Dopo quasi due mesi di reclusione i migranti rinchiusi nel CIE Andolfato di Santa Maria Capua Vetere hanno lasciato l’ex-caserma, che negli ultimi giorni era diventata sempre più invivibile.
I letti erano stati rimossi ormai da settimane, per evitare che fossero usati come scale per scavalcare le mura e scappare. Quando pioveva, come accaduto negli ultimi giorni, i materassi posati a terra si inzuppavano e dormire era impossibile. Di giorno, il sole rendeva troppo alta la temperatura nelle tende, dove pure i tunisini erano costretti a restare chiusi per tutta la giornata, tranne che per mangiare. Le file per i pasti sotto il sole non erano certo di alcun sollievo.
L’accesso al centro era stato vietato a tutte le associazioni, oltre che a giornalisti. Autorizzati a entrare nel centro solo i “volontari” della croce rossa, tra cui il mediatore che, dopo la denuncia di due rifugiati, è stato allontanato dal centro ed è indagato per aver sottratto quattrocento euro e un oggetto d’oro ai tunisini. In cambio aveva promesso un fantomatico inserimento nelle liste per il permesso di soggiorno. Pur di uscire dalla struttura, qualche giorno fa, uno dei rifugiati aveva ingerito della candeggina, sperando di essere portato in ospedale, mentre altri si erano tagliati con i vetri dei bagni. É ancora in condizioni critiche, invece, il ragazzo giovanissimo – si dichiara minorenne – che aveva ingerito dei pezzi di vetro.
Ieri notte è successo qualcosa: alla notizia della morte del fratello, uno dei migranti si è sentito male, e ha chiesto di essere curato fuori dal centro. La polizia, raccontano diversi rifugiati, lo ha trascinato per le braccia e maltrattato. A questo punto si sono scatenate le proteste dei tunisini, e subito la polizia ha risposto (nel campo c’erano circa centocinquanta agenti per novantotto rifugiati) caricando e lanciando lacrimogeni al CS. Gli stessi lacrimogeni hanno colpito le tende, causando un incendio. Va detto che, sebbene in Italia siano usati quasi regolarmente per questioni di ordine pubblico, i lacrimogeni di questo tipo sono stati vietati dalla convenzione di Ginevra da quattordici anni.
Dopo quanto accaduto, dall’incendio alle cariche, ora il CIE di Santa Maria Capua Vetere è sotto sequestro per ordine della Procura locale. La CGIL Campania e la Camera del lavoro di Caserta hanno espresso «massima soddisfazione per il provvedimento della Procura di Santa Maria Capua Vetere», mentre Alfonso De Vito, della Rete Antirazzista, mette in guardia: «Ora bisogna vedere se è solo un modo per uscire dalle difficoltà del momento, o è la fine del progetto CIE all’Andolfato».
Nella notte di ieri, intanto, i novantotto tunisini presenti nel centro sono stati trasferiti nei CARA (Centri Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Crotone e Foggia. Questi, seppure soggetti ad un regolamento interno, consentiranno ai migranti di entrare ed uscire dal centro. Adesso T., almeno, potrà rivedere suo figlio. Forse. (giulia beatrice filpi)
By giulia beat June 9, 2011 - 10:26 pm
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