Da Repubblica Napoli del 17 settembre
Domani si inaugura l’uscita della metropolitana a largo Montecalvario. L’analisi comparata delle politiche urbane nelle principali città italiane, quasi tutte afflitte da una grave crisi di sistema, dice che a Napoli la modernizzazione della rete metropolitana, dentro e fuori i confini comunali, è stato il programma più efficace e meritevole che diverse amministrazioni hanno realizzato negli ultimi venti anni.
In città la nuova metro è stata una grande opera pubblica per la mobilità su ferro, un importantissimo cantiere per gli scavi archeologici e un laboratorio europeo per la modernizzazione dell’idea dell’arte pubblica come strumento di valorizzazione dello spazio collettivo. Anche a Roma, a Torino, e con realizzazioni in superficie in altre città, l’ampliamento della rete urbana su ferro è stato un intervento che ha migliorato obiettivamente le condizioni di vita dei cittadini.
Con l’avvio della nuova uscita a piazza Garibaldi per Natale, cambieranno molto i flussi pendolari in città. Largo Montecalvario è stato trasformato profondamente, con scelte architettoniche in parte discutibili ma il fatto in sé costituisce un’obiettiva apertura dei Quartieri Spagnoli. Sulla piazza si affacciano la scuola Paisiello, polmone del quartiere e la chiesa di Santa Maria della Mercede, poco utilizzata. A pochi metri vi sono le due sedi del Teatro Nuovo e l’Istituto Montecalvario. Nelle strade prossime a Toledo una decina di ristoranti vivacizzano i flussi, a pranzo e a cena.
La scelta di costruire un’apertura della Linea 2 a largo Montecalvario è stata voluta dal ministero per migliorare le condizioni di sicurezza della fermata di Toledo. Ora è il momento di provvedere alla sicurezza del quartiere dal punto di vista dei servizi e della coesione sociale. Dopo gli interventi fatti nella zona con il programma Europeo Urban e altri progetti predisposti dal Comune, accanto a diversi restauri sostenuti anche dal programma Sirena, l’infrastrutturazione sociale del quartiere è entrata in una gravissima crisi.
La zona è in profondo lento mutamento, con la presenza di migliaia di immigrati che abitano soprattutto i bassi a piano terra. Non a caso proprio la scuola Paisiello è una di quelle ove è più alta la percentuale di bambini immigrati rispetto alla media cittadina. Questi bambini insieme ai coetanei italiani, però, negli ultimi anni hanno visto abbattere quel poco di tessuto di servizi che dalla fine degli anni Novanta le amministrazioni avevano costruito con la cooperazione di alcune parrocchie, del volontariato e di imprese sociali innovative.
Si può fare una lunga lista di sospensioni, riduzioni o chiusure di servizi e progetti per famiglie e bambini, abbandoni, dismissioni. Anche per le strutture fisiche: il palazzetto Urban, la scuola Pasquale Scura, l’ex palazzo degli uffici municipali a San Matteo; le condizioni in cui è il parco dell’ex ospedale militare, le difficoltà in cui si trovano i teatri, le condizioni fisiche degli edifici scolastici, la tolleranza di discariche a cielo aperto, fino alla dismissione di un pulmino che consentiva di salire a Cariati da piazza Matteotti, l’elenco potrebbe continuare.
Chi è rimasto e ancora opera per la lotta all’esclusione sociale, alla dispersione scolastica, al sostegno dei più poveri è un eroe tenace che si ritrova sostanzialmente abbandonato dalle istituzioni che hanno del tutto disinvestito. Regione e Comune non pagano i debiti vecchi di anni e ignorano il ruolo di contenimento e sostegno sociale svolto dalle diverse organizzazioni. Il welfare qui non è un lusso è un desaparecido. Risignificando le iniziali dei Quartieri Spagnoli i giovani artisti e ricercatori che fanno il giornale Napoli Monitor hanno visto e rappresentato la zona come un Quore Spinato. Le foto di Shirin Neshat esposte nella nuova stazione ritraggono la collera delle persone: l’artista iraniana coglie così lo spirito del momento, di tanti insegnanti, assistenti e operatori sociali che si sentono sfiduciati. Certo dalla collera si deve passare a un senso di fiducia, essere testimoni di speranza è l’unica via sapienziale, ma senza una sponda da parte delle politiche non ci si riesce. La fiducia collettiva in gran parte è prodotto di buone politiche, con giuste scelte condivise, seriamente perseguite. Ora dovremmo prendere un treno, quello di una rivitalizzazione dei servizi sociali, educativi. Costa molto meno della rete su ferro ma è egualmente essenziale per la vita e il decoro urbano. (giovanni laino)
By mario September 18, 2013 - 1:14 pm
Stamattina mi son ritrovato per caso insieme ai soliti noti (politici e tecnici sempre gli stessi da anni) ad inaugurare la stazione montecalvario quello che mi ha colpito l’intensa familiarità e le “pacche sulle spalle” dei tanti volti noti…un opera fra l’altro che avrebbe avuto maggiore risalto se fosse stata agganciata al Corso vittorio Emanuele o al Suor Orsola Benincasa ma finire “tronca” in quello slargo achi serve?