Fotoreportage di Fabio Agatino
Coloratissima e devota, la numerosa comunità dell’isola Mauritius residente a Catania celebra ogni anno, sulla riva della Playa e per le vie del vecchio quartiere della Civita, la preghiera del Cavadee Thaipoosam, un rito di comunione intenso ed estenuante, di fede Hindu Tamil.
I mauriziania Catania sono circa duemila e rappresentano la popolazione straniera più numerosa in città. Presenti dalla seconda metà degli anni Ottanta, hanno instaurato subito ottimi rapporti con i catanesi. La presenza del mare sicuramente ha influito nel processo d’integrazione. Certo, durante i rituali in spiaggia qualcuno lascia trasparire un po’ di nostalgia, volgendosi verso l’orizzonte in rigoroso silenzio, tuttavia se interpellato risponde con un sorriso: «Pregavo per chi si trova distante da me ma mai lontano, questa adesso è la mia seconda casa e io sto bene qui».
Il rituale del cammino sulle spade o sulle scarpe di chiodi imbracciando le kavadis, piccole strutture ad arco in bambù sostenute da aste di legno e riccamente decorate con fiori, frutti e piume di pavone, con i corpi ricoperti e trafitti da aghi in segno di penitenza, rappresentano un passaggio attraverso il dolore del corpo per espiare il male. Lo scopo è quello di raggiungere l’assoluzione dai propri peccati, tra momenti di lucidità e veri stati di trance invocati da canti e preghiere affinché desiderio e passione possano essere debellate dalle coscienze corrotte.
Kavilen un ragazzo di venti anni, studia l’italiano e lavora in una salumeria del centro. Ha gli occhi lucidi per l’emozione perché sa che è arrivato il suo momento: il volto serio è assorto nella preghiera, mentre Siven, la guida spirituale dei mauriziani di Catania, prepara i vel, gli aghi sacri, per portare anche Kavilen dalla menzogna del corpo all’assoluta verità dello spirito.
È una gelida domenica mattina di inizio gennaio, la città sembra ancora dormire dopo un’altra notte brava, eppure il fervore di queste persone accende la curiosità degli abitanti del vecchio quartiere. La sensazione è quella di essere proiettati attraverso i colori e gli odori in chissà quale remoto luogo dell’India più lussureggiante. Ma questa è Catania, viva come non mai. (fabio agatino)
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