“L’arte vale più di un posto letto”. Lo striscione che mi accoglie su un lato del liceo artistico Boccioni non mi convince più di tanto, ma penso a entrare per vedere cos’hanno da dirmi i ragazzi che stanno occupando l’istituto da una settimana esatta. Alcuni di loro sono in portineria a fare freestyle su delle basi di qualche produttore americano. Cerco Domenico in un tipico scenario da scuola occupata, il solito miscuglio dal sapore acerbo tra l’istituzionale e il goliardico.
Domenico mi accoglie in un’aula immensa assieme ad altri ragazzi. Le pareti della stanza (come del resto quelle di tutto il primo piano) sono ricoperte da opere degli alunni. Il pensiero va subito alla fine che faranno tutti quei lavori quando la scuola verrà dismessa, e l’istituto trasferito altrove. Gli studenti parlano velocemente, mi danno decine di informazioni contemporaneamente.
L’istituto si trova all’interno della Mostra d’Oltremare, in un edificio di proprietà dell’ente, il cui affitto è pagato dalla Provincia. In realtà il pagamento non viene effettuato da circa sei anni, e da qualche tempo sarebbe arrivato un avviso di sfratto. La voce di un trasferimento girava informalmente già da almeno cinque anni (più o meno da quando la Provincia ha smesso di pagare), ma la notizia si è concretizzata soltanto a novembre del 2012. In realtà, una comunicazione ufficiale dello sfratto non è mai stata fatta, né agli studenti né ai professori. Da qui in poi tutto diventa poco limpido.
Il preside dell’istituto non ha mai comunicato ufficialmente lo sfratto, né un documento è mai stato mostrato a persone esterne all’amministrazione scolastica. La questione si colloca in un contesto più ampio, che riguarda la gestione dell’intero ente Mostra d’Oltremare. Nel mese di settembre 2012 il suo ex presidente, Nando Morra, è stato sostituito da Andrea Rea, un anno prima della scadenza del suo mandato e pochi mesi prima che arrivasse la fantomatica – e mai confermata – notizia di sfratto del Boccioni. Rea è stato scelto da de Magistris per rilanciare la Mostra oberata dai debiti.
Il nuovo presidente si è messo subito all’opera. La rivalutazione del complesso comprende la sostituzione della scuola con un albergo a tre stelle (di qui lo striscione appeso alle finestre della scuola). L’edificio, in effetti, si presta architettonicamente a questa trasformazione: il plesso è formato da due costruzioni separate da una scalinata di pregio architettonico. Uno dei due edifici è stato costruito per ospitare un acquario tropicale, la cui facciata frontale è decorata da un rivestimento scultoreo in ceramica progettato da Enrico Prampolini e realizzato da Giuseppe Macedonio. La scuola si trova in un luogo abbastanza isolato dal traffico della vicina via Terracina, in un polmone della città che è stato ambiente propizio alla formazione di generazioni di studenti d’arte. Nell’acquario (così è chiamato tuttora) si trovano i laboratori dell’istituto. Nell’edificio principale sono situate invece le aule, ed è stato progettato a “ferro di cavallo” perché in tutte le stanze entrasse la maggior quantità possibile di luce naturale, elemento di vitale importanza per chiunque si occupi di arti figurative. Si tratta quindi di un ambiente ideale per la formazione degli studenti, che verrebbero invece trasferiti in strutture molto meno adeguate, come l’ITI Giordano-Striano a Soccavo. Altri luoghi sono stati proposti come nuova sede, ma sono tutti un’incognita. Alcuni di essi – come un edificio poco lontano, sempre su via Terracina – sono in costruzione da diversi decenni, e niente lascia supporre che verranno completati in poco meno di un anno, dal momento che il trasferimento è previsto per l’estate 2014.
Oltre ai danni causati dalla perdita di una sede storica e di un ambiente adatto alla produzione artistica, se ne aggiungono altri più pratici. I laboratori della scuola funzionano grazie all’impiego di decine di macchinari, molti dei quali sono di grandi dimensioni e difficili da spostare, perché parte della struttura. Non sarebbe possibile posizionarli altrove durante il periodo della pausa estiva e i laboratori che caratterizzano la formazione degli studenti del Boccioni non sarebbero attivi per un tempo non ancora determinato. Spostare la scuola a Soccavo, inoltre, sarebbe un problema per i ragazzi che la frequentano e che vengono da zone lontane da Fuorigrotta. Gli studenti si troverebbero a rincorrere l’unico liceo artistico dell’area flegrea in un quartiere che non offre collegamenti adeguati. I ragazzi del quinto anno, infine, si domandano come faranno a svolgere l’esame di stato, se i macchinari dei laboratori saranno in via di smantellamento nel periodo estivo.
