N pe’ ‘nfamità,
A p’ammore,
P è ‘a pistola ca sputa,
O è ‘a forma r‘o buco aro’ è trasuta;
L è ‘a legge ‘e miezo ‘a via e chella d’o Stato,
l’ultima è l’I-nno, p’o posto addo’ so’ nato.
(nto, patto mc, peste, svez, clementino, o3, speaker cenzou, NAnthem volume 2)
A metà settimana, solo pochi giorni dopo la loro installazione, le lettere del brand NAPOLI impiantate a piazza Municipio hanno avviato il loro lento e inesorabile processo di distruzione. I dodici pannelli di plexiglass creati dall’architetto Marco Tatafiore (ma è parente?, ci chiedevamo con un’amica) hanno iniziato a mostrare degli inquietanti squarci bianchi a causa delle altissime temperature. Pare siano state poi coperte, o forse anche no. Verranno ristrutturate (perché non fare un altro bando?) o forse anche no. Anche la loro distruzione potrebbe essere simbolo di qualcosa, e magari i turisti ci scatterebbero lo stesso i selfie.
Nell’ultima settimana ho trascorso parecchio tempo a Dalston, un quartiere nella zona orientale di Londra, storicamente abitato da numerose comunità migranti e da una rete di artisti e intellettuali senza un soldo. Come tutti i quartieri della capitale inglese anche Dalston è sotto l’attacco delle armate neoliberiste, che vorrebbero acquistare, radere al suolo e ricostruire. Qualche anno fa il comune di Londra, nell’ambito di una devolution che dà parecchio potere agli enti locali, ha detto senza giri di parole: cinema, giardini, orti sociali, baretti bohemien non servono a nulla perché non producono ricchezza. Distruggeremo tutto per farci, per lo più, case per la media borghesia attirata dalla vitalità del quartiere.
A questi annunci hanno fatto seguito due processi di resistenza. Uno organizzato da un gruppo di studenti e docenti di architettura e arte contemporanea che avevano creato una mappa relazionale del circondario giusto un anno prima dell’annuncio del Comune. E l’altro per opera dei mercatali neri di Ridley Road, a cui il Comune voleva sottrarre un deposito di alcune centinaia di metri quadri per fare ancora case. Entrambi i processi di opposizione hanno avuto successo e il quartiere (il mercato soprattutto) mantiene per larghi tratti la propria bellezza. Tuttavia, se il colonialismo di insediamento capitalistico–istituzionale è andato a sbattere contro la reazione delle persone, non è raro vedere sulla main road di Dalston i segni dell’avanzare del grande capitale privato, che ha aperto, in luoghi dove non c’entrano assolutamente nulla, bar e attività di catene tipo Pret à manger.
FLORENCE: Uh, don Genna’ ch’avite fatto? Ve site ‘nfuso tutta ‘a giacchetta!
ATTILIO: Seh, nfòsa! Chell’ s’è squagliata ‘a ‘nzogna dínt’ ‘a sacca! […]
VIOLA: (gridando): Vedite, vedite! Tu già stavi pulito… mo si’ cchiú nzevuso ‘e primma! Ma quando ti spari? Quando???
GENNARO: Ma come, uno si spara per ‘na macchia ‘e ‘nzogna? […] E poi, fosse colpa mia? […] Esiste una teoria, un sistema per portare la sugna? […] Io poi sono distratto… l’artista è sempre distratto.
VIOLA: E se capisce! Pare che quando é dopo è ‘isso che jetta ‘o sanghe a pulezza’… Tene chesta scema vicino: e mo’ cucina, po’ s’adda pruva’ ‘o lavoro ‘e stasera, po’ miettete a pulezza’ ‘a giacchetta p’o fa’ recita’… Perché deve recitare… l’artista distratto!
GENNARO: L’artista di-strutto!
(dialogo sul trasporto della sugna tra gennaro e viola, uomo e galantuomo)
Sempre durante questo ultimo breve soggiorno londinese mi sono trovato a guardare, una sera, un documentario sull’estinzione di massa dei dinosauri. Il doc, in realtà (prodotto da Spielberg e con top-voce narrante di Morgan Freeman), mette l’accento sulla distruzione naturale del pianeta, che è stata poi causa dell’estinzione di triceratopi e tirannosauri, più che sull’estinzione in sé. Ho appreso che i dinosauri che hanno regnato sulla terra per milioni di anni sono spariti in poche settimane sotto i colpi del fuoco; che tre quarti delle specie che hanno abitato la terra sono state distrutte almeno quattro volte; che oltre il novanta per cento delle specie esistite nella storia del pianeta si è estinto.
Al netto degli enormi rispetto e ammirazione per i tanti attivisti che nel mondo lottano per difendere il pianeta e la natura dal nostro stesso egoismo, siamo sicuri di avere – proprio noi, vivi da appena centinaia di migliaia di anni – il diritto di opporci al corso naturale della storia? Quello che sappiamo fare meglio, d’altronde, è dargli una mano.
MODO 1:
Il capitolo Bombardamenti a tappeto. 22-26 novembre 1943 presenta due libri […] che danno un’idea delle devastazioni cui andò incontro il giardino zoologico in occasione di quegli attacchi. Perse la vita un terzo dei duemila animali rimasti ancora sul posto dopo l’evacuazione. Le scimmie e i cervi giravano liberi, gli uccelli erano volati via dai tetti di vetro in frantumi. “Si era sparsa la voce – scrive Heinroth – che i leoni fuggiti fossero corsi all’impazzata intorno alla vicina Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche: in realtà giacevano asfissiati e carbonizzati nelle loro gabbie”. Sotto blocchi di cemento, terra, frammenti di vetro, palme abbattute e tronchi di alberi rovesciati, i rettili giganti si contorcevano per il dolore nell’acqua alta a malapena una spanna o rotolavano dalle scale, mentre il riflesso rossastro di Berlino che periva tra le fiamme penetrava dal fondo attraverso una porta sventrata. “Gli elefanti che avevano perso la vita per il crollo dei loro ricoveri dovettero essere fatti a pezzi nei giorni successivi, e durante questa operazione – riferisce Heck – gli uomini strisciavano nelle gabbie toraciche dei pachidermi e frugavano in mezzo a montagne di visceri. […] Le code di coccodrillo, cotte in grandi marmitte, avevano lo stesso gusto di carne di pollo grassa e i prosciutti e le salsicce d’orso diventarono per noi un’autentica prelibatezza”. (w.g. sebald, storia naturale della distruzione)
MODO 2:
I am an Antichrist
and I am an anarchist.
Don’t know what I want
but I know how to get it:
I wanna destroy the passerby […]
I thought it was the U.K.
or just another country,
another council tenancy […]
And I wanna be
Anarchist:
get pissed,
destroy!
(sex pistols, anarchy in UK)
(riccardo rosa)
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