Sabato 26 ottobre 2013 nel calendario delle lotte ambientali in Campania verrà ricordato come il giorno della mobilitazione generale per la Terra dei Fuochi. Un evento annunciato già da qualche settimana (non senza creare divisioni tra i comitati che cercavano di coordinarsi) e cresciuto a dismisura in poco tempo grazie al tam-tam in rete e a una campagna pubblicitaria mirata anche ai tanti non-luoghi della provincia come gli affollatissimi centri commerciali.
Il comitato organizzatore ha denunciato l’isolamento mediatico, nonostante numerosi personaggi dello spettacolo ci abbiano messo la faccia per diffondere l’evento e i telegiornali nazionali e locali abbiano dato la notizia anche prima del successo della manifestazione, cosa rara nei casi di mobilitazioni al di fuori dello schieramento partitico. Su Facebook si poteva percepire con largo anticipo l’esito positivo della giornata, che ha coinvolto strati sociali spesso indifferenti a questo genere di tematiche o comunque ostili alla partecipazione diretta. L’appuntamento era per le 16 a piazza Dante: bastava prendere un pullman, una metropolitana o la cumana in direzione centro storico dopo pranzo per notare una composizione variegata di persone che si stavano recando alla manifestazione. Certo non era come la metro di Roma invasa da bandiere in direzione Termini nei giorni degli scioperi generali, e infatti in piazza non c’erano le centomila persone annunciate dagli organizzatori, ma sicuramente qualche migliaia, tantissime famiglie venute da ogni provincia, collettivi delle scuole, i comitati di lotta per la salute e l’ambiente di mezza Campania, attivisti, gruppi ambientalisti, personaggi dello spettacolo e perfino un gruppo di boy scout in divisa.
Dopo aver placato le proteste di un manifestante contro la stampa collusa, prima della partenza del corteo, gli organizzatori indicono una conferenza stampa: a parlare è Angelo Ferrillo, che si lancia in una pesante presa di posizione unica nel suo genere: «Dietro i comitati possono esserci infiltrati politici che finanziano lo scontro pro o contro gli inceneritori, i comitati e le associazioni servono a spartire le briciole dei soldi che la politica si mangerà con i finanziamenti alle bonifiche…». Un’idea un po’ confusa che mischia l’associazionismo dei progettini con i comitati di lotta. La posizione è chiara, Ferrillo non vuole nella manifestazione simboli e striscioni dei comitati, che vengono equiparati ai partiti e ai gruppi di interesse economici, per essere l’unico a gestire la comunicazione dall’inizio alla fine.
Una posizione che scalda fin da subito gli animi dei tanti uomini e donne dei comitati di Acerra, Terzigno, Giugliano che da vent’anni portano avanti la lotta per l’ambiente attraverso i comitati popolari, i primi luoghi politici, a dire il vero, a espellere i partiti e gli interessi di chi ha spesso provato a svendere la popolazione in cambio di contromisure economiche. Sono le stesse perseveranti persone che questo isolamento politico lo hanno pagato sulla propria pelle in termini di repressione della polizia e di massacro mediatico, quelli che la stampa fino a due anni fa ha spesso accomunato alla camorra e ai violenti isolandoli così dal resto della popolazione. A finire di esasperare gli animi anche la presenza al concentramento di un gruppo di Casapound, accolto da Ferrillo e rifiutato da una parte di piazza che rivendica i principi democratici della protesta. In fondo al corteo, una sola eccezione alla regola degli organizzatori, bandiere duosiciliane e striscioni contro l’unità d’Italia.
Durante tutto lo svolgimento del corteo il microfono del camioncino di testa è quasi monopolizzato da Ferrillo che chiede alla folla di fermare i cori “Assassini-Assassini” per non essere strumentalizzati, non cita mai il problema dell’inceneritore nonostante ci sia un bando regionale per costruirne un altro nella disastrata Giugliano, e ripete frasi populiste contro “la politica” e contro “la camorra”. Eppure, a distanza di cinquanta metri dal microfono e dai giornalisti, sfila tutto il resto del lungo corteo e si percepisce una determinazione molto più netta, schierata e variegata rispetto a quella che vorrebbe essere mostrata dagli organizzatori.
