Mercoledì sono andato a fare la prova orale di un concorso pubblico. È stato divertente perché, attraverso una serie di rigidi calcoli scientifici, avevo la certezza matematica di non poter ottenere nessuno dei tredici posti che il ministero aveva messo a bando più di un anno fa. Il concorso era finanziato dal famoso Pnrr, ricco piatto dal quale già in altre occasioni devo ammettere di avere attinto, e non prevedeva graduatorie a scorrimento per i vincitori. L’unico obiettivo della gran parte dei partecipanti era quindi non farsi bocciare per ottenere tre punti nelle graduatorie dalle quali vengono, di anno in anno, convocati i lavoratori precari del ramo. “L’importante – mi hanno detto su un gruppo Whatsapp – è non fare macelli. Fare il minimo. Giocare in difesa per non farsi bocciare”. Nel calcio ha funzionato spesso. E anche nella vita.
Quella è stata una delle giornate più calde nella storia della città. Per festeggiare il mio status di vincitore di concorso senza posto, dopo la prova sono andato a comprare un chilo di granita nella mia gelateria di riferimento a Fuorigrotta (non dico il nome perché la policy sulle marchette è già stata oggetto di accese discussioni in redazione). Quando dico granita, naturalmente, non intendo la grattatella o il ghiaccio con lo sciroppo. Ma quella vera, cremosa, amara se necessario. Come la fanno in Sicilia. Peppe (il gelataio) ormai sa che nel mio bicchiere formato maxi deve mettere sotto il pistacchio, e sopra la mandorla.
Ha avvelenato otto persone in pochi giorni. La prima vittima era stata una turista ischitana settantottenne, narcotizzata e derubata da un finto tassista abusivo al Beverello. I carabinieri hanno arrestato per questo episodio (il fermo è in attesa di convalida) un quarantanovenne napoletano residente in centro, ora le indagini ipotizzano che sia anche il responsabile degli allarmanti episodi avvenuti sabato scorso in un discount di piazza Poderico e mercoledì in un negozio di Genepesca in via Foria. In entrambi i casi un uomo si è presentato nel locale con un vassoio di bicchieri di latte di mandorla. «Li manda il bar», ha detto. Nel discount li ha offerti a quattro commesse, che sono svenute poco dopo. (dario del porto, la repubblica napoli, 12 luglio)
Il mandorlo viene dall’Asia centrale. È stato portato in Sicilia dai greci quasi tremila anni fa. Si dice che Fillide, principessa della Tracia, non vedendo tornare il suo amato Demofonte dalla guerra contro Troia, si lasciò morire credendolo defunto. Atena, colpita dal gesto della principessa, ne ebbe compassione e la trasformò in un bellissimo albero fiorito. Quando Demofonte tornò e seppe che Fillide era stata trasformata in albero, si recò sotto al mandorlo e si addormentò ai suoi piedi in lacrime. Al risveglio si ritrovò ricoperto da piccolissimi e sottili fiori rosa, che la principessa aveva voluto donargli per consolarlo dal pianto.
“Alcuni cittadini mi hanno inviato le foto dalle quali emerge che un’area adiacente al galoppatoio del Bosco di Capodimonte sarebbe stata spianata mediante abbattimento di alcuni alberi, anche di discrete dimensioni, per la realizzazione di un parcheggio”. Non nasconde la preoccupazione il consigliere comunale Gennaro Esposito, […] che ha inviato una richiesta di chiarimento alla direzione del Museo del Real Bosco di Capodimonte, alla Soprintendenza ai Beni culturali, al comune di Napoli e alla procura della Repubblica […]. A stretto giro, però, arriva anche la risposta del Museo, guidata dal direttore Eike Schmidt, che a Fanpage.it smentisce che nel bosco si stia realizzando un nuovo parcheggio. Si tratterebbe, invece, di un cantiere previsto dai fondi del Pnrr (aridaje, nda) e con tutte le autorizzazioni. Si tratterebbe, insomma, di uno slargo che viene temporaneamente utilizzato come area di cantiere del progetto di rifacimento dei viali. I tronchi sarebbero quelli degli alberi tagliati per motivi fitosanitari che vengono di solito depositati là. (pierluigi frattasi, fanpage.it)
Da un po’ di tempo non sono sicuro di sapere se l’Algoritmo legga i miei pensieri oppure pensi al mio posto e sia io a leggere i suoi. Fatto sta che da quando ho scelto la parola di questa settimana il mio feed mi propone una serie di notizie di alberi tagliati e oasi verdi distrutte in tutta Italia. Che è sempre interessante leggere mentre al tg mandano a loop i pezzi sul cambiamento climatico, le spiagge prese d’assalto e gli anziani abbandonati in casa.
Alberi abbattuti a Milano, il caso dell’oasi di via Scaldasole. La denuncia dei residenti: «Alcune piante erano storiche». (il corriere della sera, 6 luglio)
Gli alberi abbattuti dal… Pnrr. La riqualificazione delle scuole stermina cedri, palme e ulivi (il resto del carlino, 28 giugno)
Vomero-Arenella, la Spoon River degli alberi tombati (anteprima24, 9 luglio)
Xylella, ritrovati sei alberi di mandorlo infetti in agro di Triggiano. Pentassuglia: “Fondamentale il lavoro di monitoraggio sui vettori” (regione puglia)
Luigi Russo, giornalista e attivista, parlava della Xylella come di un cavallo di Troia costruito per sradicare quelle resistenze naturali, sociali e legislative che avrebbero impedito di portare nel Salento modelli di sviluppo altamente redditizi e di alto impatto ambientale. Un’occasione per liberare il suolo da ulivi plurisecolari e liberare il territorio dall’economia locale estranea ai circuiti del mercato globale, con piccoli appezzamenti a conduzione familiare. […] Un cambiamento auspicato da tempo anche da alcune associazioni di categoria, che vedono negli ulivi monumentali un vincolo tecnico-economico e nelle leggi a loro tutela un vincolo normativo, mentre spingono per la “ristrutturazione degli oliveti obsoleti”. Anche per la Regione la presenza diffusa di piante secolari è la causa della “rigidità strutturale del comparto olivicolo” e un ammodernamento degli impianti si rende indispensabile per “rafforzare la competitività delle aziende olivicole pugliesi”. (chiara romano, lo stato delle città, numero 12)
Buona domenica, favoritemi un latte di mandorla. (riccardo rosa)