Il nuovo anno per i comuni di Boscoreale e Terizigno è iniziato in un silenzio assordante. Calati i riflettori sul disastro ambientale derivante dell’ormai satura discarica Sari nel parco nazionale del Vesuvio, la popolazione vesuviana subisce dall’inizio dell’anno nuove tipologie di soprusi.
Circa quindici giorni fa infatti si è appreso che l’ente parco nazionale del Vesuvio/Riserva Mab Unesco, con un’ordinanza registrata con numero di protocollo 5315 del 23 dicembre 2010 (ORD: 01/R/10), ordina e ingiunge a tutte le autorità competenti (Asia, Sapna, assessorato all’ambiente regione Campania e Ecodeco) il ripristino dello stato dei luoghi e la bonifica della cava Sari. Nell’ordinanza, alla voce “premesso che” l’Ente Parco indica chiaramente quanto trasmesso dal gestore dell’invaso Cava Sari in località Pozzelle (Asia Napoli S.p.a.) dove si legge che “gli esami effettuati hanno evidenziato superamento dei valori limitatamente al fluoro, al manganese, al nichel ed al ferro”. E dopo avere ricordato come tutte le zone in questione siano inserite in aree tutelate per legge, anche tramite il divieto esplicito di apertura e utilizzo di “cave, miniere e discariche”, l’Ente segnala che “lo stoccaggio non adeguato dei rifiuti nell’area citata ha comportato una complessa serie di impatti negativi sulle componenti ecosistemiche e sul paesaggio” finendo poi per elencare anche i possibili danni scaturenti dall’istallazione di discariche. “Di seguito si elencano le possibili conseguenze dell’inquinamento atmosferico determinato dalla emissione dei rifiuti: danni alla salute umana, alla salute degli animali, ai vegetali, effetti sul clima urbano, sul suolo, sulle acque superficiali, sulle acque sotterranee e sulla visibilità”. Per tutti questi motivi il Parco ordina e ingiunge a tutti gli enti sopra indicati “il ripristino dello stato dei luoghi e la bonifica ad horas del sito di Discarica Pozzelle 3 – ex S.A.R.I. in Terzigno, ed avvisa che qualsiasi ulteriore attività connessa e/o dipendente rispetto al contestato intervento sarà ritenuta ulteriormente lesiva del vincolo tutelato dall’Ente Parco Nazionale del Vesuvio”.
Dunque l’Ente Parco ha preso in mano la situazione, e il suo presidente Ugo Leone ha finalmente capito di dover alzare la testa per salvaguardare il parco che gestisce! Peccato, però, che a questa ordinanza non ha fatto seguito nulla di concreto, e i camion continuano a sversare indisturbati. Lo scorso ventidue febbraio infatti i comitati in difesa del territorio hanno avuto un incontro proprio con Ugo Leone, e alla precisa domanda circa il non rispetto dell’ordinanza medesima, la riposta è stata che “non c’è un nesso comprovato che la Sari sia fonte di inquinamento”. Il Presidente insomma sembra fare marcia indietro, quasi ammettendo di aver fatto una mossa azzardata e senza alcun seguito rilevante. Alle dimissioni richieste dai comitati in seguito a quest’ultima ennesima brutta figura, lo stesso Leone ribadisce di non aver alcuna intenzione di lasciare l’incarico.
Accanto a questo ennesimo atto di superficialità nei confronti dei cittadini costretti a convivere con l’inquinamento costante dell’area, oltre al fatto che nella cava Sari la situazione è ormai giunta allo stremo – al momento le ruspe sono al lavoro per costruire un nuovo “panettone” vesuviano – si vanno ad aggiungere le azioni di repressione che trovano sfogo nei processi a carico dei cittadini fermati durante gli scontri dello scorso autunno. Il 18 febbraio il tribunale di Torre Annunziata ha iniziato a celebrare i primi processi, e il Movimento difesa del territorio area vesuviana ha denunciato la “vigliacca repressione di cui tanti cittadini sono stati vittime. A Torre si è celebrata l’udienza riguardante l’episodio che ha visto il sindaco di Boscoreale fuggire vigliaccamente da una uscita secondaria del comune, a seguito di un consiglio durante il quale aveva promesso una ordinanza per bloccare i compattatori sul territorio di Boscoreale e poi (per consultarsi probabilmente con qualcuno più in alto di lui) aveva deciso di non firmare e scappare a gambe levate”. Capro espiatorio è stavolta un trentenne della zona che adesso rischia diversi anni di carcere, oltre alla botte già prese delle forze dell’ordine.
In questo contesto lo scorso 10 febbraio il Movimento, convinto di non dover fermare la stagione di protesta che durante l’inverno ha subito una pesante battuta d’arresto, ha tentato di occupare i locali della ex stazione della Circumvesuviana di Boscotrecase, ufficialmente affidati al circolo dei pensionati ma in realtà inutilizzati da mesi. Ma l’occupazione, subito denunciata dal sindaco Agnese Borrelli, non ha potuto che concludersi attorniata da numerosi reparti della Digos prontamente giunti per spegnere ogni tentativo di riappropriazione di diritti inalienabili come quello alla salute.
Ciò che, al di là di tutto, resta emblematico della scellerata gestione della questione rifiuti nel vesuviano, è il fatto che nella nota via Grotta di Boscoreale, a poco più di un chilometro dalla discarica del Vesuvio, fa bella mostra di se una enorme distesa di rifiuti indifferenziati abbandonati da ormai tre mesi; così come dei video recenti diffusi sul web dimostrano come litri e litri di percolato fuoriescano ancora da Cava Sari. (alessio arpaia)