In molti rimangono anche delusi che il corteo non prenda di mira i luoghi deputati a risolvere il problema (e indagati per non averlo fatto): la prefettura e il palazzo della regione. Finisce invece al centro di piazza Plebiscito, sotto a un palco preparato in cui è lo stesso Ferrillo a prendere ancora la parola al microfono. Esaltato il successo dell’evento, si lancia in un rifiuto della logica delle bonifiche “che non servono senza fermare prima i roghi”, roghi di cui attribuisce dal palco la responsabilità anche ai rom che bruciano i rifiuti nelle loro baraccopoli.
Dopo il monologo arrivano dal fondo i comitati di Giugliano, Acerra, Terzigno, gli studenti, singoli cittadini, volenterosi di prendere parola. Ferrillo si rifiuta di passare il microfono e quando parte una contestazione sotto al palco, invita il tecnico a far partire la musica per sovrastare la contestazione. Urla, botta e risposta, ma Ferrillo geloso del suo “pallone” si rivolge a un manifestante arrabbiato così: «La prossima volta organizza tu e parla tu!».
Altri fischi, in molti si allontanano dalla piazza un po’ delusi da questo finale apparentemente incomprensibile. «Intervento! Intervento!», urla una piccola folla sotto al palco, ma Ferrillo spazientito dice al microfono: «La Digos può venire qui sotto al palco? C’è un problema di sicurezza…». A questo punto gli animi si fanno esasperati, partono le offese e Ferrillo si esalta: «Ragazzi ora vi spiego come funziona la politica. Ghandi e Martin Luter King hanno liberato milioni di persone…». Alla fine si riesce quasi strappando il microfono a far fare tre brevissimi interventi a esponenti dei comitati e contro l’inceneritore.
Con questo incredibile comportamento, tre minuti di interventi critici si sono trasformati in un’ora di contestazioni e divisioni davanti a mezza stampa italiana e a una folla confusa.
La conclusione è affidata ancora una volta a lui: «Grazie a tutti, ma ragazzi spogliatevi delle vostre identità», forse immaginando una democrazia partecipativa simile a una massa neutra di cittadini che segue gli organizzatori e li ringrazia per averli radunati, più che un complesso di posizioni democratiche che insieme fanno quella bellissima e difficilissima cosa che sono i movimenti. Ma è chiaro che senza identità c’è un unico corpo sociale in cui può starci tutto e il contrario di tutto, una rappresentazione populistica della realtà, con il bene contro il male, i cittadini contro “la politica” e contro “la camorra”. Un popolo sfiduciato dai partiti politici e che qualcuno vuole anche spoliticizzato. Non è un caso che lo stesso Caldoro abbia scritto: “Ci sono elementi di energia positiva, tanti giovani che vogliono capire, sapere, partecipare, essere coinvolti e fare una battaglia chiara contro la camorra e contro le mafie. Però è necessario che alla fine si risponda ai problemi. Bisogna fare, realizzare le cose come succede in tutta Italia, in tutta Europa, in tutto il mondo. #terra dei fuochi”.
Il governatore della Campania parla della camorra come un nemico astratto, una vaga individualizzazione del male che ai media e alle istituzioni fa comodo, e infatti stanno più che assecondando la denuncia dei movimenti sulla terra dei fuochi e continueranno a farlo almeno fino a che i manifestanti rimarranno poco conflittuali, non individueranno le responsabilità politiche, e non faranno fronte comune con la battaglia anti-inceneritori che svelerebbe immediatamente l’apparato affaristico che c’è dietro l’emergenza. Infatti Caldoro fa ben attenzione a distinguere la protesta contro la camorra che sversa e incendia, da quelle cose che bisogna fare perché le fanno in tutta Italia (l’inceneritore). Ecco perché è importante porre le questioni tutte insieme, chiarire le responsabilità e prendere parte. Per la prima volta i media e le istituzioni non riescono a delegittimare il movimento accomunandolo alla camorra (come hanno fatto nei casi delle proteste di Pianura, Terzigno e Chiaiano) e pare assurdo che questa accusa venga da uno degli organizzatori del corteo: Ferrillo dopo la manifestazione ha infatti scritto di aver subito sul palco “una aggressione verbale camorristica organizzata per impedirmi di parlare”.
