Ha una sola regola, questa rubrica: mai un nome proprio come “parola della settimana”. Come Braque, però, amo la regola che corregge l’emozione, ma ancor di più l’emozione che corregge la regola. E allora diventa, la rubrica, occasione per ricordare Ciro Esposito, tifoso del Napoli ammazzato nel 2014 dal neofascista Daniele De Santis, ultras della Roma che aveva organizzato un agguato ad alcuni pullman di tifosi del Napoli prima della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, a Roma.
De Santis, come gran parte dei fascisti della capitale, galleggiava nel torbido mondo tra micro e macro-criminalità, intrallazzava con politica e imprenditoria, abusava di droghe e girava armato. Quel pomeriggio aveva assaltato un pullman di tifosi napoletani, per lo più famiglie con bambini al seguito. Negli stessi momenti Ciro Esposito camminava a piedi verso lo stadio dopo aver parcheggiato l’auto, e intervenne con altri suoi compagni per provare ad allontanare De Santis, che aveva appena lanciato due bombe carta nel bus del Club Napoli Milano Partenopea (qui una nostra dettagliata ricostruzione del fatto e della vicenda giudiziaria).
Ieri Ciro avrebbe compiuto quarant’anni, e i tifosi del Napoli hanno deciso di ricordarlo prima della partita che la squadra di Conte giocherà tra poche ore – qui la sorte ci ha messo del suo – proprio contro la Roma. Domani a Scampia, invece, una squadra del quartiere incontrerà in un’amichevole alcuni tifosi del Boca Juniors, a Napoli per l’anniversario della morte di Maradona.
(credits in nota1)
Esposito era anche il cognome di Sara e Aurora, le due sorelle morte a inizio settimana, insieme a un altro ragazzo, Samuel Tafciu, mentre lavoravano in una fabbrica abusiva di fuochi artificiali a Ercolano (che poi è anche il cognome di un altro tifoso napoletano, Sergio, morto nel 2003 dopo il crollo di una tettoia dello stadio Partenio di Avellino).
Sara e Aurora erano gemelle, avevano ventisei anni. Samuel ne aveva diciotto. Aurora aveva una figlia di quattro anni, Samuel una di cinque mesi. A cavallo tra il 2023 e il 2024 la richiesta per un decreto di ispezione dell’immobile trasformato in fabbrica era stata inoltrata alla procura di Ercolano, dopo che i vigili erano stati allontanati dal proprietario durante un controllo. In quasi un anno quel decreto non è mai arrivato. Sara, Aurora e Samuel lavoravano a nero per uno stipendio di circa venticinque euro al giorno.
‘A Massaria ‘e Rumano ‘na fabbrica è scuppiata,
‘a ggente ca fujeva e l’ata ca chiagneva.
Chi jeva e chi turnava p’à paura e l’ati botte,
ma arrivato annanz’ ‘o canciello,
Maronna, e che maciello!
[…] Cammino, e che tristezza, m’avoto e ncopp’ ‘a rezza
‘dduje povere operaje cu ‘e carne tutt’abbruciate.
[…] So’ arrivate ‘e tavute e ‘a chiesa simmo jute,
pe’ l’urdemo saluto, p’e cumpagne sfurtunate.
P’e mmane nuje pigliammo tutte ‘sti telegramme
so’ lettere ‘e condoglianze mannate pè crianza.
[…] Chi va a fatica’ pure ‘a morte adda affrunta’:
murimm’ uno ‘a uno pe’ colpa ‘e ‘sti padrune.
A chi avimm’ aspetta’ sti padrune a cundanna’
ca ce fanno fatica’ cu ‘o pericolo ‘e schiatta’.
‘Sta gente senza core cu ‘a bandiera tricolore
cerca d’arripara’ tutte ‘e sbaglie ca fà.
