Che succede se spostiamo l’Amleto da Elsinore, capitale della Danimarca, all’area nord della città di Napoli?
I ragazzi di Punta Corsara, compagnia nata a Scampia nel 2007, che ormai ha all’attivo diverse pluripremiate produzioni (Premio Speciale Ubu 2010 e il premio Hystrio – Altre Muse 2010) e notevoli collaborazioni (Virgilio Sieni, i Motus, per fare qualche nome) hanno portato in scena al Teatro Bellini il loro ultimo lavoro, debuttato al Festival Primavera Teatri a Castrovillari lo scorso giugno. Si tratta di una riscrittura audace del dramma shakespeariano che prende spunto, a sua volta, da un’altra riscrittura, ovvero l’Amleto burlesque e settecentesco di John Poole, più i dichiariati inserti farseschi di Antonio Petito che aveva già ispirato un altro lavoro di Punta Corsara (Petitoblock, 2012): nella narrazione, ci sono tre fili diversi che s’intrecciano tra loro, e la trama è così un continuo mise en abyme, o se vogliamo “storia nella storia” meta teatrale.
Il protagonista è Amleto “Barilotto”, che ha perso il padre da poco ma non è un nobile principe di Danimarca: la sua famiglia è indebitata fino al collo con don Gennà, strozzino/boss del quartiere. Dalla morte del padre il ragazzo non è più lo stesso, così don Liborio, detto “o’ Professore” – padre della sua fidanzata, nonché unica persona “colta” del gruppo – suggerisce di mettere in scena l’Amleto, opera che il ragazzo sta leggendo con passione, per farlo rinsavire.
La farsa, cui partecipa tutta la famiglia, avrà un esito sconvolgente e inatteso, che però rappresenta il vero snodo di tutta la vicenda: la messa in scena “finta” mette in luce quella “vera”: Amleto Barilotto prova a ribellarsi al sistema, ma tutti i suoi parenti reagiscono come da copione, mestamente coerenti con la parte che recitano da sempre, isolandolo e lasciandolo – questa volta definitivamente – solo. In perfetta linea con la tragedia shakespeariana, il folle, alla fine, è l’unico portatore di (amara) verità.
Eppure, se teniamo da parte il finale, conturbante e pessimista, durante l’ora e più di spettacolo si ride moltissimo. I cinque attori (il Professore firma anche la regia) sono affiatati e maturi, e la narrazione raggiunge picchi di “sceneggiata” esilaranti: tra gli altri si distinguono Giuseppina Cervizzi – nei panni della vasciaiola madre di Amleto – e Carmine Paternoster, il figlio scetato del Professore, forse l’unico che, alla fine di tutto, sembra sbilanciarsi a favore dell’atto d’insubordinazione di Amleto. Sulla scena nuda, solo alcuni tavolini rossi fanno da versatile scenografia (da pontile a banchi del mercato dove la famiglia lavora, fino a finta tomba), e anche le luci, nella loro essenzialità, fermano nel buio delle bellissime immagini. In un’incessante diatriba, tra scenate, urla, danze corali e musiche “stoppate”, quello che più resta impresso di questo spettacolo sono proprio i volti e i corpi degli attori, il loro quasi stare in posa nella pausa, nonostante “la collera e la raggia”, come i figuranti di antiche fotografie sgualcite dei ritratti di famiglia di una volta, in cui si mettono gli abiti buoni della festa e si sorride, nonostante tutto vada male.
Hamlet Travestie è andato in scena nell’ambito di Turn Over, una settimana d’incontri, tavole rotonde e spettacoli sul tema del “rinnovamento del sistema teatrale” e di tutte le pratiche a esso connesse, dalla critic, alla produzione e alla distribuzione (con una giornata interamente dedicata alla nuova legge del F.U.S., “fondo unico per lo spettacolo”, in vigore dal 2015 e che si prospetta come un vero cataclisma per il mondo del teatro). La rassegna è stata promossa dal Teatro Bellini e da Interno5, rivelandosi un’occasione di confronto orizzontale aperto a tutti, addetti ai lavori e non, e non solo di Napoli. (francesca saturnino)
Hamlet Travestie
di: Emanuele Valenti e Gianni Vastarella
dramaturg: Marina Dammacco
regia e spazio scenico: Emanuele Valenti
aiuto regia: Gianni Vastarella
con: Giuseppina Cervizzi, Carmine Paternoster, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella
disegno luci: Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione artistica: Mirko Calemme
produzione: 369 gradi, in collaborazione con Teatro Franco Parenti
con il sostegno di: Olinda, Armunia/Inequilibrio Festival, Fuori Luogo- La Spezia
in scena il: 16 ottobre, data unica
al: Teatro Bellini