L’oroscopo di Foucault 16 – 30 novembre 2012
Lettere per le stelle [amori contingenti e amori necessari]
Ariete
Parlare chiaro anche quando può apparire difficile. Leggete Cesare Pavese che, dal carcere, scrive alla sorella: “Le vostre lettere e cartoline hanno pochissimo sugo. Se non fosse perché in esse mi fate i saluti delle mie amicizie vi direi di non scrivermi più, che non ne vale la pena. È una bella consolazione ricevere i vostri lamenti che non ho potuto fare il concorso, e che voi non potete farci niente, che l’innocenza trionferà. È poi anche una vergogna che mi scriviate che per voi le giornate sono eterne. Come se le mie fossero di zucchero. Tutto questo lo dico perché non ho ancora bisogno di soldi. Quando ne avrò bisogno, ritornerò fratello, cognato e zio pieno di affetti e di benvolere”. La franchezza ha per contro prezzo una certa dose di antipatia, è vero, ma nulla toglie al vostro fascino. Almeno speriamo.
Toro
Non so che ne pensiate di primarie, premi di maggioranza, governi tecnici e logiche di coalizione. A noi, nell’assistere a dibatti politici stile X-factor e nell’ascoltare le sempre offensive parole del ministro Fornero, viene in mente Pier Paolo Pasolini quando, nelle Lettere luterane, scrive: “l’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: ‘contaminazioni’ tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno”. Ora il punto è come fare in modo che questa considerazione non sia un motivo in più per restarsene a casa, ma la spinta a costruire qualcosa di bello da opporre a un mondo ridicolo e sinistro. Contiamo sul vostro contributo.
Gemelli
Anna Maria Ortese, la grande scrittrice, scrive una lettera a Elsa Morante, altrettanto grande scrittrice, per dirle il suo giudizio sul romanzo La Storia: “Non so di strutture e di altro. So di emozioni. Queste sole dicono che in un racconto, o in una letteratura, è passata la vita. E solo la vita – a umiliazione dei critici – è forma. Mille auguri per il domani! Stia bene! [p. s.] Non ho letto prima, perché volevo essere sola col mio giudizio. Non le do il mio indirizzo, perché spero che non mi ringrazi. Siamo già tanto umiliati da immagine false e scambi di grazie o inchini. Il mio omaggio a Lei, almeno, sia libero”. C’è una libertà (e una dignità) di giudizio che solo voi, che sapete di emozioni, potete avere. Mi raccomando, fatene sempre buon uso.
Cancro
Ci sono le lettere ricevute e quelle perse, mai spedite o mai arrivate. E ci sono anche le lettere immaginate che contengono le parole che avremmo voluto dire o sentirci dire. Queste le immagina Erri de Luca, per una donna, detenuta politica, che scrive al suo ex compagno: “staccati pure, da qui dentro non me ne accorgerò. Vuoi un’altra donna, ma sarà una donna d’altri. Non perché è già stata con un altro uomo, a differenza di me che ho abbracciato solo te, ma perché chi non ha condiviso l’odio e la compassione politica, chi non si è battuto allora, o semplicemente non c’era, è un estraneo per noi, una persona altrui”. La differenza tra ciò che ci estraneo e ciò che è straniero è tutta qui, nella possibilità o meno di accogliere o essere accolti.
Leone
Jean Paul Sartre ha scritto delle lettere bellissime a Simone de Beauvoir (e viceversa). A volte le raccontava, con minuzia di particolari, i suoi incontri con le altre amanti. Già, perché i due avevano stipulato un patto, sin dall’inizio della loro storia. “Il nostro è un amore necessario, ci conviene conoscere anche degli amori contingenti”, concordarono. E quindi il loro amore necessario non fu intaccato dalle mille amanti di lui e da quelli (invero meno numerosi) di lei. Il patto non venne mai meno, ma traballò quando Sartre si invaghì di un’altra donna tanto da volerla sposare. Simone non la prese proprio bene (il classico “o lei o io”), lui ritornò sui suoi passi. Bisogna sempre distinguere tra l’amore necessario e quello contingente. Perché si può sognare ognuno per sé, ma non si può che amare l’uno per l’altra.
Vergine
“Cari amici, non sempre chiari compagni; cari avversari, non invisibili agenti e spie; non chiari ma visibili nemici. Sapete chi sono”. Comincia così l’ultima lettera pubblica di Franco Fortini che prendeva allora posizione contro “l’oscura voglia di servitù” che il primo governo Berlusconi annunciava. Sembra un tempo lontano, ma invece prevediamo che quello a cui stiamo assistendo sia solo un analogo inizio. Scrive Fortini, “ci sono momenti in cui il solo modo serio di dire ‘noi’ è dire ‘io’. La prima persona, quel qualcosa che viene dopo la firma. Questo è uno di quei momenti. Bisogna spingere la coscienza agli estremi. Dove, se c’è, c’è ancora per poco. Quando non si spinge la coscienza agli estremi, gli estremismi inutili si mangiano lucidità e coscienza”. Non fatevi mai rubare lucidità e coscienza.
o
Lettera a una professoressa è un libro scritto nel secolo scorso (1967) da don Lorenzo Milani. Da allora è cambiato tutto, penserete. Giusto. O forse no. “Così è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete. L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile. E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo? Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passar da pazzi. Meglio passar da pazzi che esser strumento di razzismo”. E voi che parte volete essere nel mondo?
