Vince la squadra più forte, vince la Germania, nonostante nel corso della partita più importante il suo avversario meriti maggiormente per oltre un’ora di gioco. Vince la squadra di Loew all’ultimo istante utile prima dei calci di rigore, grazie a un’accelerazione improvvisa di Schurrle e a una giocata di Mario Goetze che le cronache sportive di un tempo avrebbero definito letale. Il fatto che in due, Schurrle e Goetze non arrivino a quarantacinque anni, è solo una conferma della linea elaborata dal redattore di questa rubrica riguardo l’importanza di avere, in un mondiale di vecchietti, in rosa una serie di giovani forti e pronti per questi palcoscenici (Schurrle e Goetze hanno collezionato quest’anno quasi sessanta presenze in due delle più forti squadre del mondo; il primo ha segnato uno dei gol qualificazione per l’accesso in semifinale di Champions, il secondo ha già vinto tre campionati tedeschi da assoluto protagonista).
L’Argentina, molto concentrata e motivata a prendersi la prima coppa del dopo Maradona, fa la miglior partita del torneo, mostrando carattere e voglia di vincere fin dai primi minuti. I tedeschi non sono una squadra che si fa mettere sotto, ma le occasioni migliori capitano alla squadra di Sabella: prima con Higuain, che sbaglia un gol a cui difficilmente si riesce a credere e poi se ne vede annullare un altro per offside; poi con Messi (sinistro fuori di pochissimo); ancora con Perez, che arriva in ritardo di un soffio su una bella giocata di Messi. Alla fine primo tempo Sabella tira fuori Lavezzi, forse affaticato dopo uno sforzo fisico degno di una finale mondiale (cambio incomprensibile, in caso contrario). In campo va Aguero, che pure si fa vedere, ma mostra una minore capacità di attaccare gli spazi lasciati liberi dalla difesa tedesca, come sempre altissima. Nel frattempo l’Albiceleste comincia a scaricare le batterie: lentamente si fermano Perez e Biglia, Messi sparisce dal campo, Higuain viene travolto da Neuer ed esce a dieci dalla fine, Rojo e Zabaleta non riescono più a spingere con continuità. È la situazione migliore perché la spaventata Germania riprenda fiducia, e nell’ultima mezz’ora Muller e i suoi si fanno vedere pericolosamente dalle parti di Romero almeno un paio di volte.
Nei supplementari, dopo un inizio scoppiettante, il ritmo crolla improvvisamente, e così come quattro anni fa, quando tutti aspettano i rigori, Goetze mette in porta il pallone dopo una giocata da campione: uno stop di petto e tiro al volo che batte Romero (ancora una volta attentissimo) e che vale l’alzata al cielo della coppa più importante per un calciatore. Segue un trionfo abbastanza composto per i tedeschi, forse dettato dalla necessità di sacrifici e austerità imposti dalla Merkel, e lo psicodramma degli argentini, suggellato dalle lacrime di Mascherano, uno dei migliori in campo, e forse miglior calciatore di tutto il mondiale. Nonostante un paio di partite risolte a modo suo, fa sorridere invece che il premio vada a Messi, che si è comportato meglio rispetto alle sue solite apparizioni in nazionale, ma che tra semifinale e finale ha giocato al massimo una mezz’oretta.
Con il triplice fischio di Rizzoli (che non ha arbitrato bene), anzi con l’ultimo punto all’ultima frase del pezzo odierno, finisce questa rubrica. Considerazioni finali e top undici:
– Più che il Mondiale dei mondiali è stato il mondiale delle lacrime. Almeno un giocatore e un tifoso di ogni squadra del mondo ha pianto in mondovisione una volta in questi trenta giorni. Il dato che ne viene fuori è l’aumento della sensibilità media nel tifoso o nel giocatore di calcio di ogni latitudine. Stravincono per k.o. i brasiliani: da Neymar che cede in conferenza stampa, a David Luiz (che farebbe meglio a pensare a come non regalare gol agli avversari) a Julio Cesar, che negli ultimi quattro anni ha consumato più fazzolettini di carta che paia di guanti. Non ci sono più le sane e comprensibili reazioni di una volta alle sconfitte.
– Menzione speciale a D.B., impiegato di banca, napoletano trapiantato a Torino, che si classifica primo nel Totoamici aziendale, costringendo i colleghi settentrionali (tifosi nell’ordine di Juve, Inter e Toro) all’acquisto di una maglia del Napoli, stagione 2014/15. Considerando peraltro la lentezza con cui procede il mercato della società partenopea, rischia questo di essere il più rilevante risultato sportivo dell’anno.
– Il link del sito che permette la trasformazione di un brano audio ascoltato dal noto portale Youtube a un mp3. Sarà possibile così a tutti gli sportivi italiani avere sul proprio computer o cellulare la cosa migliore di questo mondiale: guarda il video su Youtube.
– Con la fine del mondiale diminuiscono drasticamente i contatti internet dei tifosi napoletani che compulsivamente hanno ascoltato durante la competizione il coro con cui gli argentini sognavano di festeggiare la vittoria mondiale in Brasile. Motivo e testo effettivamente apprezzabili, ma – come ogni nostalgico che si rispetti ha il dovere di sottolineare – l’attualità resta lontana rispetto alla Storia (in alternativa anche con la “s” minuscola). (pazzaglia)
Top Undici: 4-3-2-1 – Neuer; Zabaleta, Manolas, Hummels, Blind; Medel, Mascherano, Kross; James Rodriguez, Muller; Klose