In copertina – La mia generazione. Per festeggiare la nostra cinquantesima uscita (più due numeri zero) abbiamo preparato un “numero speciale”, lontano dall’attualità, chiedendo ad alcuni redattori e collaboratori di Napoli Monitor di scrivere dei racconti sulla loro generazione, e ad altrettanti disegnatori di illustrarli a tutta pagina. Ne sono venuti fuori otto pezzi autobiografici, in un arco anagrafico che va dai venti ai quarant’anni.
Pag. 2 e 3 – Tutti i miei movimenti. Il primo contatto con la politica l’ho avuto al liceo: un pacco di volantini dell’Uds che finirono riciclati come liste della spesa. Poi la prima occupazione, l’arrivo dell’Onda, le assemblee all’università, le diatribe tra collettivi. E un’uscita di sicurezza
Pag. 4 e 5 – È la stampa: munnezza. I primi passi nel mondo del giornalismo: le conferenze sul rilancio della Campania e gli speciali di Halloween, tra chi si ingozza e chi straparla. Rinunciare al culo per capire l’anima fin quando reggerà. Tra la voglia di mollare e quella di restare in gioco
Pag. 6 e 7 – Caserta ai suoi antieroi. I compagni dell’infanzia erano tutti spariti. La città esaltava i suoi miti abusivi e scarseggiava di buoni esempi. Dall’entroterra arrivavano gli echi del coprifuoco ma qui non vedevamo i morti ammazzati. Decisi di andare via il giorno dopo la maturità
Pag. 8 e 9 – Periferia andata e ritorno. La generazione dei nostri genitori aveva scelto Quarto e i paesoni di provincia alla ricerca di un ambiente più umano, fatto di case basse, alberi e un dialetto diverso. Per noi quel posto era stato l’infanzia, ma adesso tutto ci spingeva verso Napoli
Pag. 10 e 11 – Se il martello è l’incudine. A vederci da fuori sembravamo aggressivi, ma era solo istinto di sopravvivenza. Poi a Milano, certi enormi disegni a bomboletta iniziarono a cambiare qualcosa. Li seguivo ancora al mare, in discoteca, allo stadio, ma con la testa ero già distante
Pag. 12 e 13 – Il fascino della sconfitta. Quello che ci stava a cuore era il conflitto latente, la reciproca indifferenza tra i ricchi e i poveri della nostra città. Negli anni Settanta avevano risolto la questione con il miraggio rivoluzionario. Ma noi non avevamo nessuna redenzione da offrire
Pag. 14 e 15 – La sera dell’ultima estate. L’appuntamento con Sergio è a casa sua, tra chiacchiere leggere e progetti per il futuro. Il ricordo del primo dialogo al telefono, di una visita tra i reclusi dell’Opg di Sant’Eframo. “Stringi le mani, il contatto è importante”. Poi un sms nella notte
Pag. 16 – Marano è il paese dove sono nato… Un’autobiografia disegnata
o
… e quattro pagine di inserto speciale
o