Alla discussione elettorale sull’inceneritore di Napoli Est si è aggiunta la polemica sul bando da parte della società Asia. Visto che lo scontro tra De Magistris e Lettieri sicuramente sarà anche su questo tema, vediamo in particolare cosa viene contestato nel merito.
Asia contesta che non è stata coinvolta nel bando dell’inceneritore, da poco pubblicato, in particolare contesta l’esser venuti meno i patti con il commissariato. Il 13 febbraio scorso difatti il sottosegretario Bertolaso siglò un accordo di programma con il Comune di Napoli, in cui affidava ad Asia la progettazione, la costruzione e la gestione dell’impianto. Alla luce di questo accordo il Cda di Asia costituì la Neam Spa (Napoli energia ambiente), società oggi al cento per cento controllata dal Comune che in seguito doveva vendere sul mercato il quaranta per cento delle proprie azioni. All’epoca si stimò che i costi di realizzazione per un impianto da quattrocentomila tonnellate dovessero essere compresi tra i duecentotrenta e i duecentosessanta milioni.
Qui veniamo al secondo punto posto all’attenzione, cioè il costo dell’impianto; difatti, nel bando pubblicato si parla di una cifra di base di trecentoquarantasei milioni di euro con un incremento di spesa non giustificato da nessuna variazione di costruzione visto che la taglia dell’impianto è la stessa di quella prevista e considerando il fatto che per un impianto simile in costruzione a Torino si prevede un costo di duecentoquaranta milioni di euro.
Altro fattore negativo legato all’estromissione di Asia e del comune di Napoli dall’”affare inceneritore” sarebbe legato ai ricavi; difatti non partecipando alla gestione Asia non avrà alcun contributo dalla vendita dell’energia elettrica, ricavi che andrebbero invece totalmente ai privati per 20 anni. Questo non succede in altre città come Torino, Genova, Firenze e Milano, dove la parte dei ricavi dell’inceneritore viene reinvestito per migliorare il servizio di raccolta.
Ma al comune di Napoli non solo non andranno i ricavi dell’energia prodotta; è prevista anche una tariffa di conferimento maggiore di quella attualmente in vigore ad Acerra. Difatti per l’inceneritore di Napoli Est è prevista una tariffa di novantatrè euro a tonnellata contro i circa cinquanta in vigore per Acerra oggi. Per tutta risposta la regione ha voluto puntualizzare che per Napoli ci sarà una tariffa compensativa, ma che quella sarà la tariffa di base visto che l’impianto di Napoli dovrà servire tutta la regione.
La questione inceneritore sarà sicuramente nelle discussioni di queste due settimane, ma oltre il “sì o no” alla sua costruzione, forse varrebbe la pena avere dei commenti più argomentati anche sulle scelte che la regione ha fatto nella compilazione di questo bando, in cui non mi pare per nulla che si stia facendo il bene della città, ma anzi che si stia facendo un impianto che alla città costerà tantissimo. Ancora una volta, e forse con più forza, quindi ritorna al centro il vero discorso, cioè l’opportunità economica, organizzativa e politica di costruire un inceneritore a Napoli, invece di impegnarsi al massimo per la riduzione, la differenziata e il recupero materia. (francesco iacotucci da terra, 19 maggio 2011)