Sarà presentato mercoledì 26 febbraio, in occasione dell’uscita del numero 57 – Il corpo di Napoli di Napoli Monitor, il libro: Genere: Femminielli. Esplorazioni antropologiche e psicologiche, curato da Eugenio Zito e Paolo Valerio. La redazione del giornale ne discuterà con i curatori del libro, a partire dalle ore 18,00 presso la libreria Dante&Descartes (piazza del Gesù, n.14).
A seguire: brani musicali di Gary Quin.
È lo stesso titolo a chiarire senza indugi il tema del volume curato da Paolo Valerio ed Eugenio Zito, edito da Dante e Descartes. Genere: Femminielli è una ricognizione sul tema da anni oggetto di studi e riflessioni di antropologi e psicologi, fra cui gli stessi due curatori.
In questo lavoro i due studiosi raccolgono materiali provenienti da diversi ambiti di ricerca, che da tempo provano a interpretare quanto si muove dentro la complessa questione del genere sessuale. Dieci contributi, preceduti da un’introduzione di Luigi Lombardi Satriani, che spaziano dalla “ricognizione storica e mitografica” alla questione linguistica, che indaga l’origine e il significato della parola femminiello, entità semantica e concettuale ben distinta all’interno del multiforme universo dell’omosessualità. Si affiancano a queste indagini contributi che indagano l’universo napoletano cogliendone aspetti comuni a esperienze di altri contesti, o a rintracciare la presenza di queste figure nel teatro contemporaneo, da Giuseppe Patroni Griffi ad Annibale Ruccello.
Si tratta di un testo di non facile lettura, dentro cui convivono ambiti di ricerca differenti e molto specifici. Eppure è proprio l’approccio estremamente rigoroso alla materia a costituire un bene prezioso, soprattutto perché rende il tema “normale”. Oggetto di ricerca e non di chiacchiere prive di fondamento, lontano dalle ossessioni e dai luoghi comuni da cui è infettato. L’omosessualità è spesso oggetto di discussioni centrate su assiomi dei quali è impossibile rintracciare fondamenta razionali, se non nel complesso delle paure, dei segreti desideri, dell’impianto culturale complessivo di una società omofoba. Un atteggiamento morboso che rivela un approccio insano da parte di chi osserva, interessato più alle geometrie sessuali fra umani dello stesso sesso che all’amore, al complesso degli affetti e delle emozioni.
Ma al di là della tematica generale dell’omosessualità, il volume analizza il femminiello come testimone delle mutazioni sociali intervenute a Napoli nell’ultimo secolo. Raccontate come presenza intima della città da secoli, queste figure hanno affascinato viaggiatori e narratori, napoletani e furastieri, per la loro natura di soggetti “al limite”. Presenze avvolte da un’aura di mistero e spesso di magia, in ragione probabilmente del loro occupare uno spazio di confine fra i generi. A Napoli questa particolare forma di transgenderismo è legata alle radici primordiali della cultura cittadina, nella quale per secoli l’espressione pubblica del lato femminile di alcuni “maschi” non ha costituito una figura deviante ma anzi un elemento integrato nel contesto sociale, con tutti i limiti del caso.
I femminielli hanno attraversato i secoli costruendosi uno spazio dentro la complessa architettura sociale dei quartieri popolari di Napoli, attraverso l’esibizione pubblica della propria femminilità e la valenza trasversale ai generi di alcuni riti come il pellegrinaggio a Montevergine. Osservati oggi, è chiaro che i femminielli in quanto figure in via di estinzione, assumono anche il ruolo di simbolo di un tessuto sociale che va scomparendo sotto i colpi della modernità capitalista, alla quale solo ciò che è organizzato e determinato può resistere, e il corpo (sociale) di Napoli non lo è.
Indagare la progressiva scomparsa dei femminielli dentro il mutare della città investe la riflessione su Napoli nella sua interezza. È una trasformazione dalla evidente forza simbolica che si ritrova dentro la narrativa e il teatro contemporanei in figure forti come la Jennifer di Ruccello.
L’elemento centrale della questione resta il tema del corpo. Inevitabile, perciò, riferirsi al nuovo transgenderismo, rivoluzionato dalla chirurgia e dalle relative aperture legislative. La possibilità di cambiare sesso è un evento di portata enorme, che ha sconvolto radicalmente la storia umana. Eppure è lecito, come fanno Valerio e Zito, porsi alcune domande, perché il passaggio dalla rappresentazione della propria femminilità alla sua reificazione mediante la chirurgia e relativi documenti nasconde numerosi interrogativi. Cambiare sesso o teatralizzare la propria inclinazione sono infatti elementi differenti che rimandano a visioni del mondo lontane, sulle quali è lecito domandarsi quale influsso abbia la cultura dominante nella quale è essenziale ottenere materialmente qualcosa, piuttosto che metterne in scena la forma.
Dentro questo argomento denso di ambivalenze e conflittualità, particolare rilievo assume la questione relativa al rapporto del femminiello con la società, che lo ha tollerato per secoli anche perché elemento distinto dalla comunità dei “normali”, ben visibile e infinitamente meno pericoloso per l’ordine sociale di un corpo che muta di genere, non solo mettendo in scena la propria femminilità ma esigendola e ottenendola concretamente, risultando per questo altamente perturbante dell’ordine costituito.
Sono in realtà molte e affascinanti le questioni sollevate da questo volume che raccoglie, fra gli altri scritti, la traduzione di un articolo di Gennaro Carrano e Pino Simonelli, uscito nel 1983 sulla rivista francese Masques. Revue des Homosexualites, che ha segnato una tradizione di studi dedicati a questa tematica, la persistenza dei femminielli nella storia sociale della città e la loro progressiva estinzione. Temi che gli autori affrontano con metodo aperto, mettendo in campo, cioè, dubbi e problematiche, più che risposte, a una questione che non è affatto di nicchia. (antonio bove)