Villa Sikania (Siculiana, Agrigento) è un ex resort turistico a tre stelle, convertito nel 2014 in centro di primissima accoglienza e transito, preso in gestione dall’associazione culturale Cometa. L’associazione è una delle tante legate ad Acuarinto, uno degli enti che detiene l’oligopolio dell’accoglienza in provincia di Agrigento. Eppure, quando si scrivono le parole chiave “Villa Sikania” nel motore di ricerca, i primi risultati che Google ci propone sono quelli dedicati alle recensioni (come TripAdvisor), o alle prenotazioni, come se la gestione non avesse mai cambiato vocazione. Solo se si spulciano vari giornali online e si scava nel tempo, si trovano tracce del radicale cambiamento che ha investito il vecchio Park Hotel alle porte di Siculiana.
«Il tempo qui non esiste. Se passi le giornate a mangiare, dormire e aspettare, il tempo è come se non esistesse». Sono le parole di A., un giovanissimo africano che dice di aver compiuto diciotto anni giusto il giorno prima. Gli facciamo gli auguri in ritardo, sorride, ma subito si incupisce di nuovo. Il suo amico, B., ha un cerotto bianco nell’incavo del braccio destro. «Sono stato male, mi hanno dovuto accompagnare in ospedale l’altro giorno. Qui non ci danno medicine, niente di niente». Eppure nella struttura è presente un’infermeria. Non riusciamo a capire bene di cosa soffre B., sta di fatto che è stato accompagnato da un operatore in ospedale, dove è stato curato.
Lo rivediamo due giorni più tardi, ha già una cera migliore e ci conferma di stare meglio. A. e B. sono ex ospiti (una ventina) dei centri di accoglienza gestiti dall’Omnia Academy, che hanno chiuso i battenti alcuni mesi fa per un’accusa di associazione a delinquere finalizzata al falso e alla truffa. Invece di essere trasferiti in altri CAS del territorio, sono stati “declassati”, letteralmente parcheggiati, a VillaSikania (alle porte di Siculiana, in provincia di Agrigento), cioè in un centro di primissima accoglienza e di smistamento per coloro che transitano da Lampedusa. Al momento del nostro incontro, i ragazzi alloggiavano a Villa Sikania già da due settimane, sospesi nel nulla. «Quasi ogni sera arrivano altri migranti, ma uno o due giorni dopo vengono subito trasferiti altrove. Gli unici che rimangono nel centro siamo noi, quelli di Naro. Un centro davvero brutto, ma per fortuna adesso non c’è più. Ora siamo qui, ogni giorno ci dicono di aspettare, aspettare, sempre aspettare. Non sappiamo dove andremo a finire, né quando».
Non abbiamo certezza sull’esatta età dei ragazzi ed è difficile stimarla. Molti sembrano avere meno di diciotto anni. Ma vogliamo pensare che siano maggiorenni e che provengano dai CAS della Omnia, e non siano “sfuggiti” dalle maglie dell’accoglienza dedicata ai minori. Questo anche se la testimonianza di A., che ci racconta di essere diventato maggiorenne durante la sua permanenza a Villa Sikania, lascia presumere altro. Se davvero fossero coinvolti MSNA, sarebbe l’ennesimo gravissimo insulto, nonché fallimento, all’accoglienza di minori e al rispetto dei loro diritti.
Le problematiche principali che ci riferiscono gli ospiti sono il cibo (scarso, monotono e di bassa qualità) e la pulizia degli ambienti, specialmente dei bagni, che commentano con un «pfff!» disgustato. Le camere contengono fino a tre letti a castello, per una capienza di massimo sei persone per camera. Al momento del nostro incontro non sono stati riportati casi di sovraffollamento, anche se altri migranti hanno testimoniato la presenza di numeri spropositati, «quattrocento, cinquecento, mille persone» che sarebbero state ammassate nell’ex sala ricevimenti della struttura. La velocità nel ricambio degli ospiti a Villa Sikania è evidente: un giorno si vedono un centinaio di ragazzi sub-sahariani giocare a pallone nel campetto sportivo dietro il centro, in compagnia di ragazzi di Siculiana; il giorno dopo tutto è deserto, le persiane delle finestre sono chiuse, il parcheggio di fronte all’entrata è semivuoto. Il giorno dopo ancora, si vedono camminare per il centro facce nuove, la mattina seguente magari si scorgono alcuni bus con il motore acceso e persone sedute lungo il vialetto interno della struttura, con in mano i loro pochi averi che aspettano di montarvi sopra ed essere trasferiti al nord. Diverse fonti hanno confermato che i trasferimenti da Lampedusa avvengono regolarmente a gruppi di cento, massimo duecento persone quasi giornalmente (eccetto il sabato) con il traghetto di linea, dal CSPA di c.da Imbriacola a Porto Empedocle: la maggior parte uomini, ma sempre più spesso anche donne, bambini e interi nuclei famigliari.
I ragazzi vengono dalla Nigeria, Gambia, Mali, Senegal. Moltissimi gli eritrei, che troviamo spesso seduti sulla via principale di Siculiana, nei pressi delle cabine telefoniche. Presente anche qualche uomo del Bangladesh. Quello che pare funzionare abbastanza bene a Villa Sikania è la comunicazione tra operatori e ospiti, resa possibile da mediatori validi. Segnalato anche un incontro con due ragazzi eritrei vittime del disumano Trattato di Dublino. Da quattro anni in Europa, hanno viaggiato tra Inghilterra e Norvegia, per poi essere rispediti in Italia, che nient’altro ha da offrire loro se non strade e panchine dove riposare. «Da una parte questi ragazzi mi fanno pena», ci dice un signore di mezza età mentre scambiamo due chiacchiere informali. «Dall’altra, non si può dare torto ai poveri italiani che non arrivano a fine mese e che se la prendono con loro. Alla fine, un migrante prende trentacinque euro al giorno, fate voi il conto… mille e cinquanta euro al mese, più ovviamente vitto e alloggio». Insomma, in breve: non è giusto che i migranti vengano mantenuti con i nostri soldi pubblici, mentre i “poveri italiani poveri” che non arrivano a fine mese vengono lasciati a loro stessi. L’ennesima prova, questa, che la retorica Salviniana (e non solo) attecchisce, senza mai essere prima indagata. Proviamo a spiegare che i trentacinque euro al giorno vanno agli enti gestori per l’accoglienza e che i migranti ne ricevono al massimo due e cinquanta al giorno (che al mese fanno settantacinque). Ammesso che vengano loro erogati, dato che troppo spesso abbiamo riscontrato che gli enti gestori non si prendano nemmeno la briga di farlo. (caterina bottinelli)