da Il Paese delle meraviglie – Zazà (Radio3) del 20 febbraio 2011
Poniamo il caso che in Italia esista un traffico di rifiuti tossici il cui asse principale vada da nord verso sud. I rifiuti tossici sono infilati un po’ nelle campagne, un po’ nei fiumi, un po’ (quando lo spazio manca) li si imbarca su di un bel bastimento e li si spedisce verso i sud del mondo, che dovranno pur servire a qualcosa. Ma mettiamo che accada un inconveniente: un legislatore troppo zelante crea una norma che disciplina severamente la tracciabilità dei rifiuti pericolosi attraverso un sistema ipertecnologico, in grado di controllare con un super satellite, punto per punto, tutto il percorso dei rifiuti, evitando che si vadano a imboscare in posti strani (come sulle navi dirette verso la Cina o nei campi di fragole della Campania). Non solo: mettiamo che con il sistema di controllo satellitare ci siano anche nuove pene per chi traffica in rifiuti. Un bel problema: come si fa a sfuggire al satellite? Al solito modo: basta cambiare la legge. O ritardarne l’applicazione di qualche mese, così da avere un po’ di tempo per smaltire i carichi più grossi e pericolosi senza controlli tra i piedi. Un’ipotesi fantascientifica? Purtroppo è esattamente quello che è successo in questi giorni col Sistri, una sigla che sta per “sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti”. Un sistema satellitare, affidato al comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente, che sarebbe dovuto entrare in funzione il 31 gennaio insieme a nuove pene per i trafficanti di rifiuti. Ma qualcosa è andato storto.
Ha scritto Giorgio Mottola su Terra del 9 febbraio: “La ministra Prestigiacomo da mesi si batte per mantenere in vita il Sistri. Parte della sua maggioranza, legata alla fazione più oltranzista di Confindustria, che inizialmente ha avversato in modo duro il progetto, le sta provando tutte per affossare il sistema di tracciabilità. Per questo, anche se il Sistri non è ancora pronto, la ministra cerca di convincere tutti che non c’è alcun problema. Dando per scontato il suo avvio entro il 31 gennaio, lo scorso 22 dicembre la Prestigiacomo ha cancellato per decreto le vecchie sanzioni sul trasporto di rifiuti pericolosi, legate alla modulistica cartacea, e ha introdotto le nuove, che per essere applicate hanno però bisogno che il sistema di tracciabilità funzioni. Dopo la seconda proroga, però, che ne sposta a fine maggio la partenza, il Sistri rimarrà ancora uno strumento puramente virtuale. Dunque, per i prossimi cinque mesi, il trasporto dei rifiuti industriali avverrà senza controlli e soprattutto senza incorrere in alcun tipo di sanzioni. Il vecchio obbligo del formulario cartaceo è infatti scomparso e non è più sanzionato, mentre i nuovi obblighi introdotti con il Sistri non sono ancora sanzionabili”.
Della serie: trafficanti datevi alla pazza gioia! Per i prossimi cinque mesi di limbo giuridico non avrete più bisogno dei soliti documenti falsi per certificare che i fusti di scorie nucleari in realtà sono solo lische di aringhe in salamoia. Potrete tranquillamente passeggiare, fischiettando, con i fusti sotto braccio davanti ai posti di blocco e nessuno potrà fermarvi o dirvi niente. Spiega Gianfranco Amendola, capo della Procura di Civitavecchia: “Le nuove sanzioni entreranno in vigore a giugno, le vecchie sono state sospese e l’assenza di tracciabilità dei rifiuti non è sanzionabile. Se adesso trovano un automezzo che trasporta rifiuti pericolosi senza formulario, il documento che identifica l’origine e la destinazione del rifiuto, non c’è nessun tipo di sanzione applicabile. Questo agevola le ecomafie”.
Pensare che l’articolo quarantuno della costituzione recita: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Una costituzione avanzatissima. Infatti, il governo ha in progetto di cambiare l’articolo quarantuno, proprio nei commi che limitano i super-poteri dei privati, con un piccolo emendamento. Siamo veramente un Paese meraviglioso. (anna fava)