
( archivio disegni napoli monitor )
da La Repubblica Napoli, 12 giugno 2013
Alcuni responsabili di comunità alloggio hanno avviato uno sciopero della fame. In realtà molti operatori attivi nei servizi sociali fanno la fame da molti mesi e i responsabili degli enti mendicano presso le banche anticipazioni di fatture che ormai nessuno prende più come titolo di credito credibile.
Da anni si è evidenziata la particolare condizione delle cooperative sociali, delle associazioni e degli istituti che aspettano dal comune almeno cento milioni di pagamenti per servizi realizzati, a valle di gare vinte, monitoraggi e rendiconti presentati da mesi. Finalmente sono arrivati i soldi del prestito statale con cui il comune deve pagare una parte dei debiti: una significativa boccata d’aria per i fornitori di beni e servizi. Soldi che spesso servono ad aggiornare i debiti che queste imprese hanno con le banche e poter poi dare almeno un po’ di arretrati ai lavoratori, pagare un po’ di morosità e continuare a combattere.
Il sindaco ha cumulato un deficit di lealtà e trasparenza con questo settore, che era stato in ampia parte suo elettorato. La delega alle politiche sociali è passata per tre assessori, tutti competenti, scelti direttamente dal sindaco. Evitando giudizi sommari, di fatto queste organizzazioni sono vittime di pratiche dilatorie, evasive, con decine di incontri al vertice ove sono state fatte precise promesse puntualmente non mantenute. In molti quartieri l’ottanta per cento delle attività è stata sospesa per l’intero anno sociale e sono stati pagati ben pochi arretrati ma ora si sta consumando una beffa ulteriore.
Come è noto in questi due anni nel comune vi è stato anche un avvicendamento dei dirigenti, oltre a qualche pensionamento; altri esterni non hanno avuto il rinnovo del contratto o sono tornati agli enti da cui erano distaccati. I dirigenti lamentano poi una grave carenza di personale idoneo per cui sembra che non vi sia chi possa materialmente lavorare le pratiche. Di fatto le procedure dei pagamenti sono risultate sempre più farraginose. La discontinuità dei dirigenti diventa motivo di discontinuità amministrativa, spesso gli uffici chiedono più volte gli stessi documenti. Pare che anche la nuova assessora non abbia proprio trovato l’archivio dei predecessori. Capita poi che il nuovo dirigente di un ufficio ritiene giusto e corretto chiedere documenti non richiesti prima, e questo sempre a scapito dei tempi di effettivo pagamento. Molto spesso i contratti vengono firmati in grave ritardo, a voce funzionari e dirigenti chiedono di attenersi a modalità di calcolo e di rendicontazione che poi vengono disconosciute dal nuovo (o anche dallo stesso) dirigente.
Anche per gravi colpe che sono emerse per alcuni pochi casi, per cui vi sono indagini in merito a episodi di corruzione di addetti dell’amministrazione, i dirigenti sono molto diligenti arrivando però a incarnare modi di fare che in letteratura vengono nominati come “incapacità positiva”, quell’atteggiamento per cui proprio per il rigido rispetto di criteri formali, non di rado letti in termini discrezionali, non si realizzano le cose, andando di fatto contro lo spirito delle regole.
Queste e altre cause fanno sì che molte liquidazioni firmate dai dirigenti del settore poi vengono contestate dalla Ragioneria, tornano negli uffici dei dirigenti e quindi perdono il posto nella fila dei debiti da pagare. Secondo le regole imposte dal ministero i soldi del prestito nazionale arrivati al comune devono essere spesi e rendicontati entro poche settimane. Per i motivi detti prima si profila quindi per case famiglia, associazioni e istituti una beffa esiziale.
Il sindaco, che secondo la Legge è il primo e fondamentale riferimento dei cittadini, anche dei cittadini fornitori, ha quindi una chiara responsabilità: come ha già fatto in qualche altro caso, deve assumere direttamente la responsabilità di buona parte di questi pagamenti arretrati promessi da anni, evitando che le nebbie della burocrazia siano una fregatura per tanti lavoratori. Nascondendosi dietro ai timbri, oltre ad assumere una responsabilità grave consentirà una sostanziale ingiustizia, perché i creditori che lavorano in filiere meglio organizzate negli uffici comunali e meglio protette da assessori più anziani, saranno obiettivamente favoriti rispetto a chi da anni fa debiti per fornire servizi e dare un vero contributo alla coesione sociale in città. Oltretutto vi è anche il rischio di dare argomenti a chi crede che, sin dal primo momento, per il welfare vi è stata una compassione retorica mai realmente sostanziata da pratiche verificabili. (giovanni laino)
By giovanni de prosperis June 13, 2013 - 3:23 pm
non è vero che l’attuale Assessora non ha trovato l’archivio dei predecessori….per quanto riguarda l’archivio per il periodo D’Angelo è tuttora conservato nella stessa stanza dove era stato riposto all’epoca, in faldoni sui quali è scritto chiaramente il periodo di riferimento!!!! La verità è che nessuno ha mai chiesto nulla usando come alibi questa cosa, in effetti se vogliono c’è pure, ugualmente conservato parte dell’archivio relativo al periodo Riccio….Ma comunque fa più comodo e più notizia dire stronzate, sarebbe però intelligente che qualcuno poi verificasse tali “stronzate” e ne chiedesse conto
By monitor June 13, 2013 - 5:20 pm
ma perché d’angelo non gli fa una telefonata all’assessore gaeta e gli dice in che armadio guardare? o magari gliela fa lei, de prosperis, che è così addentro alle segrete stanze