![](https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/10/filli_3.png)
Lemon Ice oppure lemon soda,
gin, vodka e cointreau
a 180 orario ‘ncopp’ a moto
c’o controllo d’a velocità me faccio pure ‘a foto.
(uomodisu, int’a ‘na favola)
The Rest is Football è un bel podcast condotto da Micah Richards e soprattutto da Gary Lineker e Alan Shearer, due leggende del calcio inglese. La scorsa settimana hanno portato in trasmissione Gascoigne, uno che sparisce dalla circolazione per mesi, rischia ripetutamente di morire sotto i colpi delle sue dipendenze e poi si ripresenta alla ribalta come se nulla fosse successo. Per i non addetti ai lavori: parliamo probabilmente del più folle tra i grandi della storia del calcio.
Gazza ha fatto il suo solito show (peccato per chi ha difficoltà con l’inglese non riuscire a seguire tutto, anche perché Gascoigne parla ancora il dialetto “geordie” come se avesse vissuto tutta la vita in un sobborgo di Newcastle): l’emozione del primo gol nello stadio della sua città, la volta in cui – sempre a Newcastle – distrusse mezzo centro sportivo di allenamento con un trattore, quella in cui mise un serpente nella tasca della tuta di Roberto Di Matteo e quella in cui si fece prestare dallo zoo di Roma uno struzzo e lo portò all’allenamento con la sua maglia numero 8 addosso.
Gascoigne è inoltre uno di quei pochi giocatori ad aver detto “no” al Manchester di sir Alex Ferguson. Questa storia è il tormentone della sua carriera, e proprio Shearer la tira fuori: “Gazza, ma quale idiota potrebbe dire no al Manchester?” (qui Shearer si auto-prende per i fondelli, perché pure lui rifiutò il Manchester per provare a vincere lo scudetto col Newcastle). “Pensi che la tua carriera sarebbe stata migliore sotto il controllo di Ferguson?”.
La gente si chiede se sarei stato diverso al Manchester, e se Ferguson mi avrebbe tenuto sotto controllo… Beh, al Manchester Cantona ha dato un calcio sul collo con due piedi a un tizio sugli spalti, Wayne Rooney è andato a letto con una vecchia, Ryan Giggs con la moglie di suo fratello… quindi sì, suppongo mi sarei trovato a mio agio. (paul gascoigne, the rest is football)
Per chiudere la parentesi Newcastle… Qualche giorno fa sono andato a fare due passi a Leazes Park, dove c’è un laghetto coi cigni e gli anatroccoli, molti alberi e prati. In uno dei prati appena fuori dal perimetro del parco ci sono una trentina di mucche che se ne stanno tranquille per i fatti loro da secoli (chiaramente non sono sempre le stesse, ma le figlie e le nipoti di quelle di prima). Le mucche appartengono ad allevatori che hanno accordi “bloccati” con il comune, che le fa pascolare in cambio di una tassa più bassa rispetto alle tariffe private. La gente passa e si ferma a guardarle, a farsi foto, a parlarci. Loro sono abituate e continuano a mangiare, a pascolare, a fare sesso. C’è un cartello su un muro di cinta che recita più o meno: “Le mucche, come i poveri, hanno bisogno di amore, non di controllo”.
Lo Stato non dedica più le sue attenzioni alla povertà con lo scopo primario e fondamentale di tenere in buone condizioni i poveri, ma con quello di sorvegliarli e di evitare che facciano danni o che creino problemi, controllandoli, osservandoli e disciplinandoli. (zygmunt bauman, vite che non possiamo permetterci)
Deleuze ci ha spiegato già due-tre decenni fa che nella “società del controllo” questo disciplinamento avverrà sempre più attraverso strumenti “tollerabili” dalla parte più civile della modernità umana, e sempre meno attraverso i classici ambienti di reclusione disciplinare, le catene, le torture fisiche (nessuna mucca è stata maltrattata durante la scrittura di questa rubrica). Il che non significa necessariamente progresso.
Può darsi che vecchi mezzi improntati alle antiche società di sovranità riappaiano sulla scena, ma con gli adattamenti necessari. […] Nel regime delle prigioni: la ricerca di pene “sostitutive” almeno per la piccola delinquenza, l’utilizzo di collari elettronici che impongono al condannato di rimanere a casa in certe ore. Nel regime dell’istruzione: le forme di controllo continuo e l’azione di formazione permanente sulla scuola, il corrispondente abbandono di ogni ricerca all’università, l’introduzione dell’impresa a tutti i livelli di scolarità. Nel regime ospedaliero: la nuova medicina “senza medico né malato” che tratta malati potenziali e soggetti a rischio, non testimonia assolutamente di un progresso verso l’individuazione, come si dice, ma sostituisce a un corpo individuale la cifra di una materia “dividuale” da controllare. Nel regime d’impresa: i nuovi trattamenti del denaro, dei prodotti e degli uomini che non passano più per la vecchia forma-fabbrica. Esempi molto ridotti, ma che permettono di capire meglio che cosa si intenda per crisi delle istituzioni, cioè l’installazione progressiva e diffusa di un nuovo regime di dominazione. (g. deleuze, la società del controllo)
Dogs è uno dei miei pezzi preferiti dei Pink Floyd. Racconta la scalata di un arrampicatore sociale nel suo paziente percorso di resistenza ai colpi della vita (cerco, quando posso, di non usare la parola “resilienza”), fino all’ingresso in alta società e con un epilogo inaspettato. L’arrivista-cane finisce però quasi per fare pietà (ascoltare l’assolo di chitarra che inizia al minuto 5:30 per conferma): crede di avere il controllo, ma in realtà è lui il controllato.
Devo ammettere di essere un po’ confuso.
A volte mi sembra che io sia stato usato.
Devo restare sveglio, devo provare a scrollarmi di dosso
questo malessere strisciante.
Se non tengo testa nemmeno a me stesso
come posso trovare la via d’uscita da questo labirinto?
Insomma, questo tizio è davvero un bastardo, ma a ben vedere è solo una pedina in un gioco più grande di lui.
Ah, dimenticavo: la stragrande maggioranza delle mucche che brucano l’erba a Leazes Park finisce in macello. Oltre all’originalità del loro modo di vivere in pace tra gli umani e le case della gente, sono famose per la tenerezza della propria carne. (riccardo rosa)