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lavoro
1 Maggio 2024

Prima del Primo maggio. Una mappatura degli scioperi nella logistica

Alessandra Mincone
(archivio disegni monitor)

Il 30 aprile, per chiedere e firmare il rinnovo del contratto collettivo nazionale “Trasporto merci e Logistica” scaduto il 31 marzo, migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore hanno indicato l’itinerario di vertenze aperte col Si Cobas, e per celebrare la festa dei lavoratori alla vigilia del Primo maggio, dal centro al nord Italia, si sono organizzati per astenersi dai posti di lavoro e presidiare i cancelli, vigilando sullo stop obbligato delle attività di trasporto e produzione per l’intera giornata.

A Roma i lavoratori del gruppo Fedit hanno puntato prima il magazzino Dhl di Pomezia, dove gli iscritti al sindacato sono tutti internalizzati direttamente dalla multinazionale: “Chiediamo che le associazioni padronali sottoscrivano con noi il contratto collettivo nazionale, riconoscendoci formalmente la legittimità alla contrattazione e alla stipula di accordi di valenza nazionale”. Dopo l’assemblea e qualche chiamata agli altri delegati, il disagio provocato dalla sola astensione in tutte le filiere ha convinto la sezione sindacale romana a non disperdere altre forze, in vista del corteo del Primo maggio che attraverserà il cuore dei quartieri popolari fino ad arrivare all’aeroporto militare di Centocelle, “contro le guerre e l’economia di guerra”.

A Perugia una ventina di corrieri di Sda si sono incontrati fuori dai cancelli. Il gruppo composito di lavoratori nati in Italia e nell’ Est-Europa, era prima in Cgil. Con il Si Cobas si sono chieste le trasferte, l’applicazione degli accordi di secondo livello e si è fatto emergere che “il personale viaggiante vive una condizione di estrema arretratezza dal punto di vista contrattuale e retributivo”. Questo “anche in virtù di una concorrenza spietata attuata dalle imprese che hanno sede nei paesi dell’Est, dove il costo degli autisti corrisponde più o meno alla metà di quello di un driver correttamente inquadrato in Italia”. La mattina del 30 aprile a Perugia ha significato una sfida sindacale per le prossime stagioni di lotta.

A Bologna i lavoratori hanno colto l’occasione per avanzare un altro passo verso uno dei temi più complessi della piattaforma proposta dal Si Cobas: l’indennità notturna. Dopo gli scioperi delle ultime settimane in Gls Crespellano, Castel Maggiore e Sala Bolognese promossi a livello nazionale, altri iscritti si sono accodati alla richiesta del riconoscimento delle incidenze economiche per i lavoratori notturni e per il riconoscimento del turno continuativo di notte tra i “lavori usuranti”. Dalle sei del mattino, duecento operai hanno bloccato i mezzi pesanti in entrata e uscita nell’Interporto. Un altro centinaio di operai, anch’essi notturni, fuori ai cancelli in Number 1 a San Giorgio di Piano ha acceso fumogeni e rivendicato il nuovo trattamento economico. I picchetti sono stati ripresi dagli addetti della polizia giudiziaria in presenza di un paio di camionette della celere.

Nelle stesse ore, altri cento operai del Si Cobas, insieme agli attivisti di Plat, si sono dati appuntamento nel rione bolognese Borgo Panigale, a quattro passi dalla fabbrica Ducati. Era previsto lo sfratto esecutivo contro A. e la sua famiglia: la madre vive con tre fratelli, uno con moglie, e due bambine, la prima ha due anni e mezzo e l’altra sei mesi. Un avvocato è arrivato sul posto per aizzare la celere a sgomberare l’immobile. La famiglia è diventata morosa dopo che lo studio di legali che gestisce questa (e altre) proprietà, per un errore burocratico non ha rinnovato il contratto di locazione lasciando gli affittuari scoperti per circa un anno. Un intoppo a cui A. non ha fatto caso fino a che, dopo aver percepito dei bonus statali in assenza di un contratto di locazione registrato, è arrivata l’Agenzia delle Entrate a intimare la restituzione di ottomila euro di benefici indebiti erogati. Per estinguere le multe, A. non è riuscita a pagare l’affitto, ora si trova il conto in banca pignorato per morosità, ma nel frattempo ha ottenuto il rinvio dello sfratto al mese prossimo.

A Torino, i lavoratori di Sda, Brt e Mercati generali Caat, insieme ai solidali del Fronte della gioventù comunista, di Fridays for Future e di Alia, hanno presidiato per tutta la mattina i cancelli di Mondo Convenienza a Settimo. Hanno rivendicato la necessità di una completa applicazione del contratto “Trasporto merci e logistica” a fronte di quello “Multiservizi” che sfavorisce gli operai soprattutto in termini di inquadramento delle loro mansioni e quindi di retribuzione. Di recente è stata raggiunta un’intesa tra i sindacati e Mondo Convenzienza per l’abbandono del contratto Multiservizi; l’azienda, però, punta a dividere i lavoratori applicando gradualmente l’accordo, e così gli operai stanno protestando per ottenere il nuovo trattamento fin dalle prossime settimane, con effetto immediato e per tutti.

