15 Ottobre 2025

All’alba del terzo anno di genocidio, Nazra Palestine Short Film Festival, in collaborazione con RUP - Rete Ricerca e Università per la Palestina, propone un focus itinerante sugli archivi cinematografici palestinesi, intesi come forme di resistenza culturale. Le politiche di silenziamento degli archivi si inseriscono in un più ampio progetto di eradicazione del patrimonio (im)materiale palestinese, che negli anni ha generato una vera e propria “grammatica della distruzione” entrata con violenza nel vocabolario quotidiano attraverso il suffisso latino -cidio.
Nel contesto di un etnocidio che perdura da settantasette anni, definito nell’ambito degli studi culturali palestinesi come alnakba almustamirra (la catastrofe infinita), le pratiche di svuotamento e colonizzazione di terre e città (spaziocido e urbicidio), la distruzione delle istituzioni scolastiche (educidio e scolasticidio) e i tentativi di annichilimento dei saperi (epistemicidio) sono confluiti nelle attuali, e se possibile sempre più efferate, pratiche genocidarie perpetrate dall’entità sionista.
All’interno del paradigma mediatico contemporaneo, che oscilla schizofrenicamente tra invisibilità e ipervisibilità, si colloca l’urgenza di ripensare la visualità di Palestina. Di qui, il progetto di dedicare un focus agli archivi visivi palestinesi, intesi non come sterili contenitori di verità del passato, ma come pratiche quotidiane da riattivare contro l’oblio forzato.
Il programma del focus, che si svolgerà tra il 15 e il 24 ottobre durante la sesta edizione di Nazra Palestine Short Film Festival in cinque diverse università italiane, guarderà agli archivi oltre le classiche dicotomie tra privato e pubblico, passato e futuro, materiale e immateriale. Attraverso le voci e gli sguardi di alcun* dei protagonisti della storia del cinema palestinese, si cercherà di restituire le sfumature di quella che lo storico sociale Beshara Doumani ha definito “febbre dell’archivio”. Si attraverseranno quindi le esperienze pionieristiche della Palestine Film Unit (Amman, 1967) in quanto prime espressioni di agency visuale palestinese, convogliate in un archivio poi trafugato e a sua volta ricatalogato nella colonialità degli archivi dell’esercito israeliano. Ad una retrospettiva sul cinema della rivoluzione (1967-1982), si affiancheranno momenti di riflessione sulle strategie creative attuate nelle opere filmiche contemporanee che lavorano con archivi e memoria, abbattendo i tradizionali confini tra documentario, fiction e film sperimentale. Il dialogo tra e con l* ospiti di ciascun evento sarà sempre accompagnato dalla visione commentata di cortometraggi esemplificativi, d’archivio e/o di recente produzione.
Questo focus è dedicato all’immaginazione archiviale, al diritto di sognare della gente di Palestina che accanto all’inalienabile “permesso di narrare” (Edward Said) restituisce dignità a un’umanità troppo spesso ridotta a numeri.
L’arte è sempre politica. La memoria è resistenza.
A questo link il programma completo degli eventi