La gestione di questo trasferimento lascia capire in che modo e con quale spirito l’amministrazione della Mostra d’Oltremare stia progettando il proprio rilancio. Risulta difficile credere che si stia agendo nell’interesse della collettività quando già in partenza l’ente Mostra, col beneplacito del sindaco, sta danneggiando l’istruzione pubblica per sopperire a bisogni economici immediati. L’esigenza di sanare debiti, per evitare che la Mostra d’Oltremare si trovi in condizioni peggiori di quelle attuali, non va dimenticata. Ma farlo senza guardare un po’ più lontano, danneggiando benefici a lungo termine come la formazione di centinaia di studenti per un rientro economico privato e a breve termine, sembra preannunciare un percorso di affossamento, più che di rilancio.
Dopo una tempesta di informazioni e di lamentele, ripercorro le scale che dividono i due edifici. Arrivo in un piazzale sopraelevato che doveva fungere da ingresso. Ho rivisto lo stesso posto più in piccolo, in un plastico all’interno della scuola, ma dal vivo è molto diverso: è abbandonato e non ha senso, isolato dal resto degli spazi da una pesante porta di ferro che sembra non essere mai stata aperta. Un luogo abbandonato, che sarà di certo ristrutturato quando il Boccioni diventerà un albergo e riprenderà vita. Una vita discutibile, turistica: di chi viene, prende quel che può, e se ne va. (umberto piscopo)
By Antonio Grieco November 22, 2013 - 8:58 am
L’articolo è molto interessante, emblematico dello stato in cui versa la scuola italiana e in particolare gli Istituti d’Arte con in testa il Boccioni di Napoli; una vicenda dove sembrano chiare e gravi le responsabilità delle istituzioni locali, soprattutto della Provincia di Napoli. Vorrei comunque segnalare una imprecisione contenuta nell’articolo. La facciata in ceramica dell’Acquario Tropicale, l’edificio che ospita l’Istituto d’arte, non è né di Prampolini, né di Macedonio. Sia il rivestimento che il progetto della facciata in ceramica sono di Paolo Ricci, artista e critico d’arte napoletano. L’opera è considerata tra le più interessanti realizzazioni della Fabbrica di Ceramica di Posillipo, un’impresa sorta a Napoli intorno al 1940 per volontà di Giuseppina De Feo, un imprenditrice napoletana. La fabbrica vide la partecipazione di alcuni artisti napoletani, tra cui De Val, Giordano e Ricci. Sull’importanza di quest’opera in ceramica di Ricci, ora in vergognoso abbandono, si veda Giorgio Napolitano (solo omonimo del Presidente), “La Ceramica di Posillipo (1937-1947)”, Provincia di Salerno, Centro studi “Raffaele Guariglia;Matteo D’Ambrosio, “I Circumvisionisti”(Edizioni Cuen); Paolo Ricci, Arte e Artisti a Napoli (1800- 1943), (Guida edizioni).
By Umberto Piscopo November 22, 2013 - 2:44 pm
Non essendo il rivestimento in ceramica il punto dell’articolo e non avendo a disposizione i suoi stessi materiali, ho ritenuto sufficiente informarmi sul sito istituzionale del Boccioni, dove per progettista ed autore si danno appunto Prampolini e Macedonio ( https://www.liceoboccioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=133&Itemid=129 ).
Grazie della precisazione.