Scorpione
Jenny così scriveva a Karl in una lettera: “che io non fossi in grado di restituire il tuo giovane amore romantico era cosa che sapevo fin dall’inizio e avvertivo profondamente (…) Se io mi dessi a questa felicità, allora il mio destino sarebbe ancora più orrendo che se il tuo amore ardente dovesse morire”. La piccola Jenny era ansiosa e insicura, temeva di non essere in grado di reggere quell’amore o anche solo immaginare la sua assenza. E in effetti lui non era uno da poco, era Marx. Ma quell’amore, così giovane, sarebbe durato per tutta la loro vita, tra rivolte, miseria e lotte rivoluzionarie. Quale sarà la morale, che non bisogna mai avere paura di aprirsi all’amore o che, infine, la felicità altro non è che il frutto di una lotta? A voi sciogliere il dubbio.
Sagittario
Gli astri stanno per giungere nel vostro segno, ma nulla cambierà, a meno che non lo decidiate. Sappiamo che aspirate alla perfezione e alla libertà. Per carità, chi vi ferma. Ma se possiamo permetterci, vi suggeriamo questa lettera fraterna di Erri de Luca: “io non so chiedere. Non l’ho mai saputo fare. So fare tante cose con le mani, ma con la faccia, con la voce, so fare poche cose. Ho imparato le strade del tuo paese con le mani sullo sterzo di carri a motore, ma ho detto poche parole. Di più ne ho scritte, perché la scrittura è una parola che si fa con le mani”. Forse, potreste cominciare da qui, imparare a chiedere, a usare la voce, senza per questo smettere di adoperare le mani.
Capricorno
Non lo dite a Matteo Renzi, ma leggete questa lettera che Nelson Mandela ha scritto a Thomas Friedman (giornalista): “L’apartheid è un crimine contro l’umanità. Israele ha privato milioni di palestinesi della loro proprietà e della loro libertà. Ha perpetuato un sistema di gravi discriminazione razziale e disuguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di palestinesi, contro tutte le regole della legge internazionale. In particolare, esso ha sferrato una guerra contro una popolazione civile, in particolare bambini (…). Thomas, non sto abbandonando la diplomazia. Ma non sarò più indulgente con te come lo sono i tuoi sostenitori. Se vuoi la pace e la democrazia, ti sosterrò. Se vuoi l’apartheid formale, non ti sosterrò. Se vuoi supportare la discriminazione razziale e la pulizia etnica, noi ci opporremo a te. Quando deciderai cosa fare, chiamami”. In questi giorni di confusione, essere chiari è obbligo, essere duri necessario.
Acquario
Lettera piuttosto collettiva ma con infinito affetto individuale. È questo l’oggetto di una lettera delle detenute politiche del carcere femminile di San Vittore che scrivevano, oltre 30 anni fa, ai loro compagni. E nella lettera raccontano di amori, piccole gioie, del sole forte del cortile, delle leccornie rubate a mensa, di brevi sieste a piedi nudi. Ma come, dirà qualcuno, ma la politica dove è? La risposta la danno loro stesse: “questa non è una lettera dal carcere delle grandi prigioniere politiche che scrivono le prigioni loro. Questo un atto d’affetto, d’amore. È regalarvi un pezzo della nostra vita. Abbiamo sensi di colpa perché vi trasciniamo nei nostri dubbi, incertezze, errori. Il nostro è un regalo troppo lungo e noioso, ma è comunque un regalo d’amore: è il desiderio di vivere insieme a voi (…)”. Ecco, conoscete qualcosa di più politico del desiderio?
Pesci
Angel andava a trovare Carlota ogni mercoledì a colloquio, in un carcere argentino durante la dittatura. Non si erano mai visti prima. Lui si finse per un anno il suo fidanzato per portare a tutte le detenute notizie dal movimento. E per un anno, una volta a settimana, si scambiavano notizie politiche e segreti, tendosi per mano. Nulla di personale. Quando Angel tornò in Perù, per l’ultimo loro colloquio, le regalò, per il loro “fidanzamento rivoluzionario”, un anello d’osso su cui aveva inciso un piccolo pugno. Nulla di personale. Poi, dopo mesi, Carlota ricevette una lettera di amore in cui Angel le diceva, “perché non ho avuto il coraggio di chiederti di essere la mia compagna?”. Non si incontrarono mai più. Lui non ha mai fatto ritorno a casa, lei non si è mai separata da quell’anello. Anche se l’amore dura sempre, non aspettate mai.