Dopo anni di lotte e informazioni i comitati sono maturi, hanno fatto gli anticorpi verso i tentativi di mediazione dei partiti e dei pennivendoli, e vogliono partecipare direttamente. Non si fidano di nessuna delega, non devono ringraziare nessuno per “averli riuniti”. Sulla sfiducia partitica qualcuno sta tentando una spoliticizzazione dei conflitti passando attraverso la negazione perfino dello strumento dei comitati popolari, uno sconfinamento furbetto e pericoloso che mischia l’indignazione e la rassegnazione dell’Italia della crisi.
Oltre i limiti e le sconfortanti polemiche, quel che rimane è forse sempre più importante di quello che accade nella superficie confusa: la mobilitazione di migliaia di cittadini che potrebbe sgretolare i rapporti di potere fino a capovolgere la passività con cui si è subito un disastro, e a trasformare la sfiducia in organizzazione dal basso. Uno striscione sul fondo di piazza Dante guarda avanti e lancia già il prossimo appuntamento, il 16 novembre da piazza Borsa, parole d’ordine “Fiume in Piena, Stop biocidio”. Si spera senza masanielli. (fabio germoglio)
By Angelo Ferrillo October 29, 2013 - 12:54 am
Questo nel pezzo è fango. Questa è invece la verità.
Ecco alcune delle mie parole… https://youtu.be/gnSnoRv6vLo
By gianluca riccio October 29, 2013 - 1:46 am
Sabato era 26. Capisco la fretta di affondare il “capopopolo” (nel titolo avete scritto “CAPO POLO”) ma il senso del mio messaggio è che passare il tempo a combattere “avversari” anzichè promuovere le proprie iniziative è tempo sprecato colpevolmente. Dal monitor mi aspetto più spazio per le ragioni delle prossime manifestazioni come quella del 16, non la denigrazione di 40.000 persone che da cittadini e in perfetta buonafede sono scese in piazza per una causa condivisibile da tutti.
By Luigi October 29, 2013 - 6:51 am
Questo che avete scritto é falso. Questa è invece la verità.
Ecco le sue parole…
https://youtu.be/gnSnoRv6vLo
By Gaetano Ferrara October 30, 2013 - 2:37 am
Non si tratta di voler affondare nessuno, infatti penso che l’interlocutore dei comitati, di quelli che fanno politica vera, dal basso, nell’interesse appunto sincero proprio e della cittadinanza di cui fanno parte, sia appunto la cittadinanza stessa, non qualsivoglia “capopopolo” o regia, che sta dietro a cortei e manifestazioni varie, e che si va specchiando in post virtuali o interventi, o interviste riparatorie (quando ormai affermazioni di un certo spessore sono state già fatte ed è impossibile rimangiarsele con qualunque tipo di retorica). Aldilà di accuse, che sembrano oggettivamente fondate, non tanto per la scelleratezza di talune affermazioni, ma quanto per la miopia di alcune posizioni politiche portate avanti che vedono appunto nei roghi tossici la sola ed unica causa, e non la conseguenza di un problema politico ben più ampio, che va necessariamente inserito in un discorso sistemico, e affrontato e risolto appunto da questo punto di vista, penso che, sia a chi abbia scritto questo articolo, che a chi abbia contestato a piazza dante, prema di dover delucidare tutti quei cittadini, che appunto in buona fede erano in piazza, non capendo magari la contestazione, o non essendo alla luce di alcune linee politiche portate avanti appunto dalla suddetta terra dei fuochi (come la militarizzazione del territorio quale soluzione proposta, e non piuttosto una bonifica che parta dal basso, sotto controllo popolare o piani di gestione di rifiuti, o anche più semplicemente attuazioni di raccolta differenziata per non parlare di siti di compostaggio ecc, (soluzioni che prevedono chiaramente un dispendio economico, assai scomodo a chi questo problema