Diciamo subito che non è una giornata di grandi notizie. E che quelle poche rilevanti che ci sono, sono tutt’altro che positive. Ce n’è una, però, che mi riporta indietro nel tempo, a giorni di “tarantelle” e barricate. A rotonde e proteste, e a comitati anti-discarica. Periodicamente, considerando l’immobilismo istituzionale sulla questione rifiuti, i nomi di sfortunate località tornano in auge, perché qualcuno pensa di sversarci rifiuti, ampliare cave già esistenti, tritovagliare, stoccare, sotterrare. Questa volta, invece, anche a seguito di una strenua resistenza da parte degli abitanti, che nemmeno Stalingrado, la notizia sembra positiva:
Dopo due anni di contestazioni la discarica Sari chiude i battenti sabato. L’ultimo autocompattatore varcherà i cancelli alla mezzanotte di sabato, quando saranno raggiunte le settecentoquarantamila tonnellate, la quota massima stabilita dalla regione Campania. Dopo di che la Sapna, l’azienda che gestisce l’invaso di Terzigno, lo chiuderà definitivamente. Soddisfazione è stata espressa dai comitati anti-discarica. Franco Martone, il responsabile della rete dei comitati vesuviani ha commentato: «Siamo felici ma abbiamo vinto solo una battaglia. La guerra sarà vinta quando saranno avviate le bonifiche di tutte le discariche disseminate all’interno del parco». (alfonso bertolini, il giornale di napoli, 16 maggio 2012).
Leggendo l’articolo a fondo, fa riflettere il fatto che in questa regione il rispetto di un principio tutto sommato elementare (quando una discarica è piena, non si può più sversare) crei grande entusiasmo tra la popolazione, e venga rivendicato come il risultato di una lunga e dura lotta (che effettivamente c’è stata). C’è da contentarsi, in ogni caso, dal momento che non raramente si è visto chiudere e riaprire discariche già sature per presunte emergenze, e cave che dovevano essere bonificate, tornate a essere invase da munnezza di ogni tipo.
A proposito di rifiuti (questa volta parliamo di raccolta e assunzioni clientelari), si fanno nomi illustri:
Il deputato del Pdl Mario Landolfi è stato rinviato a giudizio con le accuse di concorso in corruzione e truffa aggravata dall’aver agito per favorire un clan camorristico. Lo ha deciso il gup Ferrigno accogliendo la richiesta del pm Milita. Landolfi avrebbe corrotto un consigliere comunale di Mondragone facendolo dimettere un mese prima della scadenza del consiglio, del quale si impedì così lo scioglimento. In cambio il parlamentare gli avrebbe offerto un contratto di lavoro di tre mesi per la moglie nel consorzio “Eco4” e un posto nella futura giunta comunale. (titti beneduce, corriere del mezzogiorno, 16 maggio 2012).
E pensare che ieri qualcuno si stupiva dell’ostruzionismo fatto in parlamento dal Pdl su un decreto anti-corruzione.
Ma cambiamo argomento, parliamo del caso Equitalia. Sono già sette i denunciati dopo gli scontri all’esterno della sede napoletana. “Per ora”, specifica quasi compiacendosi la solita Conchita Sannino, giornalista punta di diamante nella sezione “rapporti con la digos” del quotidiano La Repubblica. Dalla procura, infatti, sarebbero pronti a partire almeno altri nove provvedimenti, mentre ieri, proprio quando se ne sentiva il bisogno, è arrivata una essenziale dichiarazione del sindaco di Bologna:
«Vorrei una grande manifestazione contro l’evasione fiscale», auspica Merola, aggiungendo subito dopo: ma non come a Napoli, «dove contro Equitalia sono scesi in piazza cittadini e camorra». (conchita sannino, repubblica napoli, 16 maggio 2012).
In coda all’articolo, giusto per dovere di cronaca, vengono proposti tutti i nomi dei denunciati e la lista dei presunti reati attribuitigli (la cosa incoraggiante, guardando i video, è che probabilmente anche un avvocato laureato all’università del Trota riuscirà a tirare fuori i militanti da questo pasticcio, considerando l’assurdità della maggior parte delle accuse). Ma la Sannino, non ci crederete, ha uno scatto di orgoglio, e nonostante le sagaci analisi dei giorni scorsi, del tipo:
Leader dell’antagonismo di ieri e di oggi, capipopolo sotto i sessanta e giovani attivisti di Insurgencia, disoccupati dell´area flegrea e studenti del Cau, gli storici “nemici” di CasaPound. Se aveva un obiettivo l´assalto di due giorni fa agli uffici di Equitalia, a centrarlo è stato un variegato “cartello” che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, mira ad accreditarsi come «portabandiera del conflitto» a Napoli. (conchita sannino, repubblica napoli, 13 maggio 2012)
O ancora:
E intanto Napoli si conferma focolaio di tensioni su vasta scala. Un filo rosso legherebbe il centro studi perquisito lo scorso marzo a Montesanto, su disposizione del procuratore Rosario Cantelmo, agli anarchici che hanno rivendicato l´attentato al dirigente di Ansaldo, a Genova. (conchita sannino, repubblica napoli, 13 maggio 2012)
…chiosa, nell’articolo di quest’oggi, indignandosi nei confronti di qualsiasi sospetto di collusione con la camorra, per i manifestanti denunciati.
Che nessuno, da oltre i confini del Po si permetta di gettare fango su di loro. Cercatevi dei manifestanti violenti a casa vostra, e lasciate a Repubblica Napoli i “cartelli del conflitto” e i “professionisti del caos”! Claro?
a cura di pazzaglia