È la sera del 26 ottobre a Pompei, in piazza Falcone e Borsellino si radunano centinaia di persone. Tra poco partirà il corteo di solidarietà con la popolazione di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Terzigno, contro le discariche, per una corretta gestione dei rifiuti a partire da riduzione degli imballi, riuso, raccolta differenziata spinta, sognando Vedelago… Man mano che la folla aumenta si incontrano e si ritrovano amici e amiche d’infanzia, gente da poco rincasata dal lavoro, pensionati, studenti, commercianti, albergatori. I ricordi si mescolano alle analisi approfondite sulla crisi. E ci vuole poco a capire che è crisi di valori.
Arrivano i politici, il sindaco, i consiglieri, si parte. Piove. Partono gli slogan: “Non state a guardare: scendete in piazza a manifestare!”, “Giù le mani dal parco nazionale!”, “L’immondizia non va bruciata: raccolta, raccolta, differenziata!”, “La lotta è dura e non ci fa paura!”, i cori: “La gente come noi non molla mai”. Siamo centinaia. Forse un migliaio. Via Lepanto è piena di gente. Risaliamo via Piave. Sono quasi le nove. Puntuale il passaggio a livello chiuso ci ferma all’imbocco di via Nolana. La percorriamo tutta sotto la pioggia. Dopo il cimitero, all’incrocio con via Grotta e Tre Ponti si unisce al corteo la gente di Scafati, con il loro sindaco. La gente di Parrelle ci applaude. Guarda: lì in fondo la mia famiglia coltivava i fiori. In questi giorni si lavorava il crisantemo. Arrivati a Passanti sfiliamo tra gli scheletri dei compattatori bruciati. Il corteo ammutolisce, sembra davvero di essere entrati a Belfast… certe scene un conto è vederle alla tivvù, un conto è vederle da vicino, arrivano i fotografi, cercano di farci mettere in posa, cerchiamo di fargli capire che non è cosa, riescono a fotografarci dietro uno striscione con un compattatore bruciato sullo sfondo.
Imbocchiamo la Panoramica, decine di auto sono bloccate ma gli automobilisti pazienti solidarizzano con noi e accompagnano i nostri slogan con colpetti di clacson. Da poco sono passate le dieci quando incontriamo le mamme vulcaniche che sono venute ad accoglierci. Applaudono. Le applaudiamo. È quasi una festa, nel buio surreale rischiarato dai lampeggiatori delle camionette delle forze dell’ordine. Quanto manca alla “rotonda della resistenza”? In quella traversa, un po’ più avanti, c’è il pezzetto di terra dove i nonni coltivavano la vite, il pesco, l’albicocco, e c’è ancora maestoso il noce e ‘o per’ ‘e fic’… Ancora un pezzettino di strada in salita e finalmente siamo alla rotonda. Ancora applausi, la gente di Boscoreale ci accoglie festosa. Applaudiamo la gente di Boscoreale. Abbracciamo i compagni e le compagne… emozioni, ricordi… ho visto le foto di tua mamma… quello è tuo figlio: azz’ come s’è fatto grande… All’improvviso parte, liberatorio, il coro “Fratelli d’Italia”, ancora applausi, ancora slogan: “Chi non salta Bertolaso è”. Un cordone di agenti in tenuta antisommossa impedisce di avvicinarsi alla strada che porta alla discarica. Le forze dell’ordine proteggono la zona strategica-militare. Inviolabile. Era un parco nazionale. (giampiero arpaia)