«Si avvisano i signori viaggiatori che il prossimo treno per Napoli è in arrivo sul primo binario». Mi guardo nel vetro che specchia e distorce, le facce di dentro e le facce di fuori. I rami di alcune piante graffiano il vagone, quello bianco e rosso dei pendolari, zeppi, stipati, che riesce a vomitare a piazza Garibaldi più di mille persone, con gli ultimi strascichi fino a Porta Nolana.
«Signora, per piacere entrate nei corridoi! Nei corridoiI! ENTRATE NEI CORRIDOI!!». «Guardate se è possibile! Lo vedete che non ci sta spazio, che spingete?». «Signorina ‘sta borsa, me la togliete dalla faccia?». «Dlin dlon: si prega i signori passeggeri di lasciar chiudere le porte».
Un altro convoglio è appena partito dalla stazione di Ercolano. Spalla contro spalla, schiena contro schiena, i più bassi tirano su la testa per cercare spiragli d‘aria, c’è chi sbuffa e chi, trovando un posto a sedere ha lo spazio per sfogliare un libro o un giornale. Qualcuno prova a montare una critica sulla deficienza dei treni. Altri, isolati dentro le cuffiette, muovono le labbra e portano il tempo. Conto le gocce di sudore che scorrono sulla fronte del corpulento signore che ho di fianco. Gli sguardi si incrociano fino a un attimo prima di imbarazzarsi. Gli urti, dovuti alle frenate, si ammorbidiscono nei sorrisi di consapevolezza delle precarie condizioni. Gente che è sveglia da almeno due ore, e che se tutto è andato bene, ha aspettato soltanto mezz’ora in più l’arrivo del treno in stazione, quella più vicina a casa, quella che fa aumentare pure i costi d’affitto perché stai vicino, vicino alla fermata della Circumvesuviana.
Cammino a piedi verso la mia stazione, Leopardi, una delle sette fermate che conta Torre del Greco. La biglietteria resterà chiusa fino a data da destinarsi. «Dovete andare dal giornalaio per i biglietti». «Scusi, non riesco a timbrare il biglietto». «Signurì, l’obliteratrice è rotta. Andate dal capotreno».
8:03, il treno per Napoli è in arrivo. Forse un posto a sedere lo si può ancora trovare. Di solito quelli della costiera sorrentina preferiscono il Direttissimo, che arrivato a Torre Annunziata ferma solo nei centri delle città più grosse. Perché anche la periferia, ha la sua periferia. Sicché sui diretti che fermano a Leopardi, se hai fortuna, ti puoi ancora sedere. Ma non negli ultimi mesi. In proporzione il numero dei passeggeri cresce sulle banchine delle stazioni, quanto più ci si avvicina a Napoli: Torre del Greco, Ercolano, Portici. San Giorgio è il colpo di grazia per un convoglio già così rimpinzato. E a ogni stazione si ridimensiona l’idea di spazio e l’idea di pieno, che prima di quel momento pensavi ti fosse chiaro. «Qua c’è una signora che deve scendere alla prossima stazione». «Allora signò: io mi sposto di qua, ‘o giuvinotto leva ‘nu mumento ‘a borza, e poi… ve menate a ’ret ‘a signora c’o passeggino». «Non vi preoccupate, vi faccio scendere io».
«Scusate capo, mi firmate il biglietto? L’obliteratrice non timbra». «Un attimo che chiudo le porte: Uè! Volete vedere che non partiamo?» «Non spingete, è pieno». «No no, fatelo entrare. Ce lo mettiamo sulle spalle». «Vai!». E si contano i minuti, i secondi, le stazioni, quelle che sembrano non finire mai prima di arrivare a Napoli. E poi, c’è la signora della puzza: «Uff, non si respira, ma che è, nun ve lavate?». E una volta a piazza Garibaldi ci si immerge di nuovo nei pensieri del lavoro e del ritardo accumulato, che lo stress da viaggio aveva messo in stand by.
