da: Il Corriere del Mezzogiorno del 21 maggio
La scienza, fino a oggi, è stata capace soltanto di dirci che i prodotti coltivati nella Terra dei fuochi sono sani. Nulla, al di là di dati confusi, ha invece affermato con certezza circa il grado di inquinamento di suolo, sottosuolo, aria e acqua. Riuscirà a farlo da domani? Non resta che sperarlo, perché è su quella valutazione — e, in particolare, sulla quantificazione del danno — che si basano le nuove norme sugli ecoreati approvate due giorni fa dal Senato e (frettolosamente) salutate come una “svolta epocale”.
Beninteso, contro i reati ambientali meglio una legge che nessuna. Ma se questa legge non può sortire effetti, a che serve? La nuova norma contro l’inquinamento ambientale, inserita all’articolo 452-bis del codice penale, prevede infatti che “è punito con la reclusione da due a sei anni […] chi abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque, dell’aria o di porzioni significative del suolo o del sottosuolo”. Ma che significa “porzioni significative”? Un ettaro, due, cinque, dieci? E, soprattutto, come si misurerà il danno ambientale visto che fino a ora non si è riusciti a farlo? Uno studio dell’Università Federico II sostiene che “l’inquinamento dell’intero agro aversano è all’interno dei livelli tipici delle pianure urbanizzate”. Se chi verrà arrestato lo tirerà fuori per provare che non ha compromesso l’ambiente, i giudici che faranno? Lo assolveranno o indagheranno su mezza Pianura Padana?
E dire che Gianfranco Amendola, capo della procura di Civitavecchia, uno dei magistrati italiani più preparati sul tema, l’allarme lo aveva lanciato il 17 marzo: «Cosa significa deterioramento significativo? E come si misura?». Angelo Bonelli — il presidente dei Verdi che contro la legge s’è schierato e che per questo è stato contestato da Pd e M5S — spiega che «queste norme spalancano le porte alle paralisi nei tribunali, dove i processi si bloccheranno tra consulenze e controconsulenze perché misurare il danno è pressoché impossibile». E lo stesso Maurizio Patriciello — il prete che pure saluta «con gioia» una legge «arrivata dopo vent’anni» — definisce quelle norme «insufficienti». «Quel misurabile mi fa paura, e significativo non significa nulla». Se dunque da un lato c’è la «gioia per norme che temevamo fossero affossate», dall’altro c’è l’invito a «specificare i punti poco chiari, che sono evidente risultato di un compromesso. È il prezzo da pagare per la democrazia». Che nella Terra dei fuochi resta sospesa. Come la legge. (gianluca abate)
e beffa