5 Dicembre 2024
Filippo Kalomenìdis è uno scrittore, poeta e militante politico. Ha pubblicato La direzione è storta. Reportage lirico sul Covid-19 e i virus del potere (2021) e, con il Collettivo Eutopia, Per tutte, per ciascuna, per tutti, per ciascuno. Canti contro la guerra dell’Italia agli ultimi (2022).
Kalomenidis sarà a Napoli il prossimo 5 dicembre per presentare il suo nuovo libro, La rivoluzione palestinese del 7 ottobre (Pgreco edizioni). Dalla prigionia nelle carceri sioniste di Khaled El Qaisi, nel settembre 2023, sino al martirio di Fouad Alì Shokr a Beirut e Ismail Haniyeh a Teheran, il volume ripercorre la storia della Resistenza palestinese, combinando versi, diario intimo e militante e dialoghi; dando vita a una raccolta di saggi eretici e poetico-politici sulla Palestina. Prosegue nel solco, già tracciato dai suoi libri precedenti, di riscrittura della "storia bruciante", dalla parte degli oppressi, dei diseredati e dei prigionieri.
A seguire alcuni estratti della nota della traduttrice del volume, Maria Antonietta Scanu.
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Al di là delle possibili visioni divergenti, siamo in presenza di un fondamentale, emozionante, potente e decisivo contributo poetico-politico-storico che apre alla discussione, al confronto e alla comprensione di questo tempo buio, fatto di apartheid e di genocidio, del quale è diventato finalmente impossibile tacere dopo il Tūfān al-Aqṣā del 7 ottobre.
Già dal titolo e dalle primissime righe si intuisce che siamo di fronte a un libro eretico e ambizioso, esigente un approccio che potremmo definire metacognitivo, per utilizzare un termine preso in prestito dalla psicologia. Chi legge è chiamato a conoscere non solo, banalmente, se stessa o se stesso, ma anche qual è il proprio posto, ora, nella Storia mentre accade, nella "storia bruciante", come la chiama Tucidide. L’autore la tocca con la propria mano e la riscrive dal basso in ogni suo libro, operando sul τραῦμα, sulla ferita non rimarginabile con l’intento di renderla miracolo, θαῦμα, e costringe chiunque la accolga a mettersi in discussione rispetto al proprio non-agire oppure agire con modalità insufficienti, per incrinare l’orrore di quest’epoca.
Eretico perché ha il coraggio di essere una voce limpida contrapposta al pensiero ortodosso nordoccidentale: tanto all’impianto ideologico della destra, quanto a quello della cosiddetta sinistra, che si mostrano apparentemente opposte ma sostanzialmente coincidenti in un’unica radice che non deve mai essere contestata, che vuole che il termine genocidio sia riferito solo alla Shoah e che il popolo palestinese continui a essere “vittima”: il capitalismo imperialista e colonialista sionista. Lo è nel definire fin dall’inizio “rivoluzione” quella palestinese del 7 ottobre in quanto sovversione violenta e definitiva del presente, e lo dice bene anche Samed Ismail nell’introduzione, così come nell’individuare l’elemento più caratteristico che fa di questo conflitto una rivoluzione e non semplicemente una sollevazione, un’insurrezione o una guerra come tante: il teocentrismo, come inteso da Massimo Campanini, cioè la centralità della dimensione spirituale che garantisce tutte le altre, soprattutto la tensione costante a un ideale di giustizia umana che spalanca le porte al divino, di liberazione dall’oppressore che vuole cancellare ogni traccia di identità differente. [...]
Pagine eretiche anche nella maniacale ricerca linguistica e stilistica. La poetica è quella dell’"opera esperienza sensibile", come la definisce l’autore, già sperimentata nei suoi precedenti testi, anch’essi "libri da incontrare", in cui ci ha abituati sia all’utilizzo della "parola scabra" nel chiamare senza vergogna le cose con il loro nome, usata scandalosamente al pari di quella salvifica di Dio, incomprensibile all’uomo, come fa per il genocidio sionista del popolo palestinese o dei prigionieri politici palestinesi nelle carceri italiane, sia alla sua presenza attiva in campo nel fluire del racconto, sia alla combinazione di dialoghi politici, versi e diario di un militante, a cui ora si aggiungono favola, saggio poetico e intervista. [...]
Ambizioso nel voler chiamare la coscienza del lettore a spalancare gli occhi del cuore e riconoscere che la battaglia per la liberazione totale della palestina coincide con quella, cruciale per l’essere umano, tra oppressori e oppressi. Quella in cui chi lotta e resiste, anche quando piegato, rifiuta l’ideologia vittimaria (che non fa altro che legittimare e giustificare il proprio carnefice), ma al contrario, il combattente è martire, in greco antico μάρτυς (martis) significa “testimone”; in arabo شهيد) shahid significa “attestante, testimone di fede”. Quella che fa combaciare poetica e politica, come insegnano gli autori palestinesi largamente citati in questo libro, da Ghassan Kanafani a Ahmed Qatamesh, da Joseph Massad a Ahmad Sa’dat, da Edward W. Said a Ibrahim Nasrallah e Naiwan Darwish. Quella che vuole spingere ciascuna e ciascun militante del Movimento per la Palestinaa unire la propria voce alle altre dentro il campo di battaglia, andando oltre se stessi.
Ci sono molti modi per leggere questo libro, ma il più bello è leggerlo "coincidendo con se stessi" e rispondendo con lo stesso "estremismo umano" con cui Kalomenìdis scrive e vive, che è "fare uso della propria vita per sé e per gli altri". [...] Se la vita non è più definibile tale, se la vita non è nemmeno nuda perché non ha un corpo da spogliare, se è priva di tracce di sacralità, allora va scagliata, come strumento offensivo, contro coloro che opprimono e sottomettono. Fino a perderla, se necessario. L’"estremismo umano" è potenza di vita, vita profonda in contatto con la morte per dirla con Heidegger, ricerca di una vita nuova. È rifiuto di sopravvivere, quindi di “sotto vivere”.
Il libro verrà presentato giovedì 5 dicembre alle 17:30 presso l'Ex Asilo Filangieri (vico Giuseppe Maffei, 4).
Durante la presentazione sarà possibile acquistare le copie del libro, il cui incasso sarà interamente devoluto alla raccolta fondi per Gaza sostenuta dall'Associazione Amicizia Sardegna-Palestina, dall'Unione Democratica Arabo Palestinese - UDAP, dai Giovani Palestinesi d'Italia e dal Centro Culturale Handala Ali - مركز حنظله علي الثقافي