l’ha causato, ma che in ottemperanza al famosissimo principio del chi inquina paga, risulta tutt’ora e sempre la soluzione più ovvia, o quantomeno giusta, grammaticalmente parlando), risultano purtroppo strumento, e strumentalizzati, dalle regie di cui sopra, anche spesso inconsapevolmente. L’invito, a seguito di tale doverosa delucidazione riguardo l’accaduto di sabato, è quello aperto alla cittadinanza tutta, di aprire gli occhi, di informarsi su chi si va ad appoggiare, verso quale soluzione si vuole andare, di non essere gregge, di mobilitarsi, attivarsi in comitati autoorganizzati, dove chiunque può essere protagonista e decidere per se e per la propria terra, senza il saviano di turno che dall’america voglia venire ad innalzarsi a paladino della giustizia, creando piuttosto spaccature all’interno di comitati autonomi che lottano magari già da anni sul territorio e contro i piani istituzionali e contro i partiti e contro le politiche sia di destra che di sinistra, causa di questo e quell’altro scempio territoriale. Unirsi alle lotte, dal basso, è ciò che ci auspichiamo tutti, perchè morire di tumore o morire di disoccupazione ad esempio, è una scelta posta dalla stessa politica, e concepire ciascuna vertenza, non separata dalle altre, ma inserita appunto nello stesso sistema, ci da quella lungimiranza politica tale, da far si di poter concepire veramente la necessità di voler unire le lotte, ed attuarle in prima persona, ciascuno di noi, e per noi e per gli altri che ci stanno a fianco, senza strumentalizzazioni, o peggio, controlli del dissenso, che a ragione avvengono soprattutto grazie alle spaccature e alle manovre saccenti di personaggi come quello a cui allude il titolo di questo articolo.
Sono finiti i tempi del dialogo, nessun compromesso, nessuna concertazione, basta autoreferenzialismo, basta populismo, basta piangere restando in silenzio mentre la gente come noi muore, i colpevoli esistono, li conosciamo, organizziamoci e gridiamo a gran voce: CHI HA INQUINATO DEVE PAGARE!
BONIFICA DI TUTTE LE TERRE senza se e senza ma,
RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE TERRE!
Un cittadino qualunque senza nessuna tessera di partito, che non vuole morire, e che non si autocommisera, ma ha deciso di lottare!
By Di Meo Salvatore October 30, 2013 - 8:49 am
Spero solo che voi giornalisti non pubblicate sempre e solo quello che vi dicono di pubblicare fate un poco i Cristiani anche voi a me personalmente come tanta gente che conosco non importa chi si vuol prendere o meno i meriti Ferrillo o i casini mediateci che sempre voi giornalisti fate IL POPOLO É STANCO TROPPE MORTI SULLA COSCIENZA IO IN PRIMIS HO PERSO MIA MOGLIE 3ZIE E UNO ZIO DA CRISTIANO CHE SONO VI DICO CHE IO PER FARE BONIFICARE LA NOSTRA TERRA ,NO ALL’INCENERITORE PERCHÉ ANCHE L’INCENERITORE HA I SUOI RIFIUTI TOSSICI DA SMALTIRE IO VI RIPETO DA CRISTIANO CHE SONO SEGUO ANCHE IL DIAVOLO ALL’INFERNO PER METTERE FINE A TUTTO CIÒ!!!MO BAST !!! IL POPOLO CAMPANO È SCHIACCIATO DA ASSICURAZIONI ALTISSIME ,DISOCCUPAZIONE CRIMINALITÀ,E DALLO STATO CHE NON FA NULLA PER METTERE FINE A QUESTO COSE E INVECE VIENE NEL CUORE DELLA NOTTE CON 500 UOMINI TRA POLIZIOTTI E CARABINIERI DUE NOTTI PRIMA DI NATALE A BUTTARE ATTERRA UNA CASA ABUSIVA MA DI NECESSITA CON UNA DIVERSAMENTE ABILE DENTRO E ALTRE DUE FAMIGLIE LA STESSA NOTTE A BACOLI MA LA VOGLIAMO FINIRE BUTTATECI UNA BOMBA ATOMICA E FACCIAMOLA FINITA SE CI VOLETE TUTTI MORTI IN CAMPANIA E NON,SE NE PARLA PIÙ!!!POI SE NE VIENE IL PRESIDENTE NAPOLITANO DATE LE CASE AI ROOM QUELLI CHE ACCENDONO I ROGHI E RUBANO DA PER TUTTO!!!NON HO PIU PAROLE MA VOGLIO LA CAMPANIA COME IL RESTO DEL MONDO !!!
