Una cosa sono i cortei nazionali, una cosa è la routine di tutti i giorni.
Era sabato, e la manifestazione nazionale tenutasi a Boscoreale ha visto scatti e flash in cui tanti giornalisti della domenica si sono riversati nelle stesse strade che, spenti i riflettori, sono rimaste clamorosamente al buio. Sgomberato a forza anche il presidio, senza alcuna garanzia di legalità, ai cittadini del movimento per la difesa dell’area vesuviana è rimasto soltanto il fuoco per provare a scaldarsi. La voce a ricordare alla stampa tutta di essere ancora presenti anche quando le macchine fotografiche e i flash spariscono.È giovedì, 16 dicembre, saranno le 22.00 e la temperatura alla Rotonda della resistenza è sotto lo zero. Ci sono tre fuochi accesi e circa cinquanta persone che, guardate a vista dalle forze dell’ordine, non hanno ancora mollato: «È un simbolo – afferma Enzo dal megafono – quello di essere ancora qui, da dove ci hanno cacciato a calci: noi ci siamo, siamo vivi e non ce ne andremo fin quando la cava Sari non sarà chiusa e bonificata».
L’assemblea ha toni forti, non è spaventata dal freddo e dalla neve che poche ore dopo arriva a portare un barlume di aria nuova in un posto dove di solito c’è soltanto umidità. I temi che affronta l’assise cittadina arrivano a mettere in chiaro che questa è una battaglia che è arrivata soltanto a metà: «I sindaci e gli pseudo comitati sorti ad hoc stanno vendendo ai giornalisti la chiusura della cava Vitiello come una vittoria politica. Ma qui non c’è nulla da festeggiare e nulla da rivendicare: il mostro della Sari è ancora aperto e l’intero ciclo rifiuti è a un punto morto». Queste le parole di un cinquantenne appena tornato dal lavoro, direttamente verso il megafono. Tutti i partecipanti al movimento continuano a ribadire che dietro questa battaglia i cittadini comuni non hanno alcun interesse partitico né alcuna ambizione: ciò che è in gioco è la salute e la riappropriazione degli spazi e delle vite di ciascuno.
È dura, l’assemblea va avanti fino alla mezzanotte e all’ordine del giorno ci sono la riattivazione del presidio, che proprio l’indomani verrà rimesso in sesto, la messa in campo di nuove metodologie di lotta, la partecipazione a tutte le giornate di protesta di Napoli e Roma: occorre imparare a sopravvivere a questo, giurano i manifestanti. (alessio arpaia)