(gruppo operaio ‘e zezi, ‘a flobert)
Sebbene sia stato un re attento a bilanciare la sua sete di conquiste con la volontà di limitare guerre e massacri, alle origini della presa del potere da parte di Ciro il Grande di Persia vi è una storia un po’ inquietante. Ciro era infatti nipote di Astiage, re dei Medi, che aveva dato sua figlia in sposa al re Cambise I, nel tentativo di neutralizzare la potenza dei persiani (la classica zappa sui piedi, perché da questo matrimonio sarebbe nato proprio Ciro, che da giovane principe si sarebbe ribellato al nonno, e da lì avrebbe iniziato l’ascesa verso il trono).
Astiage aveva tentato già nei primi giorni della sua vita di uccidere Ciro, allertato da un sogno premonitore del suo grande destino. Solo che aveva affidato l’incarico ad Arpago, generale e stratega che, racconta Erodoto, si era inventato tra le altre cose l’utilizzo dei cammelli come mezzo militare. Arpago non volle però eseguire il compito e lo delegò al pastore Mitradate, che quando ebbe conosciuto l’identità del neonato si rifiutò a sua volta di ucciderlo e se lo portò in casa, sostituendolo con il figlio partorito morto da sua moglie.
Qualche anno dopo, a causa di una lite, il giovane Ciro fu portato davanti ad Astiage, che lo riconobbe e capì che il suo omicidio non era mai avvenuto. Decise però di non ucciderlo, ma in compenso fece ammazzare il figlio di Arpago, e ne fece mangiare le carni al padre con un inganno, durante un banchetto. Mangiare o essere mangiati, non c’è scelta in certi casi.
Mentre scrivevo mi sono ricordato di aver visto, quando ero bambino, alcuni cartoni animati che raccontavano episodi e personaggi della storia antica attraverso la Bibbia, e che uno di questi aveva come protagonista, mi pareva, proprio Ciro. Ho provato così a cercarlo per condividerlo con un altro Ciro, un mio giovane amico che attualmente si sta formando in un asilo dei Quartieri Spagnoli. Ho scoperto però che a dispetto di un tentativo di riequilibrio alla fine del cartone, con una piccola spiegazione storica, la ricostruzione è totalmente appiattita sulla Bibbia, avvalorando alcuni grossi luoghi comuni storici come il presunto ruolo svolto dagli ebrei nella conquista di Babilonia o il perdurare di un sanguinoso assedio al termine del quale Ciro conquistò la città (in realtà lo fece senza spargimento di sangue e attraverso una politica di accordi con la classe dirigente del luogo).
Cartone bocciato, insomma: meglio aspettare, mi sono detto, che il mio amico impari a leggere. Le più belle storie sul regno di Persia sono infatti raccolte, insieme ad altre, in In viaggio con Erodoto, splendido libro in cui Kapuscinski racconta il suo peregrinare tra India, Cina, Africa e Medio Oriente, rileggendo Erodoto, il “primo grande reporter della storia” (che pure qualche licenza creativa nella narrazione di certi eventi se la concede).
Scena numero uno. Sostenuti dagli ateniesi, gli Ioni occupano e incendiano Sardi (seconda città persiana dopo Susa). Scena numero due (famosa): dopo due o tre mesi Dario, re dei persiani, viene informato del fatto. “Si dice – scrive Erodoto – che dapprima, appena lo seppe, senza tener conto degli Ioni poiché ben sapeva che non impunemente si erano ribellati, Dario chiedesse chi fossero gli Ateniesi; e poi, saputolo, chiedesse un arco e, presolo e accostatovi un dardo, lo scagliasse verso il cielo e mentre fendeva l’aria esclamasse: “O Zeus, che mi riesca di vendicarmi degli Ateniesi!”. Detto questo, ordinò a uno dei suoi servi che ogni volta che gli veniva imbandito il pranzo gli dicesse per tre volte: “Signore, ricordati degli Ateniesi”. (ryszard kapuscinski, in viaggio con erodoto)
(a cura di riccardo rosa)
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¹ Dalla serata in ricordo di Ciro Esposito, nel giorno del decimo anniversario della sua morte.