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21 Maggio 2020

La Marcia notturna di Alpa Shah. Un’antropologa nel cuore della guerriglia rivoluzionaria indiana

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(archivio disegni napolimonitor)

Marina Forti, che per anni ha raccontato l’India a lettori e lettrici del Manifesto, ha scritto di Marcia notturna che è “uno straordinario viaggio nell’India più remota”. La ricerca di Alpa Shah, nata a Nairobi, laureata a Cambridge, oggi docente di antropologia alla London School of Economics and Political Science, è stata tradotta nel 2018 da Daniela Bezzi per la casa editrice Meltemi, all’interno della collana “Biblioteca/Antropologia” che da anni lavora per far conoscere testi etnografici capaci di superare i confini del mondo accademico.

Il percorso di Alpa Shah si è incrociato per la prima volta con quello dei guerriglieri maoisti tra il 1999 e il 2002, quando essi cominciarono a penetrare le aree rurali del Jharkhand dove l’antropologa si trovava per svolgere il suo dottorato di ricerca: “A quel tempo li consideravo una specie di racket, qualcosa di simile alla mafia siciliana […]. Ma anni dopo, seguendoli nei loro progressi da Londra, rimasi colpita dal fatto che ci fossero così tanti adivasi a ingrossare le file dei maoisti. E sentii che era importante capirne le ragioni”.

Marcia notturna descrive un inatteso percorso durato sette notti insieme a un plotone di guerriglieri naxaliti che Alpa Shah ha intrapreso nel 2010: vestita come un uomo, nell’uniforme verde oliva dei guerriglieri, l’antropologa, unica donna a non essere armata, ha marciato per duecentocinquanta chilometri da una parte all’altra dell’India. Il libro, dipanandosi lungo tale tragitto, ripercorre quattro anni e mezzo vissuti da Alpa Shah tra gli adivasi – come vengono definite le popolazioni tribali dell’India che totalizzano l’8,6% della popolazione, ossia più di cento milioni di persone –, i quali costituiscono la maggior parte dei soldati di fanteria della Guerriglia Armata di Liberazione del Popolo.

La forza armata maoista, durante la ricerca di Shah, poteva contare su circa diecimila unità confinate soprattutto sulle alture e nelle foreste centrali e orientali del paese; eppure, negli ultimi cinquant’anni, ricorda l’antropologa, i ribelli naxaliti sono riusciti a tenere sotto scacco lo stato intenzionato a espellere tali popolazioni dalle foreste per facilitare l’estrazione dei minerali. Come mai, e per quali cause, si domanda l’antropologa, questa rivolta armata per una società comunista – una lotta che potrebbe sembrare anacronistica per il resto del mondo – non si è ancora esaurita nel cuore della più grande democrazia del pianeta, culla della non-violenza, nazione destinata a posizionarsi tra le più potenti economie del globo?

Marcia notturna racconta storie di vita di uomini come Gyanji, ovvero indiani benestanti e istruiti che si sono lasciati alle spalle le loro famiglie, colpiti dalle intollerabili diseguaglianze del paese in cui vivono; di ragazzi come Kohli, nati in capanne di fango e paglia che si trovano a marciare nelle file dei guerriglieri intonando canti rivoluzionari con i fucili in spalla; e infine di Somwari, ovvero delle tante donne che cercano rifugio nella famiglia della rivoluzione immaginandosela come una casa libera dal patriarcato.

I maoisti, nel corso degli ultimi anni, hanno spesso accompagnato i giornalisti nelle loro roccaforti all’interno della foresta. Il viaggio di Alpa Shah, però, è stato uno di quelli che normalmente non prevede la presenza di estranei. “I libri che stavano uscendo si dividevano in effetti tra una maggioranza radicalmente contraria, e quanti cercavano di contrastare quella posizione contribuendo alla polarizzazione del dibattito. Io ero andata in Jharkhand in veste di studiosa, non come rappresentante dello stato, né come attivista per i diritti umani o come militante maoista”.

In questa direzione, il lavoro di Shah sottolinea anche le contraddizioni, i limiti, i paradossi delle ambizioni di emancipazione, dei desideri rivoluzionari e dell’azione di guerriglia dei maoisti indiani. Shah evidenzia, per esempio, quanto sia difficile per i naxaliti continuare ad avere il supporto delle comunità adivasi nell’India centrale e orientale. Come, per finanziare e sostenere il movimento di guerriglia, sia necessario immergersi nell’economia capitalista – il che rende inevitabili storie di tradimenti come quelle di Vikas, rimasto invischiato nei valori della stessa società che avrebbe voluto rivoluzionare. L’antropologa evidenzia come, nonostante la forte presenza di adivasi tra le file del Movimento, pochi siano i leader di casta inferiore, e pochissime le donne. Oggi fa impressione rileggere questa monografia pensando a come l’attuale governo indiano governerà l’emergenza socio-sanitaria; e soprattutto pensando a coloro che sicuramente pagheranno più di altri questa crisi, ovvero i guerriglieri descritti da Alpa Shah. (giuseppe scandurra)

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