“Siano coinvolti nella fase programmatica tutti i soggetti interessati e portatori di interessi rilevanti”. Così si esprimeva il giudice fallimentare quando, il 12 ottobre scorso, dichiarava fallita la Parks and Leisure di Cesare Falchero, la società che gestiva Edenlandia, zoo e l’area dell’ex cinodromo. A seguito del fallimento, i circa settanta lavoratori vengono messi in cassa integrazione. Viene concessa l’attività straordinaria fino a maggio 2012, recentemente prolungata sino a ottobre. L’amministrazione comunale decide di concedere l’area nuovamente a un privato attraverso la pubblicazione di un bando di gara internazionale, che viene inizialmente previsto per gennaio, poi più volte rimandato e infine pubblicato a maggio. L’asta, notizia di ieri, è andata deserta. Questo per ovvi motivi: da un lato l’eccessiva richiesta della giunta de Magistris, dall’altro l’elevato rischio d’impresa; si consideri inoltre la crisi che da qualche anno ha colpito tutti i parchi divertimento.
A incalzare la giunta comunale sulla questione del rilancio dell’area zoo – Edenlandia – ex cinodromo c’è il Laboratorio partecipativo – costituitosi proprio per seguire le evoluzioni della crisi – , le cui richieste e documenti progettuali sono stati ignorati in diverse occasioni. E i cui referenti, a seguito del fiasco dell’asta di questi giorni, hanno deciso di scrivere una lettera al sindaco e agli assessori. Pubblichiamo di seguito.
Così come previsto, l’esito della gara per l’assegnazione della società fallita Parks and Leisure – che in questi anni ha gestito zoo, Edenlandia ed ex cinodromo – è andata deserta. Il Laboratorio partecipativo, costituitosi all’indomani della dichiarazione di fallimento e che raggruppa comitati, associazioni, gruppi civici e di base, da subito ha sostenuto che la strada scelta, quella di rinnovare l’affidamento delle aree e delle attività a un soggetto privato, sarebbe stata segnata da continui insuccessi, a meno di favorire congrue convenienze che in questo caso non possono che essere di natura speculativa.
Da subito abbiamo contestato lo strumento prescelto, cioè il bando di gara, e più in generale l’appiattimento dell’amministrazione comunale sulla gestione giudiziaria del fallimento, determinando una confusa identificazione tra interessi privati e la natura pubblica delle aree in questione. Si è perso tempo prezioso, sono aumentati così preoccupazioni e rischi per i posti di lavoro, per la condizione degli animali ancora presenti nello zoo e per l’interesse pubblico. Da questo punto di vista l’annuncio di un aggiornamento a settembre dei termini della gara con uno sconto del 20% sugli impegni finanziari indicati, ci allarma in quanto costituisce un inequivocabile manifestarsi di quella deriva verso esiti speculativi che denunciamo fin dall’inizio della crisi.
Come Laboratorio partecipativo, più volte in questi mesi abbiamo rivolto l’invito, sia a Lei che agli assessori di competenza, all’utilizzo del metodo partecipativo come possibilità di confronto pubblico sulle risposte da dare alla crisi. Le rinnoviamo dunque la sollecitazione a valutare la possibilità di soluzioni alternative, cominciando con il rivedere i termini della questione: cioè separando fallimento della società e aree pubbliche.
Nel merito, prendendo atto che i mega parco giochi ormai sono in forte crisi – così come il concetto di giardino zoologico è superato da una cultura animalista sempre più condivisa – abbiamo elaborato un documento progettuale che propone nuove forme di uso degli spazi pubblici intesi come beni comuni, documento che vi abbiamo inviato e che voleva e vuole essere un contributo a ricercare, tramite il confronto, le scelte più efficaci e rispettose dell’interesse collettivo.
Purtroppo, non abbiamo avuto alcun riscontro a quanto da noi proposto e sostenuto. La situazione determinatasi a seguito dell’esito negativo della scadenza del 16 luglio ci spinge a riproporre con maggiore forza la nostra idea, e cioè che la soluzione sta nel prendere atto che il fallimento è quello di un società privata con il solo scopo del profitto, mentre le aree sono beni della collettività e dunque vanno gestite come beni comuni.
Per questi motivi Le rinnoviamo l’invito a riflettere sulla praticabilità ed efficacia di organizzare una risposta progettuale basata sui concetti dell’altra economia, solidale, equa e sostenibile, della vivibilità, anche con l’apertura di un tavolo di confronto al quale fin da ora come Laboratorio ci impegniamo a partecipare, fornendo il nostro contributo di idee e proposte, per valorizzare al massimo quel processo di partecipazione democratica e quel primato dei beni comuni sui quali nella primavera dello scorso anno i napoletani si pronunciarono favorevolmente a larga maggioranza.
Su questi temi, partendo dalla crisi che ha investito zoo, Edenlandia ed ex cinodromo, a settembre promuoveremo insieme a un ampio schieramento di forze associative civiche, culturali, artistiche e di base, una giornata di mobilitazione a difesa dei beni comuni e degli spazi pubblici.
Laboratorio partecipativo Zoo- Edenlandia- ex Cinodromo.
By spartaco gippoliti July 23, 2012 - 5:35 pm
Personalmente trovo interessante che i cittadini partecipino alle scelte importanti delle amministrazioni e grave che non vengano ascoltati. Come esperto di giardini zoologici e conservazionista, non posso nascondere il dispiacere per frasi tipo “così come il concetto di giardino zoologico è superato da una cultura animalista sempre più condivisa” perchè denota una visione alquanto provinciale, non degna di una grande città quale Napoli dovrebbe essere. Spero che il Sindaco, durante le spero tante trasferte che la squadra di calcio compirà in Europe Legue, avrà occasione di vedere nelle mappe delle città estere segnata la parola zoo e potrà magari chiedere ai colleghi sindaci come queste strutture vengono aiutate perchè considerate istituzioni culturali allo stesso livello di musei, orti botanici ecc., altro che chiedere decine di migliaia di euro mensili di affitto!
Penso che l’amministrazione comunale dovrebbe almeno sentire esponenti del mondo scientifico italiano ed europeo che potrebbero forse consentire di offrire vie originarie per conciliare l’uso sociale dell’area con un moderno centro di cultura scientifica (da mettere in rete con la Città della scienza) ma dedicata specificatamente alla protezione della biodiversità. Con spese contenute e l’aiuto pubblico (gli edifici tutelati dovrebbero essere restaurati dalla Sovrintendenza)e la stupenda cornice della flora, il giardino zoologico diverebbe facilmente uno dei luoghi privilegiati del turismo estero oltre che del turismo scolastico.