Il calcio è lo sport per eccellenza in ogni angolo del pianeta. Una malattia da cui non si guarisce mai. Un gioco che si proietta oltre i momenti ufficiali e che si reinventa quotidianamente, ovunque ci si ritrovi intorno a un pallone. Un’attrazione invincibile ci trascina verso gli stadi, con qualsiasi tempo, mentre le vicende della squadra del cuore scandiscono la nostra esistenza, vi si intrecciano, creando un legame indissolubile: non esistono riti o cerimonie familiari che tengano, nessuna amicizia e nessun impegno di lavoro potrà mai avere la precedenza. Qualsiasi evento della vita trova un equilibrio alchemico e si rispecchia nelle sue sorti, ma nessun successo personale può mai competere con la conquista di uno scudetto o di una coppa europea.
Albert Camus una volta disse: «Tutto quello che so della vita, l’ho imparato dal calcio», mentre per Pier Pier Paolo Pasolini ci trovavamo di fronte «all’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro». Non sono un caso, insomma, le innumerevoli incursioni di scrittori in questo campo, interpretato come una moderna epica. Dalle raccolte di racconti di Soriano, che fu in gioventù, prima che un incidente ne interrompesse l’ascesa, anche una vera promessa sportiva. Oppure a Nick Horby, che si presentò al mondo con un libro di passioni irrazionali (Febbre a 90’), facendogli percorrere due strade parallele, quella della sua vita e del suo Arsenal.
Il calcio è anche al centro di Atletico Minaccia Football club (Einaudi Editore, collana “Stile libero big”), l’esordio del napoletano Marco Marsullo. La storia è ambientata nel mondo del calcio minore della nostra regione, fatto di campi polverosi e squadre sgangherate dai nomi improbabili come il Cuzzone Scampia, il Lokomotiv Volla e l’Icp Sancerchione. Questo è l’universo di Vanni Cascione, allenatore di provincia, collezionista di esoneri, un po’ eroe spavaldo, un po’ irrimediabile fanfarone. Cascione, che ha in testa solo Josè Mourinho, è da mesi alla ricerca di un nuovo ingaggio e durante una calda e asfissiante estate, passata con la famigliola sui lidi di Mondragone, viene ingaggiato da Lucio Magia, direttore sportivo di una nuova società: l’Atletico Minaccia Football Club.
La squadra è nata dalle ceneri della Dinamo Giugliano, sciolta per infiltrazioni camorristiche, e a rilevare il club è giunto Eros Baffoni, magnate dei mobili in truciolato. Nei piani dell’Atletico vi è una campagna acquisti di tutto rispetto per poter tentare la scalata ai vertici del campionato di Eccellenza. All’idea di poter disporre di una rosa di bravi calciatori, corrisponde però un reclutamento rocambolesco che si snoda attraverso una serie di espedienti di stampo fantozziano. Così mister Cascione si ritrova alla guida di un gruppo male assortito di emarginati del pallone: un portiere cocainomane, uno schiavo della colite cronica, un ex concorrente di reality show, un traslocatore, un clandestino schierabile solo in trasferta, perché in casa è ricercato dalla polizia.
Vincere il torneo si prospetta un’impresa, tuttavia il mister, guidato dal guru portoghese e dai consigli della figlia tredicenne, riuscirà a portare avanti una stagione che avrà il suo apice allegramente infelice nel finale di partita dell’ultima giornata. Marsullo si dimostra un narratore felice e ironico, in grado di dare vita a una storia che procede senza pause né affanni. Il suo merito maggiore, però, è quello di aver interpretato il calcio per quello che è, una forma d’arte popolare. Così che alla fine della lettura, l’unico peccato, forse, che il critico non può perdonare all’autore, è la sua scriteriata e sfacciata fede milanista. (alfredo amodeo)