Centinaia di scioperi e svariate decine di blocchi-merce hanno interessato anche l’area che si estende su oltre trentamila chilometri di manto stradale, da Alessandria a Brescia, passando per Piacenza, Novara, Verona e Milano. A Tortona, la notte del 29 e 30 aprile, è iniziato il picchetto dei lavoratori di Logista, magazzino dove l’azienda è accusata dal sindacato di negare i diritti basilari; nonostante recenti mobilitazioni l’azienda non ha ancora provveduto a garantire il corretto inquadramento dei livelli, i ticket mensa e i premi di risultato, e continua a utilizzare la forza lavoro dal serbatorio delle agenzie interinali. I lavoratori rivendicano un processo di stabilizzazione dei precari, questione che nelle ultime settimane hanno sollevato anche al tavolo di trattativa in prefettura di Alessandria. Al picchetto hanno partecipato anche un paio di rider di Just eat: loro invece prevedono per il tardo pomeriggio un presidio a Genova, per rilanciare la lotta contro i contratti al ribasso firmati dai confederali.

A poca distanza, a Piacenza, intorno alle quattro del mattino, più di cento lavoratori hanno bloccato l’impianto di Ikea contro la cooperativa San Martino, accusata di non concedere i diritti basilari agli operai come il riconoscimento della malattia pagata al cento per cento. Da quanto lamentano i lavoratori, anche la rappresentanza sindacale è messa a dura prova: “Ci vengono vietate persino le assemblee sindacali, non sarà facile ottenere un accordo di secondo livello”. L’iniziativa si è conclusa nel pomeriggio, con la garanzia di un incontro tra le parti per il 7 maggio.

Sempre nel piacentino, nell’area di Castel San Giovanni, all’alba è iniziato lo sciopero che ha coinvolto seicento lavoratori dislocati in sei magazzini diversi, tutti facenti capo alla Geodis. Anche in questo caso, i lavoratori hanno evidenziato le continue mancanze da parte delle cooperative succedute agli scandali che hanno coinvolto l’azienda. In un’inchiesta conclusa nel 2023, coordinata dal pm Paolo Storari, Geodis è accusata del reato di maxi frode fiscale realizzata attraverso l’intermediazione illecita di manodopera a basso costo.

A Milano, capitale economica d’Italia, la sezione sindacale ha promosso picchetti in Esselunga, Tigros, Sda, Brt e Dhl con la partecipazione delle centinaia di operai in sciopero accorse da tutta la provincia. In Esselunga a Pioltello, i lavoratori hanno denunciato un presunto cambio-appalto previsto il 2 maggio. La sigla sindacale  ha comunicato al committente di non aver ricevuto una comunicazione ufficiale nei tempi stabiliti dalla legge e in assenza di una trattativa per discutere delle assunzioni presso il nuovo appalto, si oppone alle società subentranti previo accordo sindacale dove ai lavoratori vengano garantiti gli accordi e il trattamento economico previsto con Albatros, Srl uscente. Secondo i sindacalisti, “servono maggiori tutele per i lavoratori nei processi di cambio appalto, fino a che non si otterrà l’attuazione definitiva delle internalizzazioni presso i grandi committenti con il mantenimento dei diritti già acquisiti”.

In Tigros, a Cassano Magnago, gli operai in picchetto hanno richiesto la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato che lavorano in magazzino da oltre diciotto mesi, per scongiurare l’ipotesi che vengano sostituiti dagli interinali. Inoltre, la società in appalto entrata nel dicembre 2023, non ha ancora riconosciuto l’anzianità storica degli assunti, sottraendo soldi dalle buste paga in barba agli accordi stipulati.

A Vimodrone, Certosa e Carpiano, durante i blocchi in Sda, Brt e Dhl, i lavoratori mettono in fila i motivi della lotta nazionale: si rivendicano l’elargizione delle incidenze sul notturno; aumenti pari a trecento euro per far fronte al caro vita e all’inflazione; l’eliminazione della soglia di scatti di anzianità e il recupero del pregresso per gli assunti da oltre quindici anni; l’elargizione delle ore di lavoro straordinario e le clausole di salvaguardia per il personale viaggiante; la riduzione dell’orario di lavoro da trentanove ore a un massimo di trentasette per i lavoratori diurni e trentacinque per i notturni; il superamento delle figure “socio lavoratore” nelle cooperative e la progressiva internazionalizzazione dei lavoratori a parità di condizioni di miglior favore; oltre che la fine dell’utilizzo spietato della manodopera interinale, in favore di processi di crescita occupazionale e formativa, per contrastare i vertiginosi aumenti di incidenti, infortuni e morti sul lavoro.

Alla vigilia del Primo maggio, i lavoratori e le lavoratrici del trasporto merci e logistica hanno tracciato la strada: continueranno a percorrerla a partire dalle numerose manifestazioni indette a Torino, Milano, Marghera, Perugia, Roma e Napoli. (alessandra mincone)

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