By Supercafone October 30, 2013 - 5:30 pm
“La lotta è mia e la gestisco io – resistibile ascesa di un capopololo.” Un titolo che non fa sconti ma che è anche un po’ scontato. Mi permetto, da libero e disinteressato supercafone, di commentare alcuni punti dell’articolo.
I filosofi del centro storico non ritengono opportuno che si faccia volantinaggio nei non-luoghi della periferia descritti da Saviano. Bhè, avete ragione, fare volantinaggio al centro commerciale non fa chic come nelle piazze del centro storico e sul lungomare liberato!
Nell’articolo si parla della partecipazione alla manifestazione da parte di “indifferenti a questo genere di tematiche o comunque ostili alla partecipazione diretta, addirittura di gruppo di boy scout in divisa”. I filosofi del centro storico penseranno ancora una volta che questa è gente che non fa alterantivo! Vero è che, negli ultimi anni, i maggiori movimenti campani sono nati nelle periferie, in provincia, non nel centro o nelle colline di Napoli dove l’intelligentia napoletana, in vestaglia e pantofole, si crogiola al sole di una città umanamente e culturalmente morta.
Si legge: “Certo non era come la metro di Roma invasa da bandiere in direzione Termini nei giorni degli scioperi generali…” Appunto, la lotta è mia e la gestisco io, come da titolo. Purtroppo s’ è vista anche la bella carriere politica che alcuni sindacalisti della triplice hanno fatto mentre il diritto al lavoro in Italia è diventato sempre più un miraggio.
Ancora, “dice Ferrillo: «Dietro i comitati possono esserci infiltrati politici che finanziano lo scontro pro o contro gli inceneritori, i comitati e le associazioni servono a spartire le briciole dei soldi che la politica si mangerà con i finanziamenti alle bonifiche…». Un’idea un po’ confusa che mischia l’associazionismo dei progettini con i comitati di lotta.” A proposito di confusione, alcuni comitati di lotta (o meglio, centri sociali nei comitati) hanno inserito consiglieri e assessori nei consigli comunali di Napoli e Milano, giusto per fare un esempio.
Nell’articolo: “A finire di esasperare gli animi anche la presenza al concentramento di un gruppo di Casapound, accolto da Ferrillo e rifiutato da una parte di piazza.” Casapound accolto da Ferillo? Ma siamo sicuri? Questa è una affermazione grave!
Si legge ancora: “Esaltato il successo dell’evento, si lancia in un rifiuto della logica delle bonifiche “che non servono senza fermare prima i roghi”, roghi di cui attribuisce dal palco la responsabilità anche ai rom che bruciano i rifiuti nelle loro baraccopoli.” Che senso ha bonificare le zone se nei campi rom e nelle campagne si continuano a sversare ed incendiare materiali di ogni genere? Perché ci si concentra solo sulla (sacrosanta) lotta all’inceneritore (se si farà, si farà dopo anni) e non si vede anche quello che accade tutti i giorni sotto gli occhi di tutti? Delle bonifiche delle zone martoriate dai rifiuti tossici si parla e si attende da tempo, all’improvviso si è assistito ad una brusca accelerazione mediatica e politica scaturita all’indomani delle dichiarazioni su Sky del famigerato pentito casalese. Coincidenza?
La parte dell’attacco violento e prevaricatore dei comitati (o presunti tali) nei confronti di Ferrillo nasce intorno alla questione rom. Chi vive in periferia lo sa bene: non tutti i rom bruciano rifiuti (sarebbe stupido anche pensarlo) ma è il fatto che lo si faccia spesso nei loro campi è appurato da tempo. A questi roghi partecipano in vario modo anche italiani, camorristi e non, ed anche questo è un dato di fatto. Si brucia per smaltire rifiuti illegali, derivati anche da attività a nero, si bruciano i cavi elettrici per ricavarne il rame che ha una buona quotazione di mercato, si bruciano teli di plastica e materiale agricolo nei campi e non lo si smaltisce o ricicla correttamente. Il resto è demagogia.
