagnare la Spagna con quello sproposito storico, si è chiarita in modo terribile la notte scorsa: trenta umani morti, a cui è stato impedito per sempre di entrare in Spagna. Il Marocco difenderà le nostre frontiere senza risparmiare né sui mezzi né sui morti, e Pedro Sánchez ringrazierà, come è stato pattuito. Il governo più progressista della storia ha abbandonato il popolo saharawi in cambio del fatto che il Marocco uccida migranti al suo posto. Insomma, ha sacrificato vite e principi nello stesso tempo e in un colpo solo.

Sul muro di Berlino sono morte centoquaranta persone in ventisei anni. Almeno trentasette ne sono morte in un solo giorno, secondo l’organizzazione Caminando Fronteras, sulla rete di Melilla che aveva fatto costruire Aznar, e su cui Zapatero aggiunse il filo spinato. Solo nel 2021 nella cosiddetta “frontiera sud” per mare e per terra sono morte quasi duemila persone. Le politiche migratorie spagnole, concordate con l’Europa, sono parte di quello che un teologo ha chiamato “genocidio strutturale”. Gli umani assaltano le frontiere perché ci sono frontiere. Non lo dimentichiamo. Finché non cadrà quella rete, finché non cambieranno le nostre politiche di accoglienza, noi spagnoli e tutti gli europei non saremo al sicuro da noi stessi. Finché non accetteremo che anche i subsahariani sono ucraini, e finché non normalizzeremo la gestione delle frontiere, avremo bisogno di sicari che uccidano al nostro posto; e non uccideremo mai abbastanza da poter impedire che smettano di entrare persone in pericolo, né che i barbari che abbiamo tra noi arrivino al governo. Di fatto, le politiche migratorie dell’estrema destra già sono dentro; con queste, potrà arrivare presto anche l’estrema destra. (traduzione di stefano portelli)

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