Ore 8.30 del mattino. Mentre a Roma la giornata comincia carica di aspettative su numeri e composizione della protesta, davanti alla stazione di Caserta si radunano tutti i lavoratori migranti e i rifugiati politici della provincia. Sono quelli che la crisi già la pagano da anni, e lo slogan del loro corteo di oggi è “Indignati – Hungry and angry!”. Indignati come tutti i manifestanti che hanno risposto all’appello contro il sistema del debito in quasi mille capitali del mondo, ma anche doppiamente esasperati dagli effetti di quel sistema che hanno sperimentato prima nel paese di partenza e poi in quello d’arrivo. “Non accettiamo l’iposcrisia di un sistema economico che sopravvive col nostro sudore, senza riconoscere i nostri diritti fondamentali”, c’è scritto in un volantino che i ragazzi africani distribuiscono ai passanti, mentre si aspettano gli autobus in arrivo da Castelvolturno e i treni da Villa Literno.
Aspettano sul piazzale anche molti studenti di scuole superiori della zona, come il liceo Giannone o il Diaz. «È importante fare sapere che ci sono anche gli italiani con loro», mi dice una ragazza dell’istituto d’arte San Leucio. I ragazzi del centro sociale Ex Canapificio che hanno organizzato la mobilitazione indossano gilet arancioni fosforescenti e cercano di compattare i manifestanti per non bloccare da subito il traffico. Si accende l’impianto sul furgoncino che apre il corteo, e le prime note sono di Bob Marley, Everything’s gonna be alright. Non c’è quella che i giornali chiamano ‘tensione’, alcune facce molto serie ma senza nervosismi. Al microfono si alternano appelli in italiano, inglese e francese, e c’è chi traduce. «Siamo stanchi di quelli che in questura ci dicono che il permesso non è pronto, e sono buoni solo a dare i fogli di via», ma anche «siamo indignati perchè la scuola pubblica cade a pezzi», e perchè «i giovani stanno pagando tutto». Anche il leader religiosi si rivolgono direttamente alle loro platee, invocando rispettivamente l’aiuto di Allah e di Gesù per modificare quelle legislazioni ottuse che, per esempio, dal 2002 non prevedono che chi risiede in Italia da anni possa richiedere una regolarizzazione, fatta eccezione per la ridicola finestra del 2009 riservata a colf e badanti.
Sotto la sede di Confindustria Caserta il corteo si ferma, per «ricordare agli industriali le loro responsabilità, sono loro che hanno spinto per rendere i contratti di lavoro sempre più deboli», dicono al megafono. Serim, senegalese e residente a Caserta, è furioso e guarda ancora più in alto. «È tutta colpa di Merkel e Sarkozy, sono la Germania e la Francia che governano l’Europa e hanno venduto tutto alle banche, fregandosene dei diritti». In Italia il permesso di soggiorno vuol dire lavoro, ma senza lavoro regolare non c’è permesso di soggiorno. «Rimangono solo i peggiori lavori a nero. Ci sono un sacco di ragazzi intelligenti che possono solo raccogliere pomodori o fare gli operai nei cantieri senza protezioni, se tutto va bene», spiega il burkinabè Thomas. «Siamo in questo paese e quindi partecipiamo per forza di cose a tutto quello che succede qui, a partire dall’economia e dal lavoro. La crisi mondiale è la stessa crisi da cui fuggono migranti e dei rifugiati, non è certo una crisi solo europea», dice Christopher, liberiano cresciuto in Ghana, oggi residente a Castelvolturno e attivista dell’Ex Canapificio . Se il problema della tutela del lavoro è universale, in questi casi si combina però innegabilmente con la discriminazione razziale, che sembra invece passare in secondo piano nell’analisi che accomuna gli indignati di mezzo mondo. «Forse anche perchè negli altri paesi la legge tutela di più contro il razzismo», sostiene Christopher, mentre incita i manifestanti in testa del corteo a ballare al ritmo del reggae che arriva dal camionicino e ad avanzare dietro allo striscione. «Io stavo per sposare una ragazza di Avellino ma i suoi familiari mi hanno puntato una pistola contro. Certe cose qui non si riescono ancora ad affrontare, bisognerà aspettare forse vent’anni».
«I governi che ora si trovano ad affrontare la crisi sono gli stessi che fino a poco fa finanziavano guerre e interventi economici disastrosi nei paesi del Sud del mondo, paesi che per ripagare i debiti mantengono poi i loro cittadini in condizioni di povertà al limite dell’umano», dice Mimma dell’Ex Canapificio. «È un razzismo istituzionale che spinge i cittadini di quei paesi a emigrare, nei casi più fortunati, e che tende a mantenerli in condizioni di clandestinità nei paesi più ricchi per sfruttarli. Ci sono lavoratori e famiglie in Italia che sopravvivono in condizioni miserabili da ben prima dell’ultima crisi. Eppure, come abbiamo proposto già in passato, se si facesse una sanatoria per fare emergere dalla clandestinità cinquecentomila lavoratori che risiedono in Italia da lungo termine, il governo incasserebbe milioni di euro».
La manifestazione continua a sfilare con musica e slogan tra i negozi eleganti del centro cittadino, che con poche eccezioni sembra appartenere a un altro pianeta rispetto a quello dei manifestanti. La meta principale del corteo di oggi è la questura, per chiedere ancora una volta conto dei ritardi scandalosi a causa dei quali molti perdono il permesso di soggiorno, e di conseguenza il lavoro. Molti di quelli che manifestano oggi sono tornati per mesi, una volta alla settimana, negli uffici della questura di Caserta per il rinnovo del permesso, per sentirsi dire ogni volta “non è pronto” – senza ulteriori spiegazioni e senza la possibilità di accedere a documentazioni sostitutive, come denunciano i membri del centro sociale che forniscono supporto legale ai migranti. Per non parlare della Commissione territoriale per i rifugiati di Caserta, che ha il più alto numero di dinieghi sul territorio nazionale, e che collabora a sua volta ad allargare le fila dei clandestini che gravitano intorno all’area di Castelvolturno. Rivendicazioni che torneranno in piazza già da lunedì, quando partiranno due sit-in a oltranza: uno davanti alla questura, a piazza Vanvitelli, e l’altro davanti alla Reggia. (viola sarnelli)
By csa ex canapificio October 16, 2011 - 7:39 pm
AVVISO IMPORTANTE: Ieri bellissima manifestazione antirazzista a Caserta degli indignati: oltre 1500 immigrati “hungry & angry” (affamati e arrabiati) sono scesi in piazza. Nel pomeriggio si è tenuto un BIG MEETING di fronte la Reggia in cui il movimento ha ritenuto PER ORA sufficienti gli impegni presi dalle autorità locali per fronteggiare l’emergenza della “Castel Volturno Area”. Come segno di distensione, gli immigrati hanno deciso di RITIRARE I DUE PRESIDI PREVISTI PER DOMANI, dichiarandosi però pronti a riprendersi nuovamente la piazza in caso di arretramenti da parte della Questura. Ringraziamo comunque quelli che sarebbero intervenuti.