La verità è un’altra, purtroppo. Segregare i rom conviene solo ad alcuni: ai comuni (politici) che ricevono soldi dall’Europa per l’emergenza rom, a varie associazioni che campano di questo e, non ultimo, ad alimentare tensioni sociali (guerra fra poveri). In altri paesi europei le comunità rom non vivono affatto in condizioni disumane come in Italia.
Ancora, “ dice Ferrillo: «La prossima volta organizza tu e parla tu!». “ Bene, è un’affermazione poco felice, ma sta di fatto che le persone che contestavano aspramente Ferrillo (ma come? quello dice che sono i rom a bruciare! ) sono state fatte salire sul palco ed hanno parlato. Anni fa Ferrillo non è stato fatto salire sul palco di una manifestazione antidiscarica ed è stato allontanato in malo modo. Questo nessuno lo ricorda. Come mai?
Infine, i registi di quella che appare come una caotica emergenza rifiuti vogliono la divisione. Chi vuole i tumori, vuole la Sanità privata a discapito di tutti. L’emergenza e l’urgenza bonifiche, sbandierata solo ora a destra e manca, sa tanto di presa per i fondelli come quella fatta (non-fatta) a Bagnoli. Le persone in buona fede e di buona volontà devono necessariamente convergere in un unico obiettivo, che piaccia o non. Sembra che Ferillo, con i suoi difetti ma con tanto entusiasmo, vada nella giusta direzione. Ben venga dunque l’adesione da parte di Ferrillo alla manifestazione del 16 novembre.
E’ una direzione sicuramente non ideologizzata e politicizzata e questo non piace alle vecchie logiche o a chi campa di associazionismo parassitario o a chi aspira ad un misero scranno. La lotta è di tutti e con tutti. La lotta è mia e la gestisco io, come da titolo, potrebbe far pensare ai cafoni come me che Ferrillo stia togliendo, a quelli citati prima, la cosiddetta purpett a rint ‘o piatto.
Supercafone.
By stefano d'ambrosio November 14, 2013 - 11:27 pm
Non mi piace proprio questo articolo, soprattutto quei passaggi allusivi a una vicinanza ideologica di Ferrillo alla estrema destra. Mi dispiace dirlo, ma sembra che riesca nell’impresa di raccogliere l’intero campionario lessicale di certa intramontabile sinistra che spende gran parte del suo tempo a piantare bandierine. Ferrillo ha cominciato questa battaglia quando non la combatteva nessuno, ma proprio nessuno, spammando su mailing list e blog i sui video e le sue denunce. (Lo ricordo bene dai tempi in cui anche a Napoli est il problema se lo ponevano in pochi https://quartiereponticelli.it/2008/10/26/irrespirabile/). Ammesso che davvero Ferrillo rivendichi di essere il “leader spirituale” di questo movimento, ne avrebbe tutto il diritto. Di sicuro, non si può metterlo in un angolo, perché non fa parte dei tanti comitati (quasi tutti napoletani “della città”) che non perdono occasione di dispensare la patente di “politicamente corretto” a seconda del tasso di contrarietà (sempre a chiacchiere, s’intende) agli inceneritori o di omertà sulle attività che si svolgono nei campi Rom (guarda caso distribuiti equamente in tutta la cintura periferica da Gianturco a Giugliano, mentre in queste ore fioriscono comitati “stopbiocidio” dal Vomero a Capodimonte). Ferrillo afferma una cosa sacrosanta che chi come me, oggi, anno del signore 2013 (quasi 2014), ha figli che respirano atmosfera tossica da 10 anni, non può che considerare prioritario: spegnere i fuochi. Tutto il resto, comprese le eventuali leggi speciali e finanziamenti milionari per futuribili bonifiche, viene dopo. E se mai questa grottesca ondata mediatica (fra poco avremo anche la mulignana diossina-free) riuscisse anche soltanto a fermare tutti gli incendi di qualsiasi tipo di munnezza, dal Vesuvio al Garigliano, fossi in Ferrillo, direi: missione compiuta.