Mille e cinquecento impianti di sorveglianza già esistenti a Napoli e trecentocinquanta nell’area metropolitana. Due milioni messi a disposizione dalla Regione Campania per aumentare le telecamere nelle periferie. Il raddoppio di presidi fissi di soldati e forze dell’ordine nelle piazze napoletane, in particolare a piazza Dante, nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”, di fatto una guerra aperta agli adolescenti della città (per la quale il prefetto Di Bari ha ringraziato “la sensibilità del ministro Piantedosi”). Che non sia questa la soluzione, considerando che tutti si lamentano?
E invece i commercianti della zona insistono, e in settimana hanno protestato per chiedere ancora più telecamere, più pattuglie, più sicurezza. Soprattutto, vogliono che i militari non stiano fermi in un posto ma si muovano avanti e indietro nella piazza. Pronti a intervenire contro il nemico minorenne.
(credits in nota1)
Per evitare la “serrata” dei commercianti, che minacciavano di lasciare le saracinesche abbassate per protesta contro le baby gang e contro lo Stato, il prefetto ha messo su una sorta di consiglio di guerra, convocando il comandante dei carabinieri e il questore, e portandoseli a un incontro con i commercianti di cui sopra (che si sono tranquillizzati e hanno cancellato l’iniziativa).
Personalmente ho appreso quest’accezione del termine “serrata” (“sospensione dell’attività lavorativa da parte di piccoli imprenditori, specialmente commercianti e artigiani, consistente nella chiusura dei propri esercizi di vendita e distribuzione, come forma di tutela dei propri interessi”) solo di recente. Più nota mi era quella di “sospensione totale o parziale del lavoro disposta dal datore di lavoro come mezzo di intimidazione, di coercizione e di rivalsa contro i lavoratori, durante vertenze e lotte sindacali; non avendo, come il diritto di sciopero, specifica tutela costituzionale, la serrata va considerata violazione degli obblighi contrattuali del datore di lavoro, e, nei casi più gravi, può configurare una forma di comportamento antisindacale vietato dallo Statuto dei lavoratori”.
Il proprietario delle fonderie
una serrata aveva ordinato,
ma gli operai avevan lottato
per difendere il posto di lavor.
Il boss fascista Adolfo Orsi
e Mario Scelba suo degno compare
a sangue freddo fecero sparare
su quella folla seminando terror.
(bruna montorsi, l’eccidio di modena)
Da qualche anno esiste una piattaforma che si chiama “Rilanciare il settore, rilanciare il paese” che di fatto è un’intesa tra organizzazioni datoriali e sindacati confederali (Cgil compresa) perché il comparto delle costruzioni venga sostenuto da investimenti pubblici su infrastrutture e grandi opere. Nel 2019, quando in occasione di un #climastrike il sindacato guidato da Landini chiamò una giornata di mobilitazione dei lavoratori delle costruzioni, richiamando esplicitamente a quella piattaforma e quindi all’intesa con i padroni, in molte città italiane, e in particolare davanti alle sedi dei sindacati, comparvero dei manifesti:
Alle due di notte dello scorso 7 ottobre, con l’ausilio di ruspe e lacrimogeni delle forze dell’ordine, un gruppo di militanti No Tav è stato sgomberato da un terreno che il movimento aveva collettivamente acquistato e che era in corso di esproprio (lo sgombero è avvenuto addirittura prima dei termini previsti dalla legge). Il terreno è stato recintato da blocchi di cemento e griglie di ferro protette da filo spinato.
Secondo il sito Volere la luna, sul terreno non sarebbero previsti lavori nel breve-medio termine. Il gruppo di proprietari ha avviato un’azione legale contestando le modalità di esproprio dell’area che considera illegittime.
Sulla storia del grande inganno Torino-Lione sono stati prodotti decine di reportage, documentari, libri, oltre che materiale che di anno in anno si rinnova e viene presentato nel corso del festival che si tiene ogni estate in Val di Susa. Due tra le cose migliori sono Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav, di Wu Ming1, e Binario Morto. Alla scoperta del corridoio 5 e dell’Alta velocità che non c’è, autori Andrea Benedetti e il compianto Luca Rastello, di cui ricorrerà quest’estate il decimo anniversario della precoce scomparsa.
Poi, magari, ti assale un pensiero: sono gli oggetti che ti sopravviveranno. Un giorno tu sarai morto e nel solito vecchio pettine ci sarà ancora impigliato qualche tuo capello. (luca rastello, piove all’insù)
A proposito di scioperi e di Tav, è bene ricordare che l’articolo 15 del Ddl 1660 in corso di approvazione – uno dei motivi per cui si è manifestato negli ultimi due giorni – prevede alcune modifiche all’articolo 583-quater del codice penale “in materia di lesioni personali ai danni di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio”. Una aggravante di nuova formulazione prevede che:
all’articolo 339 è aggiunto il seguente comma: “Se la violenza o la minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la pena è aumentata”.
Blocchi, disobbedienza, picchetti. Quanto sembri lontano, millenovecento.
(credits in nota2)
(a cura di riccardo rosa)
_________________________
¹ Totò e Tina Pica in: Destinazione Piovarolo, Domenico Paolella (1955)
² da: La classe operaia va in Paradiso, Elio Petri (1971)