«Vai Emmanuel!». Le grida si mescolano ai sorrisi, non c’è furia, nessuno spera in una rimonta. L’esultanza ricorda quelle dei filmati in bianco e nero, quando il calcio era pallone , e le vecchissime glorie lo chiamano ancora così. Emmanuel dopo il gol alza un dito al cielo, con il suo metro scarso è il più piccolo in campo eppure sembra un gigante, ora. Alza l’indice mentre corre agitando il caschetto nero, poi batte le mani, rivolge a sé stesso l’applauso e lo chiede al pubblico. In un attimo i compagni gli sono attorno, tutti. Comincio a credere che sia l’inizio di una splendida storia. Emmanuel è il più piccolo tra i suoi compagni, che a loro volta son più piccoli degli avversari. Ha fatto gol su rigore, e ora si è sul 4-1 per il Posillipo, che gioca sul proprio campo, il Denza. Un campo per ricchi, che si affaccia sul mare da una delle angolazioni più privilegiate. Il Posillipo è una scuola calcio dalla lunga tradizione: oggi Floro Flores ha fatto gol a Verona e qualcuno dal Denza gli avrà mandato un messaggio ricordandogli i suoi trascorsi in maglia biancoverde. Verde è anche la maglia della Lokomotiv Flegrea, scuola calcio popolare nata pochi mesi fa a Bagnoli, dove il mare invece lo si vede a pochi metri e non sembra neanche bello. Nella Lokomotiv gioca Emmanuel.
Il rigore che trasforma è in verità alquanto dubbio, questione da salotti del lunedì sera. I riflessi filmati, come li definisce qualche nostalgico, non saranno però di nessun ausilio, perché non ci sono. Si parla di campionato pulcini, o baby giovanissimi o piccole promesse ai primi calci. Il campo degli adulti è diviso a metà e poi ancora a metà. Quelli del Posillipo hanno una divisa griffata, bianca e verde stile Brema, con al centro il marchio di un’azienda che distribuisce gpl. Una maglia à la page che potrebbe essere venduta anche nei negozi di articoli sportivi. Sembrano più grandi dei loro avversari: Emmanuel potrebbe avere la metà degli anni del centravanti posillipino, che infatti nei primi minuti semina il panico: avrà otto o nove anni, biondo e gagliardo, cerca il dialogo con i compagni e calcia in rete con forza.
Questo Bierhoff in erba ha però come diretto avversario il disciplinato Marco, che il tecnico della Lokomotiv piazza davanti al portiere. Un libero d’altri tempi, che da bravo numero 6 sa togliere dai pasticci i compagni, penultimo baluardo della propria squadra. Non ha ancora imparato a chiamare la difesa, a far salire i compagni, men che mai sa mettere in fuorigioco il biondo dirimpettaio. Anche perchè il fuorigioco qui non esiste, è una regola che è meglio lasciare a quelli più grandi, e che comunque non piace a nessuno perchè richiede troppi calcoli.
Il centravanti di almeno due anni più grande potrebbe vincere la partita da solo. Ha già il senso del collettivo, aspetta i compagni e detta il passaggio. Ma nel primo tempo Marco e il portiere Genny respingono tutti i suoi attacchi. Sulla destra agisce un altro probabile fuori quota: un Rooney – per la stazza – con il piede di Turrini. L’esterno biancoverde travolge tutto ciò che gli si para davanti, compreso il mancino Mirko, testa riccia e bionda come quella di un angelo.
Così il primo tempo finisce tre a zero, poi la gara si riequilibra un po’ ma il terzo quarto si preannuncia una disfatta. Poker del Posillipo in azione di contrattacco. L’attento estremo difensore Genny allarga le braccia. Emmanuel è l’ultimo a rassegnarsi: rincorre gli avversari, deciso a non subire la sconfitta. Si esibisce in un numero imprecisato di scivolate, quasi sempre cristalline e mai cattive. I genitori si chiedono se non sia meglio metterlo in difesa. E invece il più piccolo riesce a guadagnarsi il rigore, lo batte alle spalle del grosso portiere avversario e va a ricevere l’abbraccio dei compagni.
Alla fine il Posillipo segnerà ancora. Negli ultimi minuti Genny si accomoda in panchina. Devono giocare tutti, questa frase viene ripetuta decine di volte dai mister Lokomotiv, ma a lui evidentemente non fa piacere restare a guardare, e viene fuori a testa bassa. La squadra di casa ha meno genitori al seguito, dagli spalti l’incitamento è solo per la bassa flegrea. Al fischio finale bianchi e verdi si precipitano, insieme, sotto la gradinata, salutano i genitori e tornano negli spogliatoi coccolati dagli allenatori. Prima di andar via Emmanuel consiglia a Genny di respingere con i pugni. Dopo le docce parte il fuggi fuggi: i papà scalpitano, c’è da giocare la bolletta, prendere i dolci, andare dalla nonna. E abbandonarsi poi a un’altra sonnecchiante domenica calcistica. (davide schiavon)
By Vladimiro merisi April 27, 2015 - 3:12 pm
Bravo, Davide, bel pezzo.
E bravi tutti: i genitori che (se) tifano “sano”, i piccoli che imparano a misurarsi coi propri limiti prima ancora che con i “fuori quota”, a chi ogni giorno contribuisce a estendere, rafforzare e colorare di erba verde e marrone terra battuta questo splendido sogno in “biancoenero” che ancora riesce a essere o’ pallone.
Un abbraccio forte da chi queste panchine le ga respirate tanti anni fa.
Hasta la victoria siempre.