da: piazzadelplebiscito.it/rottemediterranee
Quando arrivi su, al Faito, nella testa ti spuntano due idee. La prima è che Dio deve pur esistere da qualche parte, perché tanta bellezza e panorami così spettacolari non possono essere frutto del caso. La seconda è che lo Stato non c’è. È morto, forse, o da lì non è passato. Tutt’al più ogni tanto manda qualcuno a dire che vorrebbe pur esserci, ma è impegnato.
Il paradosso, su questa cima di 1131 metri sopra il livello del mare, alle cui pendici comincia il parco regionale dei Monti Lattari, è che le vie d’accesso sono ufficialmente chiuse. Tutte. La funivia che sale da Castellammare si è fermata nel settembre del 2012, dopo oltre sessnta anni di onorato servizio. La motivazione ufficiale che fornisce l’EAV Bus, l’ente gestore, è: “lavori di adeguamento strutturale”. Cioè messa in sicurezza e adeguamento alle normative. Sono anche stati stanziati fondi regionali, due milioni di euro, ma sui tempi della riapertura nessuno si sbilancia. Intanto, rebus sic stantibus, è stato desertificato un altro pezzo di montagna. Il piazzale che ospita la stazione a monte è spettrale: porte sbarrate, insegne mute, biglietteria e bar chiusi e con essi anche il Papillon, la baita che ospitava il pub dirimpettaio. Non che facesse affari d’oro, ma almeno durante “la stagione” lavorava.
L’altra via d’accesso su quel versante: la strada che parte dalla Reggia del Quisisana, fatta costruire dal conte Giusso il secolo scorso, bellissima e scoscesa, ufficialmente inibita alla viabilità perché troppo stretta – ma fino all’anno scorso abbondantemente utilizzata da pendolari, residenti, addetti ai ripetitori radio-televisivi e villeggianti – non ha retto all’incuria e alla devastazione. Il taglio abusivo di alberi a scopo di lucro e la conseguente occlusione dei valloni di convogliamento delle acque, sapientemente previsti dagli ingegneri che la realizzarono, hanno provocato frane e smottamenti, rendendola di fatto impraticabile. Il suo rischio idrogeologico è una spada di Damocle sul tratto tra Scanzano e Pozzano, frazioni di Castellammare, ma intanto nei suoi primi tornanti continua a essere frequentata da coppiette in cerca di tranquillità e da sversatori abusivi di rifiuti.
Restava la strada maestra, l’ex Strada Statale 269, oggi Strada Provinciale, che da Vico Equense portava su. Il 4 marzo scorso un grosso macigno è franato all’altezza del km 12,700. Per qualche giorno è rimasto lì, senza che nessuno se ne prendesse cura. Poi qualcuno ha avvertito i Vigili del fuoco che, una volta giunti sul posto, non hanno potuto che chiudere la viabilità per il rischio frane, in attesa della messa in sicurezza del costone di roccia. Messa in sicurezza che a oggi non è avvenuta. Nei giorni scorsi, una squadra di operai un po’ impacciati – e reticenti nell’indicare il soggetto per cui stavano lavorando – ha provveduto a frammentarla e a rimuoverla. Ma resta immutata l’ordinanza n. 78 del 7 marzo scorso con la quale il comune di Vico Equense ha disposto la chiusura della strada.
Per i nuclei familiari residenti, i lavoratori delle stazioni di ripetizione dei segnali Rai e Mediaset, gli esercenti e i proprietari di case superstiti dopo la miriade di abbandoni degli ultimi venti anni, la situazione è kafkiana. Per il divieto i bambini non potrebbero andare a scuola, gli adulti a lavoro, né a rifornirsi di generi di necessità: gli esercizi aperti sono in tutto otto, considerando anche il bar, i rifugi e i ristoranti. I tecnici dei ripetitori e gli esercenti non potrebbero andare a lavorare. I proprietari si vedrebbero sospesa la possibilità di raggiungere le proprie case, il cui valore immobiliare è bassissimo e cui costi sono spaventosi. La manutenzione infatti, vista la durezza del clima, raggiunge cifre molto elevate, e come se non bastasse il danno, ci sono anche la beffe. La prima: se non si paga “un guardiano” avere uno o più furti in casa è praticamente una certezza. La seconda: le rendite catastali fissate dal comune di Vico Equense per la zona sono equiparate a quelle di Capri e Sorrento, con il risultato che per l’Imu, Taser, Tares e tasse affini si pagano tanti soldi per ricevere quasi nessun servizio.
Le discariche. Prima di arrivarci, al Faito
Che il Parco Regionale dei Monti Lattari, istituito il 13 novembre del 2003 con decreto del presidente della Giunta Regionale della Campania n. 781, sia come un figlio indesiderato, o come una legge rimasta sulla carta, lo si capisce appena arrivati nei pressi della salita della Reggia Borbonica del Quisisana a Castellammare, recentemente ristrutturata e circondata da un verde lussureggiante. Ti promette il paradiso, salvo scoprire che l’inferno ha cominciato a divorare pezzi di territorio. Come accennato, la strada che va al monte, quella costruita sulla traccia di una vecchia mulattiera da Girolamo Giusso – antico proprietario del Faito, alpinista e ambientalista ante litteram – ogni volta che si “allarga” mostra l’idea dominante di “fruizione” delle aree vincolate: discarica e, a uno sguardo più attento, riserva di legno. Scarpe vecchie, lattine, giocattoli rotti, secchi di vernice vuoti, tubi, cesti e bottiglie di plastica. Materassi, frigoriferi da bar, parabrezza di auto, materiale da demolizione edilizia, pneumatici e, dulcis in fundo, pannelli di amianto, si affollano oltre i tornanti o lungo i “sentieri” tracciati perpendicolarmente dalle vie del taglio abusivo. Come se fosse la cosa più normale del mondo, nell’inerzia di (quasi) tutti gli organi competenti.
Più a est, percorrendo i viali dei giardini della reggia borbonica in direzione Pimonte, le cose non migliorano. Qualche segno di frane e smottamenti, ma soprattutto i torrenti usati come sversatoi. Oltre gli pneumatici, il solito frigorifero e materiale vario, si possono anche ammirare i resti di quello che fu un divano letto. Ma la sorpresa è un’altra: scoprire che alcuni pannelli di amianto sono stati rinchiusi in teloni cerati dai vigili del fuoco, che poi transennarono l’area con la dicitura: “115 vietato oltrepassare”. Il nastro che la recava, giace insieme al resto dei rifiuti. (continua a leggere… – gianni aniello / fabrizio geremicca)
By papillon monte faito May 28, 2014 - 8:31 pm
Carissimi amici di MONITOR, la sua notizia che ha pubblicata e’ ERRATA. Con la chiusura della funivia , ha chiuso i battenti solo il Bar della Funivia,mentre noi, siamo apertissimi e chiedo pertanto di smentire assolutamente questa notizia. Gia’ la chiusura momentanea della funivia ci ha penalizzato a livello turistico ed economico ma non tollero false notizie.Spero con tutto il cuore che mi comprendiate e che risolverete questo equivoco .Grazie
la direzione