Boscoreale, giovedì 11 novembre. Nuova assemblea pubblica, dopo l’exploit che la protesta vesuviana aveva raggiunto nei giorni passati. Nuova assemblea perché… Perché non è cambiato assolutamente nulla dalla venuta del duo Berlusconi-Bertolaso. Ancora nessun decreto è stato firmato per l’eliminazione della cava Vitiello dal novero delle buche “papabili”, e contemporaneamente gli sversamenti nella più pericolosa cava Sari sono ripresi, tra frazione secca e, di certo, anche quella umida e indifferenziata. Risultato? Puzza, puzza e ancora puzza. O meglio, come dice il premier, “miasmi”.
Un’assemblea che si tiene all’indomani della diffusione dei nuovi dati sull’inquinamento della falda, in cui si evidenzia anche come siano state condotte le precedenti analisi sui dati raccolti dall’Arpac nel 2009, che avrebbero dovuto portare alla chiusura della discarica già da allora. A sentire il movimento in difesa del territorio dell’area vesuviana, “è l’ennesima truffa ai danni delle popolazioni. L’inquinamento della falda acquifera di cui si discute era già noto, oltre che evidente. Uno sversatoio che ha funzionato per vent’anni – sempre la Sari, già utilizzata fino al 1995, ndr – pieno di materiali tossici provenienti dall’Acna di Cengio, poteva mai purificare il territorio? E i nuovi carichi di rifiuti indifferenziati potevano mai non aggravare una situazione già compromessa fino al midollo?”.
Dunque è evidente che il presidio di Terzigno non ha alcuna intenzione di fermarsi, anche se le posizioni sono molto diverse da quelle di un paio di settimane fa. I sindaci infatti, Langella in testa, sembrano essere pienamente rientrati nei ranghi dei loro rispettivi partiti. Proprio il primo cittadino boschese ha affermato che «non ci sono problemi con la Sari, e sarò io stesso a scortare i camion fin dentro la discarica». Ma come? Proprio lui che voleva morire di fame e strappare la tessera del Popolo delle libertà? Eppure, insieme a lui, in tanti hanno lasciato la strada e nelle piazze sono rimasti solo i comitati. Quello che ancora emoziona, nonostante tutto, è la consapevolezza che chi rimane in piazza dimostra di avere acquisito: i volantini che il movimento faticava a distribuire un anno fa, oggi vanno a ruba; la gente ha sete di conoscere nei dettagli ciò che prima ignorava. Alla rotonda ormai tutti sanno quello che il movimento ha diffuso dopo la pubblicazione delle analisi, cioè che “la legge 156/06 art.242, che impone al gestore del sito in questione e ai sindaci, tutori della salute pubblica, di chiudere e bonificare il luogo dello scempio nel giro di ventiquattro ore una volta riscontrato il danno, è stata del tutto violata”.
Questo è il tipo di informazioni che da anni non arrivava più alla gente, la conoscenza dello stato dei fatti che ieri ha portato centinaia di cittadini a imporre al consiglio comunale di Terzigno un’ordinanza con cui si vieta ai comuni vesuviani di sversare all’interno dell’ormai satura discarica Sari – almeno finchè la prefettura non farà annullare la decisione. Questa stessa consapevolezza domani, lunedì 15 novembre porterà altra gente su alla rotonda per affrontare un dibattito sulla Protezione civile, “Dall’Aquila a Terzigno”. Un passo alla volta, i cittadini, almeno quelli svincolati dalle logiche di partito, stanno iniziando a prendere coscienza dei loro diritti. Sembra un’utopia. Per il momento, in fondo, lo è. (alessio arpaia)