L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Articolo 1. A questa affermazione fanno seguito diversi articoli che specificano meglio il concetto: il 4, 35, 36, 37, 38, 39 e 40. In particolare, nell’articolo 4 si legge che gli italiani hanno diritto al lavoro. Ma forse il ministro Elsa Fornero la pensa diversamente nonostante la rettifica di stamattina (che ha capito solo lei).
Nel giorno m cui passa la quarta fiducia in Aula e la sua riforma del lavoro diventa legge, il ministro Elsa Fornero finisce nel tritacarne per aver detto (poi rettificando) che «il posto non è un diritto, va conquistato». La sinistra insorge, ma il ministro ha ragione a spezzare il circolo vizioso delle pretese. (carlo lottieri, il giornale, 28 giugno 2012)
Vabbè che sul Wall Street Journal, al quale il tecnoministro ha affidato le sue riflessioni sulla tecnocrazia, non c’era scritto “posto” ma “job”, che a casa mia vuol dire lavoro. E questa la dice lunga sulla capacità manipolatoria di certi giornali italioti. In ogni caso, da oggi capiamo che diritto è uguale a pretesa. Buono a sapersi.
Tasso di occupazione giovanile
L’allarme di Bankitalia: giovani senza opportunità
…titola il Sole24Ore che, più sobriamente, sostituisce la parola diritto con “opportunità”. Quindi il lavoro è in certi casi una pretesa, in altri solo un’opportunità che arriva o manca.
«II vertice europeo dovrà togliere ogni dubbio sull’irreversibilità dell’euro». José Manuel Barroso fissa un obiettivo ambizioso: per la diciannovesima volta dall’inizio della crisi greca, i Ventisette si ritrovano a Bruxelles per tentare di calmare i mercati. Si tratta di dare una risposta immediata, capace di spegnere l`incendio che travolge le Borse, e di tracciare il sentiero verso una maggiore integrazione dell’eurozona. C`è accordo sugli obiettivi, non sui metodi per raggiungerli, come dimostrano le divergenze franco-tedesche. (giampiero martinotti, repubblica, 28 giugno 2012)
Già, i mercati. Questo Leviatano che continua a nascondere le facce di chi ci sta governando davvero. Però a Napoli, abbiamo una incrollabile certezza: il sindaco Giggino De Magistris. Che non vuole candidarsi al parlamento (ma non aveva già detto così, in altre occasioni?).
In ogni caso, però, Luigi de Magistris non siederà nel prossimo Parlamento, quello che uscirà dalle urne il prossimo mese di maggio. «Escludo assolutamente, al cento per cento, di candidarmi alle prossime politiche». L`ex magistrato si chiama fuori, quindi. Del resto, da sindaco, non potrebbe neppure candidarsi visto che è scattata l`incompatibilità. Dovrebbe quindi prima dimettersi, e non ci pensa proprio. Perché in più occasioni ha ribadito di essere intenzionato a portare a termine il suo mandato «e magari ad aprire un ciclo di dieci anni». (corriere del mezzogiorno, paolo cuozzo, 28 giugno 2012)
Asso pigliatutto: prende per sé anche la delega del dimissionario Narducci, assessore alla Legalità. Avrei un appello: Giggino, su Sementa passati una mano per la coscienza.
Nonostante le dimissioni da assessore dell’ex pm Giuseppe Narducci, assicura che la sua giunta è coesa. Del resto lo stesso sindaco ha definitivamente deciso di assumere lui la delega alla Polizia municipale. (il manifesto, 28 giugno 2012 )
Per finire:
Nella città dei cantieri infiniti e delle grandi opere incompiute arrivano questa mattina il governatore Stefano Caldoro e il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera per partecipare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli al tradizionale meeting dell’Unione industriali: misure di sicurezza rafforzate in previsione dei cortei di protesta e delle manifestazioni da parte dei disoccupati […] In un primo tempo era prevista una brevissima visita al cantiere del Rione Terra, allo svincolo della Tangenziale per i lavori finanziati dalla legge speciale 887 e nell`area dell`ex Sofer dove sorgerà il Waterfront: progetti da oltre seicento milioni di euro complessivi e da migliaia di posti di lavoro, tutti al momento fermi al palo. Ma le possibili manifestazioni di protesta pare abbiano fatto cambiare programma. Proteste, a cominciare dai lavoratori del Rione Terra ancora in cassa integrazione. (il mattino napoli, 28 giugno 2012)
Che vi devo di’: si vede che il lavoro non ve lo siete conquistati abbastanza.
E sempre allegri bisogna stare, il nostro piangere fa male al re.
A cura dell’oscena del villaggio