By Raffaele November 28, 2013 - 2:39 pm
Sono un lavoratore del liceo artistico Boccioni Palizzi ex istituti d’arte dopo la distruttice riforma Gelmini ( In italia tutti gli Istituti d’arte si sono trasformati in Licei artistici non per aumentarne la formazione didattica ma per distruggere i laboratori manuali troppo costosi per lo Stato con relativi tagli al personale) Pur condividendo in pieno l’articolo la notizia data sulla morosita’ della Provincia all’ ente Mostra d’Oltremare e’ errata in quanto la Provincia ha saldato tutti i debiti trattandosi di un fitto di locazione di un intero plesso tra i piu’ bassi d’Italia circa 1000 euro al mese . La mostra con una variante al P.R.G. da tempo ha deciso che l’arte vale meno di un Albergo ( da poco e’ stato inaugurato L’esedra al posto del CONI sito all’entrata della Mostra hotel a 4° stelle) la scuola viene sfrattata UNICAMENTE perche’ l’ente mostra non ha rinnovato il contratto d’affitto tra i piu’ basssi d’ Europa da parte della collettivita’ nonostante ci fu’ una delibera nel 2003 che sanciva altri 29 anni di vita per il Boccioni firmata dall’ex assessore alle politiche scolastiche provinciali Cortese evidentemente non interessa piu’ a nessuno investire nella cultura in questo Paese basta vedere in che stato pietoso si presentano le scuole specie nel Sud Italia . Una classe politica lungimerante anche in un paese capitalista mai avrebbe cacciato un Liceo Artistico da un sito di un Importanza storico ,artistico e culturale come la mostra d’oltremare di Napoli piuttosto si sarebbe attivata per creare sinergia con esso e farne diventare un fiore all’occhiello spirito in cui il Boccioni nasceva e naturalmente si collocava circa 40 anni fa all’interno della mostra ma anche la memoria storica evidentemente vale meno di una stanza d’albergo in un ennesimo centro conferenze quasi vuoto per tutto l’anno in uno degli spazi piu’ belli e verdi di Napoli. Noi come lavoratori insieme alle famiglie ed in primis gli studenti abbiamo denunciato all’opinione pubblica la questione e continueremo a lottare affinche’ il diritto allo studio non venga ulteriormente calpestato non accettiamo le deportazioni come quella che ci hanno proposto all’ex Striano ma rilanciamo affinche’ il quartiere Bagnoli Fuorigrotta dove ormai si accavallono tutti i prossimi progetti di trasformazione urbana in questa citta’ non rinunci al suo storico liceo artistico propio in un momento storico dove anche gli edifici della ex N.A.T.O. di Bagnoli si sono liberati e tra le tante proposte demagogiche sarebbe bello creare un bellissimo polo scolastico statale e comunale su stile Nord Europeo dove gli studenti di una grossa fetta di questa citta’ ovviamente non solo del Boccioni possano usufruirne avendo a disposizione dei campi sportivi, palestre ed una piscina olimpionica senza nessuna spesa per la costruzione speriamo di non rivedere in quei luoghi finalmente liberati magari tra pochi anni un campus o cittadelle sportive a uso privato per le famiglie piu’ benestanti di questa citta’. RAF
By Umberto Piscopo November 28, 2013 - 8:38 pm
Stando alle mie fonti, la Provincia non ha pagato l’affitto del Boccioni all’Ente Mostra per circa sei anni. Quindi, la notizia non è errata. Gli arretrati, stando sempre alle mie fonti, sarebbero stati saldati in un unico pagamento, ma soltanto recentemente e comunque dopo l’approvazione dei progetti di riqualifica dell’Ente Mostra. Essendo comunque un particolare alquanto strano (perché questo suggerirebbe che la Provincia sarebbe stata in grado di pagare l’affitto dell’Istituto anche negli anni precedenti) e non avendo modo di confermare la notizia, ho preferito non pubblicarla.
By RAFFAELE November 29, 2013 - 9:28 am
Caro Umberto, come rappresentante del comitato lavoratori Boccioni contro lo sfratto abbiamo avuto un incontro anche con il presidente della Mostra d’Oltremare che ci ha confermato che la provincia ha pagato tutti i debiti relativi agli affitti . Il vero problema e’ il cambiamento di destinazione d’uso dei suoli di cui e’ propietaria la Mostra mentre l’edificio fu costruito con i soldi del comune quindi soldi pubblici ma all’epoca la mostra era un ente pubblico non S.P.A come oggi anche se ci sono quote della provincia oltre che del comune di Napoli di cui risulta essere il maggior azionista pur rimanendo l’ente a statuto autonomo quindi decisionale . Il mistero rimane su una delibera provinciale in possesso della scuola che stipulava un rinnovo contrattuale con L’ente Mostra per ulteriori 29 anni per un fitto di circa 12.OOO euro l’anno dal 2003 anno della scadenza del vecchio contratto per cui nessuno di noi , studenti, lavoratori e famiglie si aspettava o era preparato ad uno sfratto il 30 maggio 2013 ancora in piena attivita’ didattica in preparazione degli esami di stato che si prolungano per tutto il mese di Luglio. A noi risulta scandaloso che la Provincia in nome dello SPENDING REVIEW (cosi cita l’atto di sfratto) si liberi di un edificio di cui ha un costo irrisorio ( solo lo sfratto di tutti i laboratori costera’ alla collettivita’ piu’ di 5 anni di affitto) oltretutto la Provincia tra l’altro in dismissione paga per alcuni edifici scolastici anche piu’ di un milione di euro all’anno . saluti RAF
By RAFFAELE November 29, 2013 - 9:37 am
In riferimento al commento di sopra ho sbagliato la data dello sfratto esecutivo si tratta del 30 maggio 2014 non del 2013. Grazie