Che quella al teatro Bolivar, quartiere Materdei, è una serata particolare te ne accorgi dall’ingresso. Scarpe quasi matrimoniali, cellulari rosa, vestito corto con stivali e capello nero corvino lungo, per le più grandi; jeans, qualche cartellone e scarpe sportive per le più piccole. All’ingresso due tipi della sicurezza, non malvagi, dentro cori, urla, gridolini prima ancora che si apra il sipario. Pochi adulti, forse qualche abbonato, e un caldo incollato alla camicia. Questa sera ci sono tutti, annuncia il manifesto all’ingresso, non manca nessuno. Questa sera si consegnano i premi “Neomelodic awards 2011”, statuette dorate simil-oscar, sono posate a fondo palco, su un tavolino nero con ai piedi una testa di cavallo color oro. La platea freme. Le ragazzine alla destra del palco, irrefrenabili, partono a luci ancora accese a cantare una dietro l’altra canzoni che conoscono a memoria.
Quando si comincia, e sul palco arrivano ben quattro presentatori, il pubblico è già pronto. Apre ufficialmente la serata il parroco del quartiere, padre Jerry, origine asiatica e italiano di incerta cadenza che benedice le statuette in un clima fortemente profano. A poco valgono i richiami alla sacralità del momento. Comunque sia, tra gag, estenuanti ringraziamenti, medley di apertura, balletto della scuola di danza incluso, si comincia. Il primo a essere chiamato sul palco è Ivan Granatino, per la categoria “nuove tendenze”, un rap-pop italiano, classe 1984, scoperto da Franco Ricciardi. Il suo ultimo brano, Adesso, in tre mesi ha collezionato quasi trecentomila visualizzazioni su youtube. Fa tre brani, scalda un pubblico già scaldato, mi aspettavo qualcosa in più. La canzone comunque la conoscono tutti.
Poi è la volta di Alberto Sally, premiato nella categoria “umorismo”. Autore anche di testi più impegnati come quelli scritti per Valentina (la trans resa celebre dall’imitazione di Rosalia Porcaro), Sally ha “svoltato” con brani danzerecci e ammiccanti (“amore ho voglia di ballare, dai fammi cavalcare”), a onor del vero senza molte metafore. Il suo cavallo di battaglia, è il caso di dirlo, è O’ ballo do’ cavallo, il cui video su youtube ha oltrepassato in due anni il milione di visualizzazioni.
Il calore della platea è interrotto solo dalle premiazioni intermittenti di ospiti (Gianni Simeoli e Lino D’Angiò), autori, presentatori (troveranno il modo di premiarsi quasi tra di loro) e giornalisti (con premio dell’ultima ora alla giornalista Barbara di Palma della Vita in diretta). I siparietti sono tollerati dal pubblico solo per l’annuncio che presto un nuovo cantante arriverà sul palco. È la volta di Nando Mariano, che a soli trentasei anni già ne conta venticinque di carriera. Sembra piacere più a un pubblico adulto, ma 10 in amore, duecentomila e oltre visualizzazioni su youtube, è scandita da tutto il pubblico (“amo quando mi liegg rinto o core, amo quando mi imbrogli che ‘e parole”). Altre pause e siparietti, e poi è la volta di Rossella Feltri, premiata nella categoria “interpreti”. Giovane, spigliata, spiritosa, ha cominciato molto presto, anche con brani più classici nel filone della tradizione neomelodica. Il pubblico apprezza Single, (“Voglio una storia esagerata, sono all’antica, nun cagn liett ogni nuttata”), accompagnata da musica e balletto arabeggiante. Ma la serata si sta allungando e le ragazze fremono nell’attesa dei nomi forti della serata.
Il primo big è Alessio, premiato per la misteriosa categoria “eclettismo”. Tatuaggi in bella mostra, un look rinnovato rispetto a quello del suo primo successo (Ma si viene stasera, tre milioni e duecentomila visualizzazioni), è accolto da grida incontenibili. Il pubblico si alza in piedi sulle poltroncine. Parte il primo brano (perso il titolo, colpa mia), ed è già trionfo: strofe che tutti conoscono a memoria di un amore dolce, quasi diabetico. Entra in scena con lui Nancy Coppola, categoria “cantautrice” e comincia il duetto sul brano Simme duje pazz’ nnammurate, tratto dal nuovo album di Nancy. Un brano già cult, oltre duecentomila visualizzazioni in meno di tre mesi. È ovazione. Solo due brani, per i big è così. Un altro paio di siparietti e poi è la volta di Adriano Spina, premiato nella categoria “miglior videoclip”, per il brano La donna del diavolo. La platea sembra fredda, in effetti il brano non ha avuto grandi riscontri in rete. Poi è la volta di Savio Artesi, figlioccio artistico di Gigi D’Alessio. Premio “emergenti”, con un brano, Perdonami, discretamente cantato dal pubblico (duecentomila visualizzazioni in due anni). Ma è con l’arrivo di Raffaello (categoria “creativo”), un po’ sovrappeso rispetto agli inizi di La nostra storia (quasi un milione di visualizzazioni), che la platea riprende a scatenarsi, con tanto di fan che superata la security salgono sul palco. Brano dall’ultimo disco Pronto chi sei, scandito parola per parola dal pubblico. Segue, premio “disco dell’anno”, Emiliana Cantone, che sembra guadagnare terreno e pubblico come nuova voce femminile neomelodica. Lo testimoniano l’entusiasmo in sala ma anche i numeri della rete: per il suo ultimo brano oltre duecentomila contatti in sei mesi.
Ora il pubblico non si ricompone più. L’ingresso di Tony Colombo (premio “cantautore”) è accompagnato da scene di entusiasmo, modello arrivo dei Beatles. Sotto e stelle, che è giunto a quasi cinque milioni di visualizzazioni, è una storia di un amore consumato sulla spiaggia che sembra condiviso da ogni persona in sala. Penso che non si possa andare oltre. Sarà la stanchezza, il caldo che mi confonde gli appunti. Ma sbaglio. L’ultimo nome “scassa” quasi come De Magistris al ballottaggio. Rosario Miraggio, premio “miglior singolo”, genera nella platea scene di pura ovazione. L’amore che mi dai, brano cantato in italiano, non in dialetto, ha oltre duecentomila visualizzazioni in meno di due mesi. Ma non è un caso, basta scorrere l’elenco dei brani di Miraggio per accorgersi che molti superano il milione di visualizzazioni, con punte che toccano i tre milioni. È molto diverso dal ragazzo sbarbato degli esordi che cantava La macchina 50. Ora ha un look più curato, un filo di barba, capello corto, camicia elegante sportivo. È il trionfo, le voci delle ragazzine quasi coprono la sua, lui composto risponde con uno sguardo intenso a una prima fila adorante. Due brani, poi i rapidi saluti. Si accendono le luci, la festa è finita. Mentre vado via, vedo in un angolo, una scritta sul muro “senza te so’ ‘na vela stracciata”, pensavo fosse poesia, ho appena scoperto che è Gianni Celeste. (dario stefano dell’aquila)