«Stiamo subendo un’invasione, Renzi e Alfano li vanno addirittura a prendere in mezzo al mare con l’operazione Mare Nostrum». Così Matteo Salvini dà l’avvio alla campagna elettorale della Lega Nord per le europee del prossimo maggio. Fin qui tutto normale. Pochi giorni dopo però è Angelino Alfano, attuale ministro degli Interni, a infervorarsi dai banchi del governo alla Camera, contro la Lega Nord. Afferma di non esser disposto, lui, a barattare diciannovemila vite umane (quelle dei migranti salvati dall’operazione Mare Nostrum) con una manciata di voti, proprio lui che nel 2009 era guardasigilli in un governo, il Berlusconi IV, che “riaccompagnava” possibili richiedenti asilo direttamente nei porti libici, venendo, nel 2012, per questi “respingimenti in mare” condannato dalla Corte europea per i diritti umani. Ecco, tutto questo ci fa capire che si, la campagna elettorale è davvero iniziata.
Lo scontro, vuoi per il periodo dell’anno favorevole a nuovi sbarchi, vuoi per la recente approvazione del decreto che prevede l’abolizione del reato di clandestinità, non poteva non coinvolgere anche il tema immigrazione, da sempre strumentalizzato a scopi elettorali, e non solo nel nostro Paese. Pochi mesi fa, solo per fare un esempio, il candidato repubblicano alla carica di vice governatore del Texas, il senatore Dan Patrick di Houston affermava, in un tono che tanto ricorda il Maroni nostrano: «Il primo punto è fermare l’invasione!». Parlava di quella messicana, qui invece si parla di quella dal Nord Africa, ma il concetto non cambia: quando fai il politico in uno stato di frontiera, dipingere l’immigrazione come l’origine di tutti i mali può attirarti alcune migliaia di voti facili.
È proprio contro questa pericolosa pratica che quattro associazioni come Antigone, Lunaria, 21 Luglio e ASGI, hanno dato il via ad una “campagna per i diritti, contro la xenofobia” che si propone di riportare al centro del discorso elettorale, ma in chiave più costruttiva e naturalmente spogliata da ogni semplicismo populista, il tema dei diritti dei detenuti, dei rom e dei migranti. Dalla riforma delle leggi che regolano le politiche migratorie dell’Unione Europea fino alla concessione del diritto di voto ai cittadini immigrati, questa Agenda per i diritti umani in Europa tenta di trasformare il linguaggio e l’approccio della politica sull’argomento. Si propone, per esempio, una revisione del concetto di cittadinanza europea in un senso più inclusivo, che possa tener conto delle trasformazioni sociali contemporanee che l’Europa sta affrontando. Ma l’Agenda chiede anche alla politica di impegnarsi per una libera circolazione dei migranti nei paesi dell’Unione, per cercare lavoro o per costruirsi una vita migliore, affinché abbiano così gli stessi diritti di cui gode ogni cittadino europeo.
Altro aspetto su cui l’Agenda presta molta attenzione è il lavoro. Non solo, infatti, si propone l’introduzione di facilitazioni per coloro i quali vogliano arrivare in Europa alla ricerca di un’occupazione, ma si chiede ai diversi paesi europei, che in questo senso sono tutti latitanti, di firmare finalmente, a ventiquattro anni di distanza, la Convenzione ONU sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Un documento fondamentale che richiama gli stati firmatari a rispettare i diritti di tutti i lavoratori immigrati, anche di quelli presenti all’interno del paese in maniera irregolare. Una trasformazione radicale che nessuno stato europeo ha avuto finora l’ardire di accettare e sottoscrivere, ma sulla quale oggi si riporta nuovamente l’attenzione.
Insomma, il percorso segnato dall’Agenda per i diritti umani in Europa è davvero lungo, ma sta diventando sempre più necessario che qualcuno tracci finalmente la strada da seguire. Se a farlo sono associazioni e movimenti che da anni si occupano in maniera indipendente di diritti umani, non possiamo che esserne felici.
Per saperne di più sull’Agenda per i diritti umani in Europa ascolta l’ultima puntata di Passpartù.