da: horatiopost.com
Genova e la Liguria come metafora di un intero paese. Non tutti forse sanno che l’ultimo Censimento dell’Agricoltura ISTAT del 2010 ha contabilizzato solo un terzo del territorio agroforestale di quella regione. I restanti due terzi non è che non esistano, semplicemente non c’è più chi li gestisce. Tutto un territorio montano, di boschi e antichi terrazzamenti, oramai deserto di agricoltori, è diventato clandestino, non figura più nelle statistiche ufficiali del paese. Un territorio invisibile, che si ostina ciclicamente a imporsi all’attenzione pubblica, tutte le volte che una “bomba d’acqua” scarica sulle città liguri della costa, attraverso torrenti malamente imprigionati nel reticolo urbano, il suo carico di fango e mortificazione.
Uno dei più bei racconti di Calvino, La speculazione edilizia (1957), descrive proprio il clima sociale e i comportamenti che hanno trasformato le due costiere liguri in una striscia continua di città, stretta tra il mare e una montagna fragile. Ma Genova e la Liguria sono immagine di un intero paese. Le dinamiche descritte da Calvino sono tutt’oggi attive a scala nazionale, se l’Italia continua ogni anno a produrre, secondo le statistiche ufficiali del governo Monti, trentacinquemila ettari di nuova città, l’equivalente di quattro volte l’area urbanizzata di Napoli. Anziché alimentare economie sane, questo modello di consumo rapido del territorio finisce per accrescere il debito pubblico territoriale, sarebbe a dire il costo ricorrente dei danni e delle manutenzioni non fatte.
Insomma, i paesaggi italiani, che sono poi i nostri ambienti di vita, funzionano assai male, e viene allora da chiedersi se un provvedimento come il decreto “Sblocca-Italia” del governo Renzi, sia davvero una cosa utile per il paese. Io penso di no. Non che ora tutto vada bene, appunto: il governo del territorio in Italia è uno specchio rotto, un labirinto di competenze frammentate (parchi, bacini, soprintendenze, autorità ambientali ecc.), la cui sommatoria raramente prende l’aspetto di una politica coordinata e coerente. A rendere le cose più difficili ci sono poi gli effetti della sciagurata riforma costituzionale del Titolo V, che ha scompaginato le gerarchie del sistema decisionale, dal livello nazionale a quello locale, conferendo ai territori una stralunata autonomia, priva di mezzi e di responsabilità.
Se lo status quo è difficilmente difendibile, resta il fatto che senza una seria politica nazionale per la cura e la manutenzione del territorio, una strategia credibile per contrastarne l’ulteriore consumo, lo “Sblocca-Italia” rischia soltanto di allungare la lista dei provvedimenti derogatori, dalla “Legge obiettivo” al “Piano casa”, che pure si proponevano di rimuovere d’incanto i blocchi e le incrostazioni, ma che assai poco hanno prodotto, anche in chiave anti-ciclica, se non l’ulteriore destabilizzazione di un apparato amministrativo già sofferente, mentre la montagna italiana, povera di uomini e di politiche, da Sarno a Genova, continua a scaricare acqua e fango sulla città, che come nel racconto di Calvino, proprio non la smette di crescere. (antonio di gennaro)
Per saperne di più sul decreto “Sblocca-Italia” vedi l’e-book “Rottama Italia. Perchè il decreto Sblocca-Italia è una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro”, pubblicato dall’Altreconomia, con i contributi di Ellekappa, Altan, Tomaso Montanari, Pietro Raitano, Giannelli, Mauro Biani, Paolo Maddalena, Giovanni Losavio, Massimo Bray, Maramotti, Edoardo Salzano, Bucchi, Paolo Berdini, Vezio De Lucia, Riverso, Salvatore Settis, Beduschi, Vincino, Luca Martinelli, Anna Donati, Franzaroli, Maria Pia Guermandi, Vauro, Pietro Dommarco, Domenico Finiguerra, Giuliano, Anna Maria Bianchi, Antonello Caporale, Staino, Carlo Petrini.