
“Le cause dei fenomeni trovano spiegazione nella deduzione logica.
Solo così è possibile creare la scienza. Nel mondo dei fenomeni naturali
nulla vieta di sostituire la causa del rapporto tra due termini
di un sillogismo con l’effetto di tale rapporto, a condizione
che l’osservazione e l’esperienza forniscano la certezza
che tale effetto si verifichi abitualmente e non occasionalmente.”
(Avicenna, 1025)
I Coronavirus sono virus a RNA responsabili di infezioni degli animali e degli umani[1], colpiti da membri di questa famiglia come 229E, NL63 e HKU1 che di solito danno una sintomatologia dai tratti del comune raffreddore. Questi microrganismi sono stati considerati di natura benigna fino all’esplosione della Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) nel 2002 e 2003[2], che rivelò la loro capacità di evolvere e infettare gli umani[3]. Questa evoluzione è stata ottenuta principalmente attraverso l’infezione di animali che fungono da ospiti intermedi all’interno dei quali i virus si moltiplicano dando origine a fenomeni di ricombinazione del materiale genetico[4]. Il virus, cioè, passa dall’ospite primario a “ospiti intermedi” all’interno dei quali avvengono mutazioni che lo rendono in grado, poi, di attaccare gli esseri umani. Il rapporto tra uomini e animali, quindi, è un elemento basilare di questo ciclo evolutivo. Gli studi scientifici hanno indicato come “intermediari” procioni e zibetti nel caso della SARS e i dromedari per la MERS, mentre il “tramite” di questa ultima epidemia è ancora sconosciuto. La sequenza genica del virus fa risalire, comunque, ai “vampiri” volanti[5] come riserva originaria, proprio come nei due Coronavirus precedenti.
L’analisi del genoma del RNA virale estratto dai soggetti colpiti, infatti, ha mostrato che SARS-CoV-2 condivide con il SARS-CoV isolato in una specie di pipistrello che abita le regioni cinesi[6], un recettore di membrana[7] mutante che lo rende capace di entrare dentro le cellule del nostro apparato respiratorio[8]. Grazie a una serie di mutazioni, quindi, il virus ha trasformato il suo “gancio” esterno, situato sulla capsula che contiene il materiale genetico, rendendolo adatto a infettarci. SARS-CoV-2 è pericoloso proprio in virtù del suo essere un virus “nuovo”, che il nostro sistema immunitario non ha mai incontrato prima e in quanto tale provoca una patologia, la COVID-19, che arriva a ingrossare le fila delle “malattie infettive emergenti”, studiate da anni in tutto il mondo e sulle quali numerosi “alert” sono stati dati da gruppi di ricercatori in ogni parte del pianeta.
L’allarme veniva, oltre che dall’esperienza maturata con le epidemie di SARS e MERS, da una serie di casi, registrati dalla fine degli anni Novanta, di trasmissione all’uomo dei virus aviari, zoonosi che si ritenevano estinte, almeno temporaneamente. In realtà quei virus si trovavano in una fase di “sonno” in cui non si manifestavano perché incapaci di trasmettersi efficacemente da uomo a uomo, proprio come i due Coronavirus degli anni precedenti, poi esplosi in due “piccoli” focolai. La loro capacità di ricombinare il patrimonio genetico, tuttavia, aveva suggerito ai ricercatori la possibilità che potesse sorgere una variante capace di trasmettersi più efficacemente nella specie umana, proprio ciò che è avvenuto con SARS-CoV-2[9] che ha acquisito una maggiore efficacia nel legarsi e penetrare nelle cellule umane[10]. Resta una domanda fondamentale quindi: questo disastro era prevedibile? Nel 2004 il Center for Disease Control (CDC) americano affermava chiaramente che, nonostante non fosse chiaro se il virus della SARS potesse diventare più “abile” a infettare gli umani, era necessario “un monitoraggio attento” e un piano per la “rapida implementazione delle misure di contenimento”, essenziale per prevenire il contagio.
