Una madre, porgendo al figlio lo scudo, lo incoraggiò così: “Figlio mio, torna con questo o sopra questo”. (plutarco, apophthegmata)
Ha fatto scalpore la notizia, a inizio settimana, di alcuni membri appartenenti a un clan malavitoso dell’area orientale di Napoli che se ne andavano in giro per le strade del quartiere facendosi scudo con i bambini, per evitare gli agguati; una pratica in effetti barbara, che tuttavia non dovrebbe stupire più di tanto, visto che è almeno un anno che in città si spara quasi tutti i giorni, e solo nelle ultime due settimane è successo a San Giovanni e Bagnoli, al centro storico, Forcella, Banchi nuovi e Fuorigrotta.
Politici ed editorialisti si agitano indignati come se vivessero in un’altra città, così come si sconvolge il procuratore Gratteri del fatto che un boss, dalla sua cella di Milano-Opera, impartiva ordini al clan e gestiva attività imprenditoriali.
Dopo l’ennesima intervista e/o conferenza stampa si capisce in realtà dove vuole andare a parare Gratteri, facendosi scudo col suo stupore: chiude il cerchio, affermando che il 41-bis è inutile perché è stato depotenziato negli anni (in realtà sono solo stati concessi alcuni diritti umani minimi, tipo poter cucinare in cella).
Avrebbe bisogno di una lezione di storia, Gratteri, che capovolga il suo ragionamento. Su una cosa ha ragione: il 41-bis è inutile. A parte i rari eclatanti casi di super-capi che dovevano essere messi da parte perché il loro tempo era finito, i leader delle cosche hanno sempre comandato dal carcere. E fatti salvi forse gli anni che servivano allo Stato per archiviare la “stagione delle stragi”, molti di loro l’hanno fatto anche dal 41-bis (e non c’entrano niente le modifiche a regolamenti che sono, da sempre, discrezionali e non normati, e che permettono torture fisiche e psichiche ai danni di persone che sono sotto la custodia dello Stato).
Si industrino Gratteri e i suoi, se le mafie non sanno sconfiggerle con le manette e le prigioni, a pensare a un’alternativa per contrastarle. Ma pretendere di combattere un contro-Stato radicato a tutti i livelli nel tessuto politico, economico e sociale del paese, isolandolo, è solo uno spreco di energie e risorse. Pensare che le criminalità organizzate che fanno affari a Hong Kong e Dubai, che investono in criptovalute e bitcoin, abbiano bisogno dei pizzini passati sottobanco in una sala colloqui, è pura idiozia. Il 41-bis è inutile, lo dice la storia. Torturare le persone è illegittimo, lo dicono quintali di scartoffie in tutto il mondo civile. Non è lecito pensare che una legge inutile e illegittima si renda meno inutile rendendola ancora più illegittima. Il 41-bis è un abominio indegno di un paese civile e va eliminato. Punto.
Le forti restrizioni previste dal 41-bis, prolungate nel tempo, provocano effetti estremamente dannosi nei detenuti, spesso irreversibili, capaci di alterare le facoltà sociali e mentali degli uomini e delle donne ristrette. Non esiste reato – che si parli di eversione, terrorismo o mafia – che possa giustificare l’esistenza di uno strumento torturatorio da parte dello Stato nei confronti di un detenuto o una detenuta (d’altronde anche l’articolo 27 della Costituzione vieta di irrogare “trattamenti contrari al senso di umanità”). Nel 2003 Amnesty International ha definito il 41-bis un trattamento “crudele, inumano e degradante”. Ancora, quattro anni dopo, gli Stati Uniti hanno negato l’estradizione del boss mafioso Rosario Gambino, definendo il carcere duro italiano un regime “assimilabile alla tortura”. (perché no, da: moriredipena.it)
Sto andando fuori tema, lo so, ma Gratteri mi fa veramente incazzare. Lasciamolo perdere e torniamo ai nostri scudi.
Lo scudo di Trump e l’ira dei Dem: “Ora ha le chiavi per la dittatura” (la stampa, 2 luglio)
Francia, lo scudo anti-spread dopo il secondo turno elettorale? (milano finanza, 1 luglio)
Decine di morti a Gaza City, esercito israeliano usa un palestinese in Cisgiordania come scudo umano (euronews.com, 24 giugno)
Pratica molto in voga, nel moderno giornalismo, è quella di andare a intervistare (ergo: provocare) qualcuno portandosi una scorta, civile o militare, a mo’ di scudo. Lo fanno talvolta Le Iene, lo fa Brumotti di Striscia la notizia ogni volta che esce di casa, lo fa Francesco Emilio Borrelli (si legga questo puntuale contributo su come il nostro è diventato giornalista, nei primi anni Duemila) anche quando va a comprare le sigarette.
In un servizio surreale andato in onda in settimana, si può però ammirare come Borrelli sia stato capace di infettare anche gli inviati del Tg3 Campania, che partono ormai a caccia di scoop insieme al parlamentare, cercando di farsi picchiare da qualcuno. A beneficio di quelli che non hanno la forza di seguire le sue gesta, va specificato che in queste settimane Borrelli si sta dedicando ad alimentare una faida sul lungomare tra i venditori di bibite che hanno i permessi e quelli che non li hanno.
La situazione sta degenerando, e ingenuamente mi chiedevo nello spogliatoio, dopo il calcetto: se dovesse succedere qualche guaio serio in una di queste risse, si sentirà un po’ in colpa, Borrelli, o passerà all’incasso monetizzando le visualizzazioni dei suoi video che già gli hanno fruttato un lauto stipendio da parlamentare?
(riccardo rosa)
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