La riqualificazione dell’area ovest di Napoli, in particolare i grandi progetti su Bagnoli elaborati negli anni Novanta, hanno conosciuto un’infinita serie di rinvii e talvolta annullamenti, tanto che dopo più di vent’anni dalla dismissione degli impianti industriali la situazione è ancora praticamente la stessa.
Così come in ogni campagna elettorale, anche durante l’ultima tornata amministrativa l’attenzione dei candidati sul futuro di Bagnoli è stata molto alta. De Magistris, che si era sbilanciato nei confronti della partecipata Bagnolifutura fino a prometterne la chiusura, ha virato invece su una politica di “grandi eventi” e grandi proclami. Fallimentare, anzi perdente in partenza, si è rivelata l’idea di portare la coppa America di vela sulla colmata dell’ex Italsider (La coppa America e la Bagnoli che verrà), nè meno vaga e improvvisata è apparsa, più di recente, quella di costruire in zona Coroglio un impianto di compostaggio (Bagnoli, palla in movimento).
Nel frattempo, come spesso accade, i cambiamenti reali del quartiere registrano un passo assai diverso rispetto a quello che le istituzioni trascinano con fatica. Cambiamenti anagrafici, sociali, politici (nel senso migliore della parola) si sono susseguiti negli ultimi anni, trasformando dall’interno un quartiere che non è più operaio, ma fatica a trovare una nuova identità (Bagnoli, le voci di dentro). Cambiamenti politici, si diceva, a molti livelli. Tante sono state, infatti, le iniziative interessanti che si sono sviluppate proprio dalla zona ovest: la Giggin Vitton Cup, competizione amatoriale organizzata per fare il verso alla coppa America dei ricchi; il movimento “Una spiaggia per tutti” (Spiaggia pubblica, le firme al comune ), a dire il vero trasversale a tutta la città, che chiede la restituzione del litorale tra Nisida e Pozzuoli ai napoletani in forma pubblica e gratuita; e ancora la nascita di tante realtà organizzatesi negli ultimi mesi (Il futuro di Bagnoli e i lavoratori sulla gru) che vanno a unirsi a una rete già fitta di comitati e associazioni che da anni lavorano nel quartiere, per far sì che il futuro dell’area voglia dire anche un futuro per i cittadini.
Così, mentre si alza un nuovo polverone (Trivellazioni, alla ricerca di cosa), e si inaugurano per la seconda o terza volta sempre le stesse opere (o meglio la stessa, l’unica completata da tempo) capita che arrivino dei nuovi fondi: ben duecento milioni sbloccati dalla Regione (Bagnoli, sbloccati i fondi per la riqualificazione). Il beneficio del dubbio è dovuto in questi casi, ma doveroso è chiedersi se si tratterà dell’ennesima pioggia di risorse sprecate, o di un reale punto di partenza, pur tra mille interrogativi.