Si sono diffuse, nelle ultime settimane, teorie che riconducono la nascita del SARS-CoV-2 a un laboratorio cinese. A supportarle, un video del 2015 che parlava di alcuni esperimenti condotti proprio in Cina. Queste ricerche, condotte in diversi laboratori nel mondo, si occupano di ibridare il genoma virale per attivare o disattivare alcune funzioni. Lo scopo di questo settore dell’ingegneria genetica, certamente non immune da pericoli e problematiche etiche, è quello di creare modelli artificiali sulla base dei quali prevedere gli scenari indotti da eventuali “salti di specie”. Le preoccupazioni sono state ulteriormente supportate dalla diffusione di un articolo, pubblicato nel 2015 da Nature Medicine, al quale hanno collaborato alcuni studiosi cinesi di un laboratorio di Wuhan[11]. In realtà l’articolo in questione focalizza la sua attenzione proprio sulla pericolosità dei Coronavirus già circolanti e potenzialmente dannosi per la possibilità, una volta mutati, di replicarsi nel nostro apparato respiratorio.
Intuendo i potenziali effetti sull’opinione pubblica di ipotesi di questo tipo, un gruppo di studiosi dell’Università di La Jolla, in California, ha provveduto con un articolo[12] a chiarire la questione affermando che dall’analisi degli “scheletri” dei virus ingegnerizzati – disponibili in una “biblioteca” dei genomi virali – non è possibile che SARS-CoV-2 sia stato prodotto in quel laboratorio in quanto differisce in troppi punti da quelli “artificiali”[13]. Ma allora da dove arriva il virus? Da quanto riportano le autorità sanitarie cinesi, il primo focolaio di infezione si è verificato nello Huanan Market di Wuhan, in cui oltre ai prodotti ittici si vendono e si macellano numerose varietà animali. In quel luogo, la prossimità di molti esseri umani con differenti specie animali, di cui molte selvatiche, è stato il contesto ideale per il “salto” con il quale virus mutanti avrebbero trovato un nuovo ospite dentro cui insediarsi, lo “spillover” divenuto celebre grazie a un libro di David Quammen. In seguito alle mutazioni cui va naturalmente incontro, il virus è riuscito a passare da una specie a un’altra grazie al contatto diretto che ha fornito il terreno di coltura a un microrganismo che, si fosse trovato in una grotta della foresta anziché in un affollato mercato, non avrebbe avuto ospiti in cui insediarsi. Il pipistrello o l’uomo erano nel posto sbagliato. (antonio bove – continua…)
LEGGI ANCHE:
Pandemia #2. Il morbo
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[1] Richman e coll. Clinical virology, 2016
[2] Cui J et al. Origin and evolution of pathogenic coronaviruses, Nat Rev Microbiol, 2019
[3] Su S et al. Epidemiology, genetic recombination and pathogenesis of coronaviruses. Trends Microbiol, 2016
[4] Paules CI et al. Coronavirus infections. More than just the common cold. JAMA 2020
[5] Wong ACP et al. Global epidemiology of bat coronaviruses. Viruses, 2019
[6] Hu D et al. Genomic characterization and nfectivity of a novel SARS-like coronavirus in Chinese bats. Emerg Microbes Infect, 2018
[7] Lu R et al., Genomic characterisation and epidemiology of 2019 novel coronavirus: implications for virus origins and receptor binding. Lancet 2020
[8] Knipe DM et al. Field’s Virology. Vol 1, Wolters Kluwer, 2007
[9] Rehman SU et al. Evolutionary trajectory for the emergence of novel coronavirus SARS- CoV – 2. Pathogens, 2020
[10] Walls AC et al ., Structure, function and antigenicity of the SARS-CoV-2 spike glycoprotein. Cell, 2020
[11] Vineet DM et al., A SARS-like cluster of circulating bat coronaviruses shows potential for human emergence. Nature Medicine, vol.21, N. 12, 2015
[12] Andresen K et al., The proximal origin of SARS-CoV-2. Letters. Nature Medicine, Marzo 2020
[13]Almazàn F et al., Coronavirus reverse genetic systems: infectious clones and replicons. Virus Res, 2014