Alla fermata di Chiaiano della linea 1 della metropolitana scendo tutte le volte che torno a trovare i miei. All’uscita c’è uno slargo sovrastato da un ponte dove passa il treno. Il ponte è di cemento, grigio, ma da un mese è diventato di mille colori. L’associazione Let’s Think, con il patrocinio del Comune di Napoli e MetroNapoli, ha organizzato la riqualificazione del ponte e della piazzetta tramite pittura murale. Una decina di artisti sono stati coinvolti nella realizzazione di disegni che coprono l’intera superficie del ponte e della parete d’ingresso della metro. Il progetto si chiama “Un ponte oltre i muri”.
Più di due anni fa fui contattato per partecipare al progetto. Allora era soltanto un’idea, gli artisti coinvolti erano tre o quattro. Mi sembrava uno spunto interessante, poter disegnare il ponte della metro che utilizzavo da quando ero bambino, la metro che prendono i miei genitori per andare a Napoli. Realizzare il progetto richiedeva dei permessi. L’associazione promotrice, i funzionari comunali e gli ingegneri di MetroNapoli riuscirono a incontrarsi a palazzo San Giacomo. Ad alcuni incontri partecipai anch’io. Furono delle riunioni di una noia mortale, si parlò di degrado, di abbandono, di ragazzi perduti, della forza della pittura, del colore, di grandi concerti, vidi personaggi assurdi che non immaginavo di incontrare in quel luogo; ognuno diceva la sua, tutti sbadigliavano, alcuni s’infervoravano.
Quelli del comune volevano sapere che genere di disegni avremmo realizzato, non si fidavano; non eravamo artisti super quotati e super pagati, si sentivano in diritto di obiettare, di mettere il naso; così, una volta tornato a casa, dovetti, a malincuore, realizzare un bozzetto da far esaminare. Non sapevo cosa disegnare, ero frenato, tutto l’entusiasmo iniziale stava svanendo; mi uscì un mostro gigante che mangiava alberi, foglie, frutti, animali.
Alla riunione successiva portammo i disegni. Alcuni storsero il naso, guardavano il mio mostro con curiosità mista a schifo, facevano domande; erano invece molto soddisfatti di alberelli e uccellini. Alla fine accettarono. Non avrebbero aiutato economicamente, ma ci davano il consenso spirituale. MetroNapoli ci promise la pittura e gli elevatori.
Dopo giorni di riflessioni, decisi di tirarmene fuori. Sono parecchi anni che scendo di notte e di giorno a fare disegni illegali senza il permesso di nessuno. Non mi convinceva questo discorso del degrado, questi disegni da realizzare, questa baldanza del comune, questo sottostare alle loro regole e scelte, questi manifesti/pubblicità del progetto attaccati in tutti i treni della metro con il mio nome senza che ne avessi dato il consenso.
I ragazzi dell’associazione si sentirono traditi, ma penso che dopo abbiano capito. Mi ero lasciato coinvolgere dai ricordi d’infanzia, dalle ore passate sotto il ponte ad aspettare quel pullman pieno di gente che mi riportava a casa dopo la scuola, le pizzette mangiate nella rosticceria all’angolo, la bancarella che vendeva di tutto, le granite…
Il progetto ha continuato la sua strada, altri artisti sono stati contattati, altre associazioni coinvolte. Gli artisti hanno pagato delle assicurazioni per salire sugli elevatori che consentono di dipingere ad altezze elevate. Dopo quasi un anno, finalmente il progetto è partito. Una mattina di maggio il sindaco ha aperto le danze, scrivendo a pennello sul muro della metro: “Orgogliosi di essere napoletani”.
Quando sono andato la prima volta a Chiaiano dall’inizio delle attività, i disegni erano ancora in fase embrionale e vedere il ponte macchiato di colore mi ha colpito in senso positivo. Con il passare del tempo, vedendo i disegni in fase avanzata, i miei sentimenti sono cambiati. Tutte le volte che mi trovo sotto il ponte sono assalito da questi colori amorosi, questi alberi giganti, questi frutti succosi, questo cielo celeste e vorrei scappare via a gambe levate. Sento i discorsi della gente – «Uè, è bello però, eh?», «Finalmente un po’ di colore, non ne potevo più di quel grigio, adesso sì che si può stare a Chiaiano» –, e vorrei urlare che a me il grigio piaceva, che se uno ci ragionasse un po’ sopra si accorgerebbe che questi disegni belli e colorati sono solo un modo per calmarci, per assopirci; con questa mossa il comune ha fatto la sua parte d’istituzione presente, che ascolta i cittadini, ci ha concesso un contentino; se ne sono usciti da gran signori senza spendere un euro.
I dipinti realizzati sul ponte vogliono farti credere che tutto va per il meglio, che se apri un dialogo con le istituzioni puoi permetterti di fare quello che vuoi, ma non è così. Di questi disegni non ne abbiamo più bisogno, soprattutto sul ponte gigante della metro, simbolo dello sperpero bassoliniano. Non basta scrivere “degrado”e disegnare un alberello per risolvere le questioni, per sentirsi a posto, non più. Da persone che quel territorio lo vivono, mi sarei aspettato qualcosa di meno accondiscendente. In questo modo non si è abbattuto nessun muro, non si è andati oltre i buoni sentimenti; tutto è rimasto come prima, tanti nobili ideali, ma ben poca sostanza. (diego miedo)
By Pinellus July 12, 2014 - 6:01 pm
Ricapitolando:
Diego Miedo prima partecipa al progetto, poi si ritira dal progetto e poi getta merda sul progetto.
Complimenti.
Non sia mai si sporcasse il pedigree di quello che fa “disegni illegali senza il permesso di nessuno”.