Ore 22:00, Porta Nolana. Stazione terminale della Circumvesuviana e stazionamento bus. Un pezzo di luna colora il cielo di sfumature violacee, sopra la struttura di cemento armato dell’ingresso ai treni. Due materassi sistemati per dormire e un paio di cartoni, per altre due persone che non potevano permettersi altro. «No, treni non ce ne sono più, l’ultimo per Sorrento è delle 21:39, l’avete perso. Ma ci sta ‘o pullman, ‘o Scafati. Voi avete detto che siete di Torre del Greco? È di Leopardi. Quello va bene». «Scusate ma lo Scafati delle dieci non arriva?» «Si si, noi quello stiamo aspettando da mezz’ora… Eccolo che arriva, mò chiediamo all’autista». Fffffffffhhhhhhhhhhhh… «Scusate ma questo è lo Scafati?». «Eh nu mumento… io mò sto arrivanno!». «Eh che modi! La signora vi ha fatto ‘na semplice domanda». «Ma che è colpa nostra se nun passano ‘e pullman? Dovete protestare davanti a quelli che ci mangiano sopra, no co’ gli autisti». «Ma qua nessuno sta protestando, nuje ce vulimm’ sulo arreterà a casa. Stiamo tutti nervosi alle undici di sera ancora per strada, non è necessario rispondere così».
È la condizione frammentaria di questa città, che non riesce a essere quella città‐metropolitana a cui aspira. Appena fuori le mura, proprio a Porta Nolana, non si arriva più in nessun posto. Neanche più un notturno. Solo il taxi, che per quanto è conveniente, fa concorrenza ai prezzi d’albergo. «Eh io ho capito. La Vesuviana è diventata come una bella femmina, più quella si nega, più tutti la vogliono!». «Ci hanno spolpato. Vivi. Convogli guasti, parcheggiati in molte stazioni lungo la linea per Sarno, per Baiano, che per mancanza di fondi stanno lì a fare ruggine».
Finalmente arriva un autobus per Sorrento, e tutti tirano un sospiro di sollievo. Questo va per l’esterno, si fa tutte le città. Via Marina e il ponte della Maddalena, San Giovanni a Teduccio, San Giorgio che appena si sfiora, Portici e il Miglio d’oro. Le ville vesuviane di notte, di un martedì senza traffico, sembra che dormono. Ercolano, Torre del Greco, mi verrebbe da stare ancora su quel bus che balla sulla strada dissestata e ti tiene sveglio. Tutto a Napoli ti tiene sveglio, anche i buchi nelle strade. Chiudere gli occhi è peccato: «Ce sta tantu tiempo pe’ tene’ l’uocchie chiuse».
«Scusate ma ‘sto pullman se ne va per sopra?». «No, quello è il tragitto che faceva prima, adesso arriva in piazza e gira per giù». «Ma come scusate, non vorrei contraddirvi, io ho preso ieri il pullman che andava nella direzione opposta e si faceva il giro per sopra». «Sentite, lo volete sapere meglio di me che sto guidando?». «Io sono un autista del treno della Vesuviana, vi dico che tutte le sere se ne sta andando per sopra!». «Uh Gesù, collega quello era prima, prima. Mò abbiamo cambiato tragitto». «Va bè lasciamo stare, come non detto, fatemi scendere». Fffffffffffffhhhhhhhhhhhhh… «Buonasera».
«Stazione di Leopardi. Prossima fermata: villa delle ginestre. Next stop: villa delle Ginestre». «Signore!» «Next stop: piazza Garibaldi…». «Non spingete… Nei corridoi…». «Signore!» …«Entrate nei corridoi» …«La Vesuviana, ‘na bella femmina…». «Signore, siamo al capolinea, vi siete addormentato!». (daniele balzano)
By Rosario Dello Iacovo June 18, 2012 - 8:49 am
Bel pezzo.
“È la condizione frammentaria di questa città, che non riesce a essere quella città‐metropolitana a cui aspira. Appena fuori le mura, proprio a Porta Nolana, non si arriva più in nessun posto.”
By Daniele Balzano June 18, 2012 - 5:10 pm
Grazie Rosario
By Daniele October 28, 2012 - 11:30 pm
Anche se da Torino …. Nella lettura ho viaggiato cn voi… Complimenti per la visione che mi hai dato di questa realtà’!